Caso Almasri, Cassese: “Azione penale obbligatoria ma serve selezione minima”

“I magistrati militanti portano su una strada pericolosa”. Intervista del giurista al Quotidiano Nazionale

Qualcuno l’ha subito definita una magistrale lezione di diritto in punta di penna, quella del professor Sabino Cassese, già ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi (1993-1994) e giudice della Corte costituzionale (2005-2014). “L’articolo 112 della Costituzione dispone che il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. L’articolo 335 del Codice di procedura penale prevede l’iscrizione della notizia di reato e l’avviso di garanzia all’indagato se va compiuta un’attività alla quale può partecipare anche la persona alla quale il reato è attribuito. Come ha stabilito recentemente l’Anac, questa attività non può da sola determinare effetti pregiudizievoli di natura civile e amministrativa. Queste le prescrizioni delle norme – avvisa Sabino Cassese, uno dei più autorevoli, se non il più autorevole, dei giuristi italiani –. Nella realtà, tuttavia, bisogna considerare i seguenti aspetti.”

“Innanzitutto, un’astratta e generale obbligatorietà dell’azione penale non esiste perché comunque il pubblico ministero è costretto a svolgere una seppur minima attività selettiva; altrimenti, alla sola apertura dei giornali, dovrebbe, ogni giorno, provvedere alle relative iscrizioni di notizie di reato. Il secondo problema riguarda la pubblicità che viene data alle comunicazioni e le implicazioni che questo comporta, in termini di giudizio collettivo (ha persino un nome: la gogna mediatica). Il terzo e più grave problema, al quale si è cercato di porre rimedio, riguarda la durata delle procedure, per cui le persone indagate vengono tenute sulla corda, con tutte le implicazioni di carattere mediatico che ne conseguono, per lungo tempo”. 

Lo ha detto il giurista Sabino Cassese, intervistato dal “Quotidiano nazionale” in merito all’iscrizione nel registro degli indagati della premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano. “L’ultimo aspetto di questa specifica procedura ci porta al conflitto agitato dalla magistratura combattente nei confronti, in generale, della politica e quindi riguarda la scelta dei tempi, la coincidenza dei tempi di questa comunicazione con le iniziative del governo”, aggiunge Cassese. Secondo il giurista “i magistrati militanti stanno precipitando l’ordine giudiziario su una strada pericolosa. Con manifestazioni plateali e minacce di sciopero, dirette contro un provvedimento che non diminuisce l’indipendenza dei magistrati dell’accusa e che comunque è solo nella sua fase iniziale, e sul quale deve pronunciarsi il popolo con un referendum, la magistratura militante fa perdere al corpo complessivo della magistratura, composto di persone di alta qualità, selezionato con criteri rigorosi, dotato di equilibrio, quel ruolo e quel prestigio che la magistratura italiana ha avuto”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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