Campania, solo la Meloni può fermare De Luca: tutti i paradossi del terzo mandato

Siamo abituati alle uscite fuori luogo di Vincenzo De Luca. Mentre tutti i cittadini erano impauriti e rinchiusi in casa per via del Covid e della scellerata gestione dei Cinque Stelle al governo, il governatore campano metteva il dito nella piaga annunciando di voler usare i lanciafiamme contro gli assembramenti. Ha dato della stronza al Presidente del Consiglio cercando di “invadere” Palazzo Chigi a capo della schiera di amministratori locali, suoi amici, che gli facevano seguito. Solo per citarne alcune, insomma. Ma la sua caparbietà nel voler proseguire con la questione del terzo mandato, forse, le batte tutte. Perché non è il classico comportamento sui generis a cui ci ha abituato: in questo caso De Luca assesta uno schiaffo alle leggi nazionali e costituzionali, delle quali il suo partito si erge a profondo seguace e a naturale erede di chi le ha scritte. Serviva un escamotage per eluderle, e lui l’ha trovato: accettare, con colpevole ritardo, la normativa che vieta il terzo mandato, annullando i suoi dieci anni di governo precedenti e di fatto aprendogli la strada per altri dieci anni da governatore. Ed ecco il primissimo paradosso: si inaugura il vincolo del terzo mandato in Campania con un governatore – se sarà rieletto – che governa più di dieci anni consecutivamente.

Nulla di illegittimo, a quanto pare. Se De Luca e la maggioranza sono riusciti a sfruttare tale escamotage, vuole dire che si può fare. C’è un però, grande quanto una casa, l’unico ostacolo che De Luca non potrà evitare: l’articolo 127 della Costituzione dice che “il Governo, quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della Regione, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione”. Sarà dunque il Consiglio dei Ministri a decidere, se vorrà affrontare la questione, sul terzo mandato di De Luca. Ed ecco il secondo paradosso: solo Giorgia Meloni può fermare le pretese dello sceriffo salernitano. E a fare, dunque, ciò che Elly Schlein non ha avuto la forza di fare.

Il Pd è spaccato

Una leadership debole, quella dell’italo-svizzera. Una leadership forse che, in Campania, non è mai stata accettata dai dem, che alle primarie del partito si spesero in larga parte per sostenere l’avversario, Stefano Bonaccini. Elly è stata ignorata, tanto da mandare totalmente a vuoto la sua telefonata ai vari consiglieri regionali del Pd, per allontanarli dall’idea di De Luca. Niente da fare: i dem campani stanno con il governatore e di fatto ripudiano Elly Schlein. Il Pd ne risulta così spaccato: “Esiste un Pd a Roma ed uno a Napoli” ha infatti spiegato Antonio Iannone, senatore di Fratelli d’Italia e commissario regionale del partito. “Lo certifica il voto in Regione Campania sul terzo mandato a De Luca” ha detto Iannone, chiedendosi “cosa farà ora la Schlein con i Consiglieri regionali del Pd che hanno votato contro la linea nazionale”. Ennesimo paradosso. Secondo Iannone, i dem “hanno votato un obbrobrio giuridico che rappresenta anche un infarto della logica politica visto che un terzo mandato sarebbe consentito solo a De Luca quando la Schlein ha pubblicamente dichiarato che a prescindere dalla Legge il Governatore uscente non sarà il candidato del Pd e del centrosinistra”. E altro paradosso ancora. Sarà dunque pronta probabilmente una super coalizione di liste civiche, senza schieramenti, senza idee e senza colori, con l’unico scopo di appoggiare De Luca. Tutto pronto per il sultanato del salernitano, l’inizio della sua fine.

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