50 milioni contro il degrado: lo stanziamento del Governo Meloni sulla scia del modello Caivano

Caivano non resterà un caso isolato. È stato ribadito più e più volte dagli esponenti dell’esecutivo il cui impegno, giorno dopo giorno, si fa sentire sul Comune per anni nelle mani della criminalità. Ma l’azione ferma del Governo Meloni in risposta ai continui appelli di don Maurizio Patriciello, ha permesso di sradicare la città dalle mani della camorra, riconsegnandola allo Stato e riconsegnando ai suoi cittadini quella speranza, quella legalità che permette loro di respirare dopo anni bui, di sofferenza, di ingerenza criminale. Dopo anni in cui la paura era sovrana: paura di uscire di casa per la propria incolumità, paura di vivere una vita normale, paura che il sistema criminale potesse compiere delitti nel silenzio generale. Come successo alle due gemelline di 10 e 12 anni che per mesi hanno subito violenze sessuali da parte di un gruppo di altri minorenni e maggiorenni, facendosi forza l’un l’altra per restare in silenzio per timore delle ripercussioni. Continua il lavoro di “pulizia” del territorio dal male criminale. Continuano le operazioni di polizia per riportare la legalità a Caivano e il lavoro del Governo per risanare le strutture fatiscenti e abbandonate per anni: la promessa, ad esempio, è quella di veder completata entro l’estate la piscina comunale Delphinia, triste teatro degli episodi di stupro delle due cuginette.

Allargare il modello Caivano

Ma, parallelamente, continua pure il lavoro per “allargare” il modello Caivano. Allargarlo verso le altre realtà simili delle città italiane, dei grandi centri urbani, delle loro periferie e dei loro hinterland: periferie come quella milanese, quella romana, o interi quartieri nelle mani della criminalità organizzata, quali lo Zen di Palermo e, appunto, il Parco Verde di Caivano. Le misure che il Governo Meloni sta adottando riportano l’attenzione sulla riqualificazione urbana, sul riconsegnare allo Stato pezzi di territorio nelle mani del degrado e della criminalità. Misure quali lo stanziamento, nell’accordo per lo Sviluppo e la Coesione stilato con la Regione Lombardia nel dicembre scorso, di 435 milioni di euro per la riqualificazione della stazione di Cadorna o quello di 60 milioni di euro per riconvertire il “boschetto della droga” di Rogoredo. Uno stanziamento di 50 milioni di euro, ora, è stato previsto dal Governo per i territori più a rischio: 50 milioni per realizzare interventi in 15 territori selezionati in 11 Regioni diverse, considerati più fragili. Le Regioni interessate sono Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’investimento rientra nel progetto “Organizziamo la speranza”, che ha come obiettivo, come spiegato dal viceministro al Lavoro Maria Teresa Bellucci, quello di “garantire la presenza dello Stato, in alleanza virtuosa con il privato e il privato sociale, in quei contesti che sono a rischio di emarginazione e devianza. Si rafforza così l’azione socioeducativa del Governo Meloni a sostegno dell’infanzia, dell’adolescenza e delle famiglie ad alta fragilità. Un’azione concreta che si aggiunge al bando DesTEENazione – Comunità Adolescenti, lanciato nelle scorse settimane, con lo stanziamento di 250 milioni per la realizzazione di 60 centri di aggregazione giovanili in tutta Italia”. I 50 milioni di cui si parla permetteranno la costruzione di centri per bambini e adolescenti, per le loro famiglie come supporto alla genitorialità e al reinserimento all’interno della società civile, pure attraverso percorsi si ascolto psicologico e pedagogico e di risanamento urbanistico.

Modello Caivano in Europa e in Nord-Africa

Quello di Caivano, dunque, è un modello che non resta isolato. Allargarlo anche alle altre realtà simili in Italia vuol dire avere lungimiranza: la creazione di un esempio da seguire in una terra in cui pareva fondamentalmente impossibile sradicare il male criminale, può veramente fare la differenza per affrontare le sfide provenienti dalle altre periferie immerse nel degrado non solo italiane, ma anche in un’ottica più ampia come quella comunitaria. L’intento, infatti, è quello di trasportare il modello Caivano al di fuori dei confini italiani, in Europa ma anche in Nord-Africa, dove ristabilire la forza degli Stati sovrani contro i sistemi criminali locali potrebbe essere un’ottima risposta al problema dell’immigrazione clandestina.

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