Che il voto disgiunto sia diventato un’arma di guerriglia politica non lo scopriamo certo oggi con la sconfitta del destra-centro in Sardegna. Degenerazione che negli ultimi 20 anni ha consentito ai capibastone di turno di sentirsi liberi di fare il doppio gioco, qualora il frutto dell’accordo politico stipulato con gli alleati di coalizione non fosse di loro gradimento. Vuoi imporci il tuo candidato? Bene, sottoscrivo l’accordo ma nel segreto delle urne ti punisco con il voto disgiunto. Di esempi potremmo farne a decine, da una parte e dall’altra.
Attenzione, perché il venir meno ai patti stipulati con gli alleati è l’aspetto meno grave di questo atteggiamento, che è un vero e proprio atto di tradimento nei confronti degli elettori che si ritroveranno ad essere governati per cinque anni da una maggioranza diversa da quella che hanno votato. Un voltafaccia bello e buono, che la dice lunga sull’incoerenza e l’inaffidabilità di chi lo mette in atto.
Volendo sgombrare il campo da attacchi a questo o quel leader, è bene chiarire che si tratta di dinamiche tutte interne alle segreterie locali dei partiti, architettate da personaggi che dimostrano di anteporre gli interessi di bottega a quelli della propria comunità e che, così facendo, creano non poche difficoltà ai loro stessi leader nazionali, sostanzialmente fregandosene di pregiudicare un equilibrio che va ben oltre il loro orticello personale.
Se l’elezione diretta di sindaci e presidenti delle regioni è senz’altro una delle conquiste più significative del post-tangentopoli – principio che non certamente a caso il Governo guidato da Giorgia Meloni intende traslare a livello nazionale con la sacrosanta riforma del premierato – il voto disgiunto ha dimostrato a più riprese di essere uno strumento che, nella pratica, va nella direzione opposta a quella dell’intenzione di voto degli elettori.
Fossi nella maggioranza, penserei seriamente all’abolizione del voto disgiunto rendendolo inammissibile sia per le elezioni regionali, sia per le amministrative nei comuni sopra i 15.000 abitanti. Ne guadagnerebbero i cittadini, che vedrebbero confermata la loro effettiva volontà nel risultato finale, e ne guadagnerebbero i partiti, che sfilerebbero una potente arma di ricatto dalle mani di alcuni spregiudicati ras locali.