Basta frodi sul decreto flussi: la stretta del governo a clandestini e mafie dopo la denuncia di Meloni

Fu Giorgia Meloni, alcuni mesi fa, ad accendere i riflettori dell’opinione pubblica su un sistema illegale che dominava in Italia, raggirando le nostre leggi e che, gestito dalle mafie, permetteva a tanti non aventi diritto di varcare con facilità i nostri confini, di insediarsi in Italia e di scomparire nei canali illeciti, magari diventando proprio manovalanza per le organizzazione criminali. È la “mafia del click day”, il meccanismo denunciato dal Presidente del Consiglio in persona, documenti alla mano, negli uffici della Procura nazionale Antimafia. Un meccanismo che veniva utilizzato da tempo e che nessuno, finora, aveva denunciato: possibile che in tanti anni nessuno se ne sia accorto? Disattenzione negligente o dolosa dei precedenti governi, ora è importante capire come questo esecutivo, quello guidato da Fratelli d’Italia, interverrà per l’ennesima volta su una tematica tralasciata dalla sinistra. Il centrodestra lo farà probabilmente con una legge, probabilmente un decreto del governo, che sembra essere già pronto.

“Bangla Campania”

Il fenomeno, ben radicato in alcune zone della Nazione, specie in Campania, nei paesi vesuviani al confine con la provincia di Salerno, ha praticamente consentito a migliaia di persone di arrivare in Italia senza aver diritto. La maggior parte di loro proveniva dal subcontinente indiano, specialmente dal Bangladesh, ma anche da Marocco ed Egitto. Palma Campania, piccolo comune della provincia di Napoli, è stato denominato “Bangla Campania” per la sua copiosa presenza di immigrati bengalesi. Con la collusione di imprenditori sul nostro suolo, i migranti inviavano la richiesta di accedere in Italia tramite un permesso di lavoro nel giorno del click day ma, una volta arrivati da noi, anche per l’impossibilità degli uffici competenti di controllare in tempo tutte le richieste, non venivano assunti e iniziano a navigare nel mondo del lavoro in nero e dell’illegalità.

Le possibili risposte

L’esecutivo sarebbe pronto a sviluppare la sua strategia, oltre alla lotta al caporalato e all’immigrazione illegale, anche fermando gli abusi in merito al click day. Secondo quanto illustrato da Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, una prima stretta riguarderà chi richiede manodopera senza poi accettare i migranti arrivati in Italia: questi imprenditori saranno “segnalati”, impedendo loro di accedere nuovamente ai successivi decreti flussi che mettono a disposizione posti di lavoro. Ogni datore di lavoro, inoltre, potrebbe avere un tetto massimo di richieste di lavoratori, da bilanciare secondo la grandezza della loro azienda. È prevista dunque una stretta per chi tenta di aggirare i sistemi di immigrazione legale: gli uffici preposti potranno dichiarare inammissibili le richieste infondate (tipo quelle di piccole imprese che richiedono centinaia di lavoratori extracomunitari), mentre si prevede una più celere assegnazione dei permessi di soggiorno.

Basta ingressi incontrollati

Un colpo basso alle mafie, che pagando (si stima anche cifre intorno ai 15mila euro) gli imprenditori, utilizzavano canali legali per aumentare di numero le proprie bande criminali. Mantovano infatti ha spiegato che “è da ritenere che i decreti flussi siano stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”. Per far fronte a ciò, allo studio ci sarebbe un aumento dei click day: non più soltanto uno all’anno, ma diversi, a seconda del comparto lavorativo interessato, in modo probabilmente da snellire la ricezione delle domande. Tutto ancora da decidere con esattezza, ma la direzione è quella giusta: quella fissata da un governo che già da mesi si è focalizzato sul contrasto all’immigrazione illegale. Ora il monito da seguire è chiaro: la pacchia è finita, basta ingressi incontrollati, in Italia entra solo chi ha voglia di lavorare, e di farlo legalmente.

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