Le “buone intenzioni” non producono sempre “buoni risultati”. Lo abbiamo imparato bene, anche a nostre spese, con quella che viene definita la politica ambientale green ed eco-compatibile. Per quelli convinti che questa “green politics” sia la panacea di tutti i mali e che salverà il mondo dalla catastrofe imminente, va detto che non sempre, poi, nella pratica, si rivela la soluzione. A volte produce effetti indesiderati e spesso genera nuove e inaspettate forme di disagio sociale ed economico. Lo vediamo in tutt’Europa con le proteste contro l’Unione per le politiche green sull’agricoltura e per la crisi che si è generata nel settore dell’automotive. In Italia l’effetto indesiderato lo riscontriamo anche nelle grandi città. A Roma, ad esempio, si abbandonano i mezzi di trasporto pubblici per tornare all’auto privata che genera più traffico, incidenti e inquinamento. Un risultato non proprio favorevole all’ambiente e alla salute pubblica, tanto cari agli ambientalisti.
Stessa cosa per la gestione dei rifiuti e il decoro della città. Nonostante gli sforzi e le risorse messe in campo dall’amministrazione capitolina, la differenziata rimane al palo, il ciclo dei rifiuti non si chiude e la città appare per lo più sporca e fuori controllo. L’effetto delle politiche messe in campo nella città del sindaco Gualtieri risulta diverso, se non il contrario, di quello auspicato. Eppure parliamo di un’amministrazione di sinistra, a trazione PD, che si autodefinisce progressista e ambientalista. Ma le etichette da sole, evidentemente, non bastano a garantirsi il successo. Alle buone intenzioni bisogna saper abbinare competenza, programmazione, capacità di realizzazione e una buona conoscenza della macchina pubblica. E Gualtieri come Raggi ci stanno dimostrando (purtroppo) che una grande città come Roma non si governa con la sola ideologia perché gli effetti che producono sono un trasporto pubblico inadeguato, un traffico sempre più impazzito e un’aria irrespirabile che vanno a discapito dei residenti e di chiunque la frequenti (leggasi pendolari e turisti). Ad influire negativamente, sugli spostamenti dei romani, sono le corse ridotte nelle linee metropolitane (nella linea B si attende mediamente 20/30 minuti l’arrivo di un treno), i lavori di ammodernamento interminabili, i continui scioperi nei trasporti, gli autobus danneggiati e fuori uso, la linea tranviaria obsoleta, il numero di taxi che copre appena il 30% del fabbisogno. Un trasporto pubblico locale, insomma, inadeguato che disincentiva l’uso dei mezzi pubblici.
La sostenibilità ambientale, se ben praticata, produce certamente dei fattori positivi per la natura e la tutela dell’ambiente; estremizzare il concetto, invece, per farne una crociata culturale contro il progresso, lo sviluppo e la modernità, può solo produrre effetti collaterali indesiderati contro il sistema produttivo e provocare un vero e proprio impoverimento delle famiglie, delle imprese e degli stati. Senza sviluppo, non c’è crescita e senza crescita non si progredisce e si ferma tutto. Imporre vincoli stringenti sull’ambiente, risparmi energetici e blocchi all’industria, senza valutarne gli effetti sull’economia nazionale, può farci perdere competitività e alimentare una spirale recessiva con effetti devastanti. Meglio pensarci bene prima e valutare con oculatezza ogni scelta, ogni effetto e ogni risultato. Perché, come tutti sanno, la prevenzione è meglio della cura e in molti casi la evita!