«I ‘dubia’» sull’esortazione apostolica Amoris Laetitia «devono avere una risposta, o prima o dopo. Mi aspetto una risposta semplice, sì o no, basta, non è complicato». Il cardinale Raymond Leo Burke torna oggi sulla mancata risposta alle cinque domande poste a Papa Francesco insieme ai cardinali Carlo Caffarra, Joachim Meisner e Walter Brandmueller. L’occasione è la presentazione al Senato della Repubblica del libro «Chiesa Cattolica, dove vai? Una dichiarazione di fedeltà», edito da Fede & Cultura, che raccoglie i contributi degli stessi Burke e Brandmueller, di monsignor Athanasius Schneider, dell’ex presidente del Senato Marcello Pera, del demografo Renzo Puccetti e del giurista Valerio Gigliotti. Il libro, che nasce dal convegno che si è svolto nell’aprile scorso, si chiude con una solenne ‘declaratio’, una professione di fede al Magistero della Chiesa per ribadire i punti della dottrina e della morale oggi più controversi e dibattuti. «Il cardinale Caffarra ha personalmente gestito la consegna dei ‘dubia’ al Papa, per cui siamo certi che lui li abbia ricevuti. Abbiamo anche saputo da una autorevole fonte che lui non ci avrebbe risposto. Ma ai ‘dubia’ non si può non rispondere, sono uno strumento del diritto canonico», ha aggiunto il porporato statunitense nel corso della presentazione, «io spero ogni giorno, prego ogni giorno che possa arrivare una risposta chiara». Il silenzio del Pontefice sui ‘dubia’ continua ad alimentare il dibattito all’interno della Chiesa e a sollevare perplessità tra i fedeli. Burke non ha escluso che la mancata risposta di Bergoglio possa aver influito negativamente sulle condizioni di salute del cardinal Caffarra, scomparso il 6 settembre 2017. «Lui era malato, non c’è dubbio, ma c’era un profondo dolore che lui portava e io anche sono convinto che alla fine era troppo, non poteva più sopportare questo grande dolore», ha detto Burke, elogiando la figura dell’arcivescovo emerito di Bologna, tra i più importanti teologi morali contemporanei e ascoltatissimo consigliere di Giovanni Paolo II. Era proprio Caffarra a sostenere che la lettera inviata al Papa con i ‘dubia’ non potesse essere derubricata ad una banale contestazione al Pontefice ma fosse un atto di critica nel più alto senso del termine. Caffarra non era un «nemico del Papa», ha ricordato oggi Burke, aggiungendo però le forti preoccupazioni del cardinale per la confusione e lo smarrimento nella Chiesa, in primis tra i parroci, dopo i sinodi sulla Famiglia e le varie interpretazioni dell’Amoris Laetitia. «Sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato», scriveva Caffarra insieme agli altri cardinali firmatari dei ‘dubia’ nella lettera inviata il 25 aprile 2017 al Pontefice per chiedere udienza e fare definitivamente chiarezza su alcuni punti dell’esortazione apostolica. «E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell’Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via», si legge nella lettera, rimasta anch’essa senza alcuna risposta.