È durato 36 secondi il match tra Angela Carini e Imane Khelif, l’incontro tanto atteso sul quale tutti noi avevamo posto fiducia, la speranza di vedere Angela, 25enne napoletana dei pesi welter, sconfiggere in un solo colpo politicamente corretto e derive woke che infestano le Olimpiadi sin dalla loro inaugurazione. Invece Carini ha dovuto ritirarsi. “Mi ha fatto malissimo” sembra aver detto sul ring dopo i colpi sferrati dalla sua avversaria: complice un livello di testosterone troppo alto nel suo corpo, che conferisce all’algerina una potenza fisica di certo superiore a quella di una donna. La gara era chiaramente impari dall’inizio, come mettere a paragone due categorie diverse. Dopo 36 secondi e due colpi sferrati, Carini ha dovuto gettare la spugna, ma l’ha fatto con onore: l’onore di essere salita sul ring malgrado tutto ciò che aveva accompagnato la preparazione di quella gara, l’onore di aver voluto combattere comunque per seguire un regolamento che è chiaramente ingiusto, nel rispetto del senso olimpico dello sport, e pure nel rispetto dell’avversaria. Ma di olimpico, in quello che è successo, c’era veramente poco.
Carini su Meloni: “È stata come una mamma”
“So che non mollerai, Angela, e so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti. In una competizione finalmente equa”: ha sintetizzato così il suo pensiero Giorgia Meloni tramite i social. Il Presidente del Consiglio italiano si trovava lì durante l’incontro, a Parigi, per fare visita agli atleti italiani, per congratularsi con loro, per far sentire l’appoggio di tutto il Paese. Un appoggio che la premier ha fatto sentire anche ad Angela: al Tg1, Carini ha raccontato l’incontro con la premier, ammettendo che “io l’ho ritrovata più come una mamma quando incontra una figlia, si è immedesimata subito in me, mi ha accolto come una figlia. È quello che ho visto nei suoi occhi quando mi ha guardato e mi ha detto “non mollare, perché oggi forse tutto questo non dipendeva da te, quindi non mollare, vai avanti e credi nei tuoi sogni” e questo mi ha dato una grande forza”.
Contro l’ingiustizia del mondo woke
Giorgia Meloni ha poi ribadito il secco no verso un regolamento che, a furia di predicare l’inclusività, non ha tenuto conto delle diversità tra uomo e donna. Un po’ il pericolo di tutto il mondo woke, che Giorgia Meloni denuncia da tempo: “Bisogna fare attenzione, nel tentativo di non discriminare, a discriminare”, ha detto nel punto stampo con i giornalisti. Sembra un paradosso, ma certe tesi, se “portate all’estremo, rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”. La questione in realtà è molto semplice: “Penso – ha detto la premier – che atleti che hanno caratteristiche genetiche maschili non debbano essere ammessi alle gare femminili, e non perché si voglia discriminare qualcuno, ma per tutelare il diritto delle atlete di poter competere ad armi pari”.
Il dialogo con il Cio per un regolamento giusto
Il lavoro dei prossimi mesi, dunque, dovrà mirare a un cambio del regolamento Cio che ha permesso tutto ciò, che in pratica ha posto le basi per un incontro impari. Fratelli d’Italia già da tempo ha espresso la sua contrarietà: “Non sono d’accordo con la scelta del Cio – ha detto Giorgia Meloni – non sono d’accordo da anni, da quando nel 2021, se non vado errata, il Cio cambiò il regolamento su questa materia. Noi presentammo al tempo una mozione per segnalare le conseguenze che questo poteva avere perché è un fatto che, con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina, la gara in partenza non era una gara che sembra equa”. Si tratta di una questione di parità: “Io mi ero emozionata ieri – ha aggiunto la premier – quando lei [Carini, ndr] ha scritto “combatterò”, perché in queste cose sicuramente conta anche la dedizione, conta anche la testa, conta anche il carattere. Però poi conta anche poter competere ad armi pari: questa dal mio punto di vista non era una gara ad armi pari”. In merito a ciò, fonti di Palazzo Chigi annunciano che la premier ha incontrato a Parigi il presidente del Cio, Thomas Bach, e che tra gli argomenti trattati nell’incontro, è stato deciso che “Governo e Comitato Olimpico Internazionale rimarranno in contatto per valutare come affrontare la questione per il futuro”.
Ha lottato come fa un campione
Carini, dopo la proclamazione della vittoria di Khelif, è scoppiata in lacrime. Quattro anni di preparazione per un’Olimpiade gettati al vento da chi preferisce affidarsi totalmente alle leggi dettate dal perbenismo che vorrebbe appiattire qualsiasi diversità. Quel pianto a qualcuno ha ricordato un’intervista, risalente a tre anni fa, in cui Carini raccontava alle scorse olimpiadi di Tokyo che, dietro la sua grande motivazione a salire sul ring nonostante la fatica, c’era suo padre: “Un giorno mi sentivo stanca, prima di Tokyo, parlai con lui. Gli dissi: papà sono stanca, gli allenamenti sono intensi, però io non mollo. Lui mi rispose: ‘Angelina, un campione che combatte è come un ciclista che quando vede l’ultimo chilometro pedala ancora con più forza e velocità, quando lo vedi l’ultimo chilometro vai sempre più forte’. Così ho fatto. Sono andata avanti fino alla fine e ho combattuto con il sangue agli occhi”. Anche oggi, a Parigi, Angela non ha mollato, non si è inginocchiata alle pretese di un regolamento e di un mondo ingiusto, ha lottato come fa un campione.
Presidente, bel gesto!
Solito articolo di parte scritto da gente non informata e soprattutto in malafede. Qui possiamo stare a discutere tutto il giorno sul fatto che fosse giusto o meno che Kehlif partecipasse alle Olimpiadi (ancora una volta però: ci sono delle regole. Kehlif le rispettava? Sì. Quindi piantiamola di tirarla in ballo, prendiamocela col comitato olimpico, lei non ha fatto NULLA di scorretto), ma c’è solo UNA cosa oggettiva e inconfutabile: Angela Carini è una cafona. 1) non stringe la mano all’avversaria, che come scritto sopra non ha ALCUNA colpa se non di essere nata così e aver seguito le regole del comitato olimpico; 2) l’avversaria viene a consolarti mentre tu piangi, quando poteva benissimo ignorarti dopo tutte le polemiche dei giorni precedenti, e te nemmeno la guardi e te ne vai in malo modo; 3) Abbandona dopo 40 secondi perché hai la bua. Un pugile che abbandona dopo 40 secondi è la VERGOGNA di ogni pugile e della storia del pugilato. È una scusa bella e buona, o aveva paura o è il modo che ha trovato (pessimo) per protestare.
Questo dovete scrivere nei vostri articoli. Tutto il resto sono polemiche in malafede, punto.