A provare che Atreju è una festa improntata sul dialogo è stata la presenza, ieri, sul palco della sala Marco Polo, di Fausto Bertinotti. Dando, possiamo dire, una lezione di “sinistra” agli attuali leader del campo largo che, sul caso dei lavoratori licenziati da Stellantis, sono stati fin da subito molto morbidi. È un “centrosinistra molto malconcio” ha detto a margine del dibattito che l’ha visto protagonista insieme a Pietrangelo Buttafuoco e a Paolo Bonolis.
Si parlava di “uomini poco allineati”, di omologazione, il pretesto giusto per l’ex presidente della Camera per allargare il suo intervento fino alle attuali pessime condizioni dell’automotive italiana ed europea. Le cause sarebbero, per lui, quelle di un eccessivo accentramento dei capitali nelle mani di poche persone, tesi pronunciata con parole che ci si aspetta giustamente da un uomo che ha un percorso politico ben definito e che ha attraversato l’evoluzione ultima della sinistra, da comunista e filo-sovietica ai nostri giorni. Con la mancanza, però, di non tenere in giusta considerazione il peso eccessivo che hanno avuto i vincoli comunitari nella crisi, vincoli che rientrano nell’ottica statalista che l’ex leader di Rifondazione Comunista stesso ha indicato invece come la soluzione. Ma, indipendentemente dalla visione in sé, dando sfogo al suo passato da sindacalista Bertinotti ha di fatto risposto indirettamente alla sinistra odierna che, al di là dei clamori, è sempre stata molto pacata nel criticare la gestione dell’azienda: “Può esserci un signore in rappresentanza di un intero ceto sociale che guadagna sempre di più tanto più produce danni. Vogliamo parlare di Stellantis, un’azienda che ha visto ridurre sistematicamente i lavoratori, gli stabilimenti, i salari e ha visto costruire ricchezze straordinarie per gli azionisti e il suo maggiore leader?” ha tuonato sul palco di Atreju. L’esempio portato è quello di Adriano Olivetti, secondo il quale “nessuno poteva avere un reddito superiore di 10 volte della media dei lavoratori”. Oggi, invece, “l’amministratore delegato della Stellantis prende 500 volte quella media”.
E davanti a questa netta discrepanza, la sinistra è stata molto cauta nel muoversi contro il “padrone”, probabilmente per non perdere voce sui principali siti di informazione che pure gli appartengono. E se la sinistra adesso ha paura di schierarsi a fianco dei lavoratori, allora che sinistra è? La verità è che le parole di Bertinotti sembrano quasi malinconiche, ricordano i tempi in cui, almeno nelle intenzioni, si sceglieva di schierarsi al fianco dei più deboli. Oggi la sinistra ha scelto una strada del tutto diversa, ha scelto altre battaglie, ignorando le istanze di una classe operaia che in massa ha svoltato verso destra. La sinistra ha sposato a pieno l’ideologia green che sta affossando comparti fondamentali della nostra economia, andando a gravare ovviamente soprattutto sui più deboli. Ha proposto un modello di immigrazione incontrollata, con i clandestini abbandonati a loro stessi e mal integrati che sono andati a intasare proprio i quartieri operai, ora carenti di sicurezza. È, insomma, un continuo circolo vizioso, partito inevitabilmente da quando la sinistra ha preferito apertamente lo champagne e il caviale.