Altro che pluralismo, il nuovo report sulla stampa italiana con soli giornalisti di sinistra

I “migliori” quotidiani di sinistra si uniscono e in Europa descrivono l’Italia come nemica della libera informazione

Dopo il caso del rapporto sullo stato di diritto emanato dall’Unione europea, che giornali e politici di area progressista sono stati prontissimi a strumentalizzare, quasi festeggiando le raccomandazioni comunitarie all’Italia, ecco una nuova pretestuosa occasione per la sinistra di urlare alla deriva autoritaria in Italia.

Il nuovo report

Il report è stato voluto e firmato dal consorzio Media Freedom Rapid Response, trovando il cofinanziamento dell’Unione europea e la partnership della Federazione Europea dei giornalisti, quella Efj i cui vertici sono stati prontissimi a unirsi al coro di voci che gridava alla deriva autoritaria dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione europea. Ma se quest’ultimo riprende, citandole, fonti apertamente di parte, quello della Media Freedom Rapid Response è un tripudio ancora più forte delle più stucchevoli critiche inventate dalla sinistra in questi ultimi mesi: “La libertà dei media in Italia – si legge nel rapporto – è in costante declino negli ultimi anni, segnata da attacchi e violazioni senza precedenti, spesso avviati da funzionari pubblici nel tentativo di mettere a tacere le voci critiche. L’interferenza politica nei media pubblici e l’uso sistematico dell’intimidazione legale contro i giornalisti da parte di attori politici hanno a lungo definito il rapporto media-politica in Italia. Tuttavia, queste dinamiche hanno raggiunto livelli allarmanti negli ultimi due anni”.

Il report è stato stilato ripercorrendo la missione che il consorzio ha svolto a Roma il 16 e il 17 maggio, rilevando tre criticità: l’interferenza della politica nei media, le molestie verso i giornalisti e la potenziale acquisizione di AGI. Ma al suo interno si parla anche della gestione della Rai, del suo tentativo di censura, delle querele ai danni dei giornalisti, come quella ai danni di Roberto Saviano, tra le più discusse. Il report, entrando nel merito, si focalizza anche sull’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale: a tal proposito, viene definito “inquietante” il fatto che Giorgia Meloni, da Presidente del Consiglio, abbia condannato l’inchiesta, definendo gli attacchi ai giornalisti in generale un “pericoloso precedente”. Come se il primo ministro di uno Stato possa essere privato del diritto di difendersi da attacchi personali che infangano il suo nome o di criticare le modalità incostituzionali con cui un’inchiesta giornalistica viene portata avanti.

Fonti di parte

Tuttavia, tra coloro che hanno collaborato alla stesura del rapporto, compaiono alcuni tra i nomi degli oppositori più agguerriti al Governo Meloni. Firme dei quotidiani più apertamente schierati contro l’esecutivo, come La Repubblica, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, Domani. Tra i nomi presenti negli stakeholders, come riportato questa mattina da Il Giornale, compaiono quelli, ad esempio, di Ilario Lombardo, giornalista de La Stampa protagonista in diverse circostanze di alcuni diverbi con la premier in prima persona durante le conferenze stampa. E in realtà c’è di peggio: alcuni dei nomi dei giornalisti comparsi nell’elenco di coloro che hanno collaborato con il consorzio, sono gli stessi che poi, sui rispettivi quotidiani, hanno curato il racconto dello stesso report. Repubblica titola “Il report europeo sulla libertà di stampa boccia ancora l’Italia”, a firma di Matteo Pucciarelli, che compare anche tra gli stakeholder. E allo stesso modo agisce anche Il Fatto Quotidiano: il titolo è ““Dal governo Meloni in poi picco di segnalazioni su attacchi alla libertà di stampa”: il report del consorzio Ue”, la firma è di Martina Castigliani, presente tra gli stakeholder. In tutto, tra i presenti nella lista di coloro che hanno collaborato alla stesura del lavoro, compaiono i nomi di due giornalisti del Domani, e uno ciascuno rispettivamente per Repubblica, Il Fatto, Radio Popolare, La Stampa, La7, Fada Collective, Irpi e Agi. Tra i membri della società civile, poi, ci sono appartenenti alla FNSI, ad Amnesty International, all’Usigrai, alla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.

Insomma, altro che pluralismo dell’informazione! Come già successo nel caso del report della Commissione europea, anche in questo caso i dati e le fonti utilizzati dal consorzio sono ampiamente di parte. Così di parte che oggi strillano alla deriva autoritaria solo perché a guida della Nazione c’è un governo politicamente distante, ma quando a Palazzo Chigi sedevano persone gradite tacevano dinnanzi al pessimo (e comprovato) livello della libertà di stampa. Nelle classifiche annuali di Reporters Sans Frontieres, l’Italia nel 2015 (Governo Renzi) si piazza al 73esimo, l’anno dopo al 77esimo. Con Draghi, nel 2022, l’Italia era ferma al 58° posto. Sotto Conte si denunciavano attacchi verbali ai danni dei giornalisti anche da parte del Movimento Cinque Stelle. Quest’anno, invece, l’Italia si è posizionata al 46° posto ma tutti hanno da ridire.

A tutti i costi

I giornalisti dei più importanti giornali di sinistra dunque fanno comunella, si uniscono e amplificano le voci che raccontano la storiella di un governo italiano, quello guidato da Giorgia Meloni, che improvvisamente sembra essere diventato di stampo autoritario nei confronti della stampa, il crudele nemico della libera informazione. Ma più che inciampare nella narrazione della repentina svolta autoritaria, appare chiaro che la stessa rientri più semplicemente nel maldestro tentativo della sinistra di screditare l’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia. A tutti i costi, anche svalutando il buon nome del governo, costruito con fatica negli ultimi mesi dalla sua leader, agli occhi dei partners internazionali. Pure affondando totalmente nel solito e costante sentimento anti-italiano di una sinistra senza scrupoli, capace di questo e altro per motivi puramente elettorali.

Vale la pena sottolineare il corsivo di Luigi Mascheroni, pubblicato questa mattina sul Giornale, il quale descrive con ironia la composizione del gruppo di lavoro: “Un parterre, capirete, che conferma il pluralismo delle fonti del drammatico rapporto. Poi – continua – di fronte a un simile esempio di indipendenza dei media, ci siamo detti: vabbè, leggiamo qualche articolo sul rapporto, magari ci sarà un commento critico. Ma su Repubblica il pezzo lo scrive lo stesso giornalista che ha collaborato al report. E la stessa cosa sul Fatto Quotidiano. E così su Domani. A questo punto non era il caso di controllare le altre testate. Avevamo già capito che è davvero così. In Italia lo stato dell’informazione è pessimo”.

Redazione
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La Redazione de La Voce del Patriota

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