Per il 2024 è previsto un ulteriore aumento degli Assegni unici in raccordo con l’aumento dell’inflazione. Aumentano ancora così gli aiuti alle famiglie, dopo che, già nella scorsa legge di Bilancio, era stata prevista un’importante maggiorazione, non solo dovuta all’adeguamento al carovita: dal gennaio 2023, infatti, erano stati incrementati, ad esempio, gli importi dell’Assegno unico per i nuclei con figli minori a carico (fino al 50% per figli a carico di età inferiore a un anno), i nuclei numerosi (fino al 50% per i nuclei composti da tre minori fino al terzo anno di età di ciascun figlio) e quelli con figli disabili.
Ora, gli importi subiranno una modificazione in virtù del tasso di inflazione che, se confermato il +5,4% già utilizzato per il calcolo delle perequazioni delle pensioni, porterà anche un aumento della platea adatta, sulla base dell’Isee, ad usufruirne: la quota minima infatti per ricevere l’Assegno passerà a 45.575 euro di Isee (contro i 40 mila inizialmente stabiliti), mentre la quota base scatterà al di sotto dei 17.090 euro di Isee. Aumentano, come detto, anche gli importi che, se per l’anno ancora in corso, erano calcolati da un minimo di 54 a un massimo di 189 euro per ogni figlio, si alzeranno fino a un massimo di 199 euro. Modificate anche le maggiorazioni, come quelle per i figli ulteriori al secondo (che toccheranno i 96 euro) o per figli non autosufficienti o con disabilità.
Si staglia così l’ulteriore azione a sostegno delle famiglie che già nel 2023, come detto, aveva allargato considerevolmente la sua platea di fruizione e il cui requisito della residenza, oppugnato da Bruxelles, viene difeso dal ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella. Un’azione che, tra l’altro, si aggiunge ai diversi provvedimenti adottati dal governo in materia di sostengo alle famiglie, come, per ultimo, gli incentivi, presenti già nella proposta di Bilancio approvata a ottobre in Consiglio dei Ministri, per chi assume categorie di lavoratori ritenute fragili, come giovani, donne ed ex percettori del reddito di cittadinanza, in favore dell’obiettivo, nelle parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, di “smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro”.