Bibbiano. Il sospetto del movente arcobaleno. FDI chiede chiarezza.

Il sospetto più grande, dopo aver appreso l’intera dinamica degli affidi di Bibbiano è che ci sia un movente Lgbt dietro gli scandali. Dubbio più che lecito se analizziamo con lucidità quelli che ormai sono dati di fatto: tra le persone arrestate per lo scandalo dei bambini tolti dai genitori a Reggio Emilia appare Federica Anghinolfi, che, secondo gli inquirenti, è uno degli elementi di spicco della rete degli affidi illeciti.
Federica Anghinolfi, è anche conosciuta attivista LGBT e paladina della genitorialità gay e dell’affido alle coppie omosessuali. Basta una veloce ricerca per scoprire le sue numerose partecipazioni a numerosi convegni sul tema, come quello dello scorso maggio 2018 a Mantova dal titolo «AffidarSI: uno sguardo accogliente verso l’affido LGBT», in cui peraltro sarebbero state presentate le esperienze e – si legge testualmente – le «buone pratiche di Comuni virtuosi che da tempo hanno avviato progettualità specifiche» al riguardo. In alcune intercettazioni agli atti dell’inchiesta Angeli e Demoni, la dirigente Federica Anghinolfi, parla con coppie che fanno parte di alcune associazioni lgbt. In queste telefonate la dirigente rassicurava le coppie affidatarie circa la durata “sine die” degli affidi, che invece avrebbero dovuto essere temporanei. E quasi sempre le famiglie affidatarie erano appartenenti ad associazioni Lgbt di una città del sud Italia. Da quello che sta emergendo con chiarezza dall’inchiesta, gli aspiranti genitori si presentavano da lei chiedendole affidi temporanei, ma poi le esprimevano i loro timori: e se i bambini fossero tornati alle loro famiglie d’origine? E se nel frattempo si fossero affezionati? Ecco allora che la Anghinolfi li rassicurava: se i genitori continuavano a essere ritenuti inadeguati dai servizi sociali, i figli non avrebbero mai potuto tornare dai genitori naturali e gli affidatari li avrebbero avuti definitivamente.
Ed è proprio sulla scia di questo terribile dubbio che, Fratelli d’Italia, ha chiesto più volte di approfondire le modalità degli affidi chiedendo informazioni circa la sussistenza di un movente ideologico LGBT dietro questo sistema illecito. Lo ha fatto con un’interrogazione al Senato, con un’interrogazione alla Regione Emilia Romagna ed infine con richieste di chiarimenti in molti Comuni della Regione interessata, ricevendo sempre risposte insoddisfacenti, rivolte principalmente a sviare la domanda con accuse di strumentalizzazione o di assurde esigenze di privacy delle coppie omosessuali.
L’ultima richiesta di chiarimenti è stata fatta dal Parlamentare Fdi Alberto Balboni durante il Question time al Senato, rivolto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Balboni ha chiesto di sapere quanti bambini oggi siano stati affidati a persone single e, tra queste, quante si dichiarino omosessuali. Balboni ha semplicemente chiesto al Ministro di poter approfondire quali siano state le motivazioni che hanno portato a preferire la scelta di un affido ad una coppia gay in alternativa a quella prioritariamente indicata dalla legge: affidamento a famiglie con minori.
Un’interrogazione che risponde all’inquietante dubbio nato ormai nella mente di tutti coloro che hanno seguito la vicenda, e che sono stati colti dal terribile interrogativo della sussistenza di un movente ideologico Lgbt dietro il complesso sistema degli affidi dei minori.
Ma il Ministro Bonafede ha risposto che “nella nostra Democrazia e Costituzione non ci potrà mai essere spazio per una qualsiasi banca dati che possa monitorare i nostri cittadini o censirli per l’orientamento sessuale”. Eppure Fratelli d’Italia non ha mai chiesto di schedare o inserire in una banca dati l’orientamento sessuale dei cittadini, e francamente risultano sorprendenti le affermazioni del ministro della Giustizia Bonafede. Nell’interrogazione si chiedeva solamente e lecitamente, a seguito di quanto emerso dalle indagini, di approfondire l’ipotesi dell’esistenza di un pregiudizio ideologico a favore di affidatari gay nell’affidamento dei bambini.
Per questo la risposta di Bonafede appare l’ennesimo tentativo di sviare l’attenzione su questo nuova ed inquietante ipotesi. Tra l’altro il Ministro alla Giustizia, più che a bizzarre ipotesi censistiche, dovrebbe vigilare sul rispetto delle leggi, che in questa vicenda sono state pesantemente violate.
Nel frattempo finalmente esce allo scoperto anche la Chiesta che, tramite il vescovo di Reggio Emilia Camisasca, rompe il silenzio: “Uno scandalo che nasce da una ideologia antifamiglia”.
Mons. Massimo Camisasca, commentando su Radio Vaticana i fatti al centro dell’inchiesta ha parlato di un problema serio perchè ha, al suo cuore, i bambini, la realtà più significativa, preziosa ed importante che abbiamo nella nostra realtà sociale e a cui deve essere prestata una attenzione somma.
E questa attenzione, prosegue Camisasca, non pare esserci stata; e cosa ancora più grave è il terribile sospetto di una “prevaricazione ideologica”, che ci fa pensare che i bambini siano stati usati per e in nome di un progetto concettuale che intende “punire la famiglia”.
Ciò di cui dobbiamo preoccuparci, sostiene Camisasca, sono i “trend culturali ed i trend ideologici, che naturalmente attraversano anche i partiti, ma che determinano direttamente questa visione sbagliata della famiglia, dei rapporti tra genitori e figli e della necessità di “punire la famiglia” quando invece andrebbe sostenuta, aiutata ed appoggiata.
Dal canto nostro riteniamo che a fronte di tutto quello che sta emergendo non si possa assolutamente tacere, con buonapace di chi griderà sempre e comunque alla “strumentalizzazione”.

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Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
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