Von der Leyen. Rampelli (FdI): dialogo Ppe-Ecr è in prospettiva irreversibile

“Noi siamo per una nuova ecologia sociale e non ideologica. La linea illustrata dalla presidente nel suo discorso all’Europarlamento per noi è sulla materia indigeribile. Se avessimo deciso di sostenerla avremmo dato l’impressione di aver sbracato, di esserci sottomessi a idee diverse da quelle sulle quali abbiamo conquistato il voto dei tanti nostri elettori. La coerenza ci ha indotto a non dire sì”.

È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un’intervista rilasciata all’Huffington Post.

Il ruolo ponte del Presidente Meloni? “Sono convinto -risponde Rampelli- che Giorgia Meloni l’abbia già svolto, lo svolga e continuerà a svolgerlo. La prospettiva ineluttabile, nei tempi che ci vorranno per realizzarla, è a mio giudizio quella di un’alleanza tra popolari, conservatori e nazionalisti. Per ora resa impossibile dalla propaganda interessata della sinistra europea che crea un’anacronistica discriminazione che danneggia la democrazia”.

“Socialisti, verdi e comunisti – ha aggiunto – diventeranno alternativi. Insomma: il processo di dialogo tra Ppe e Ecr è in prospettiva irreversibile. Si tratta ora di continuare a lavorarci e utilizzare i cinque anni della legislatura europea per aumentare e rendere evidenti i punti di sintonia, denunciando nel frattempo le contraddizioni di una maggioranza disomogenea che va dai verdi ai socialisti finì a liberali e popolari. E che è, nei fatti, una negazione della volontà manifestata ai cittadini. È un voltare le spalle al giudizio degli elettori che il 9 giugno hanno spostato a destra l’asse dell’Unione europea: con l’eccezione del Ppe, tutti i partiti della maggioranza Ursula sono usciti sconfitti o ridimensionati dalle urne. Lo dicono i numeri”.
Escluso l’ingresso nel PPE dunque, precisa Rampelli: “Abbiamo un’identità chiara e non vogliamo rinunciarci annacquandola nel Partito popolare. In estrema sintesi: credo fermamente in un processo che porterà a un’alleanza, come in Italia, ma non a un’assimilazione. Non si deve commettere l’errore di demonizzare chi sta alla nostra destra”.

“Orban – ha osservato – dialoga con Mosca perché l’Ungheria non può vivere senza il gas russo. In ogni caso ognuno sta per conto suo. Noi siamo nell’Ecr, non nel gruppo dei Patrioti. Aggiungo che la condanna di Putin da parte nostra non verrà mai meno: la libertà e la democrazia sono valori non negoziabili, imprescindibili e irrinunciabili. Non possiamo applicare gli schemi italiani all’Europa. A Bruxelles c’è l’Europa dei capi di governo, nella quale l’Italia avrà il suo pieno riconoscimento e a Strasburgo l’Europarlamento, dove valgono le maggioranze politiche”.

“Le scelte fatte da Meloni -ha concluso Rampelli- sono equilibrate e non motivate dal timore di una competizione con i Patrioti. Siamo una coalizione e come in tutte le coalizioni, ogni partito ha la propria sensibilità. Prima o poi riusciremo ad esportare in Europa il modello del centrodestra italiano, mettendo fuori dalla maggioranza di Strasburgo socialisti e verdi, ovvero facendoli governare con il centrodestra all’opposizione. Si chiama democrazia dell’alternanza e si fa capire facilmente dai cittadini”.

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