Chico Forti, da innocente ad assassino: il dietrofront della sinistra che festeggiò al bluff di Di Maio

La sinistra è ammutolita, il Fatto Quotidiano lo accoglie con un “Benvenuto assassino”, ma tre anni fa lo dava per innocente. Tutti scottati dal lavoro del Governo, ma il legale di Forti è certo: “È merito di Giorgia Meloni”

Facciamo un tuffo nel 2020. Eravamo rinchiusi a settimane alterne nelle nostre case e quando uscivamo, avevamo l’obbligo di indossare le mascherine. No, non si parlerà di Covid, ma di come, nel giro di pochi anni, un’intera narrazione possa subire una totale metamorfosi. Grandi eroi, in meno di quattro anni, possono scendere dai loro piedistalli di cartapesta e un innocente può diventare da un momento all’altro colpevole, un efferato criminale. Non certo perché le prove contro di lui siano diventate inopinabili, ma per motivazioni politiche. Chico Forti, l’ex velista e produttore televisivo incarcerato in Florida dal 1998, è passato in pochi mesi da essere il simbolo dell’impegno della sinistra nel rimpatriare i prigionieri italiani nel mondo secondo la Convenzione di Strasburgo, a personaggio non meritevole di citazione, se non nella comparazione con Ilaria Salis, nuova eroina della lotta sinistra contro le destre.

L’annuncio a vuoto di Di Maio che fece esultare la sinistra

Si è citato il 2020 perché a quell’anno risalgono due episodi: lo spudorato bluff, con il senno di poi, da parte dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio e un articolo del Fatto Quotidiano, un’inchiesta sui prigionieri italiani nel mondo che “se la vedono brutta” tra i quali campeggia in prima linea il nome di Chico Forti. Era il 23 dicembre e l’ex titolare della Farnesina annunciò in pompa magna: “Ho una bellissima notizia da darvi: Chico tornerà in Italia. L’ho appena comunicato alla famiglia e ho informato il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Il governatore della Florida ha infatti accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia”. Fu festa: il governo giallo-rosso e il Movimento Cinque Stelle accolsero con giubilo la notizia che valse i complimenti a Di Maio da parte dell’allora premier Giuseppe Conte. Giggino (con due g) e il corpo diplomatico furono ringraziati “per la determinazione e l’impegno che hanno permesso di raggiungere questo importante obiettivo”.  “Orgogliosi di te, ministro Luigi Di Maio”, scrisse addirittura il suo partito. Inutile dire che da allora il caso di Chico Forti subì un pesante stallo: l’annuncio di Di Maio finì quasi per complicare i rapporti con le autorità statunitensi. Invecchiò male e forse portò pure male. All’annuncio Di Maio seguì l’inchiesta del Fatto Quotidiano di soli 5 giorni: “Chico Forti, ancora molti italiani-prigionieri nel mondo se la vedono brutta” si leggeva nel titolo, mentre nell’articolo l’ex velista italiano veniva paragonato a Billy Hayes, studente americano evaso dalle carceri turche dove era stato rinchiuso per possesso di hashish dopo aver vissuto tre anni di detenzione dura. “La differenza – è stato scritto – è che Hayes era colpevole (anche se gli diedero un esagerato ergastolo) e invece Forti, pure lui condannato al carcere a vita, si è sempre dichiarato innocente dell’omicidio dell’australiano Dale Pike, il cui cadavere seminudo venne rinvenuto a Sewer Beach, Miami, il 16 febbraio ’98. E, se non è stato Forti, dev’esserci ancora in giro un assassino che ammazzò Pike con una calibro 22”. Veniva data quasi per certa la tesi della difesa: per il Fatto Quotidiano Chico Forti era innocente, tant’è che l’assassino di Pike doveva essere ancora in circolazione.

Il dietrofront: la sinistra glissa, il Fatto gli dà dell’assassino

Oggi siamo nel 2024 e come sono cambiate le cose! Da quell’annuncio di Di Maio, non si sono più avute notizie su Chico Forti, fin quando a marzo scorso Giorgia Meloni diede la notizia: “Chico Forti tornerà in Italia”. Un annuncio che, a differenza di quello a vuoto urlato da Di Maio, ha avuto un seguito: Chico Forti è realmente tornato in Italia, ieri, atterrato a Pratica di Mare, accolto dalla stessa Giorgia Meloni. Un ritorno che ha provocato reazioni differenti, specialmente da parte della sinistra, dimentica delle sue considerazioni ultra-garantiste (tanto da contrastare una sentenza definitiva) su Forti di pochi anni prima. La sinistra, di fronte al rientro dell’ex velista, ci è rimasta un po’ male probabilmente: quasi nessuno ha avuto qualcosa da dire. E se qualcuno ha parlato, è stato per paragonare il caso di Forti a quello della Salis: “Bene Chico Forti che torna in Italia, una lunga battaglia che dura da anni. Ora facciamo eleggere Ilaria Salis e liberiamola”, fa sapere il Verde Bonelli, come se l’unico modo per far rientrare la Salis fosse votare per Avs, screditando di fatto il lavorio diplomatico del governo e dell’ambasciata a Budapest, che ha già portato alla scarcerazione dell’attivista. Chissà quanto ci rimarrebbero male Bonelli e Fratoianni se il governo riuscisse a liberare la Salis prima del voto europeo. E queste, oltre la considerazione di base: cosa c’entra la Salis con Chico Forti? Ma, oltre il silenzio del PD, che pure accolse con successo l’annuncio a vuoto di Di Maio, il cambio di posizione più sensazionalistico l’ha dimostrato il Fatto Quotidiano, che, da quasi innocente, ha descritto oggi Forti come un criminale: “Benvenuto assassino”, ha titolato in prima pagina questa mattina.

Ma il legale è sicuro: “È merito di Giorgia Meloni”

Tutti da sinistra, in pratica, hanno tentato di sminuire il lavoro del governo sul rimpatrio di Forti, svilendo la sua figura che fino a pochi mesi prima avevano osannato come il resiliente che risponde al giustizialismo americano. Tuttavia, il rientro di Forti è una vittoria diplomatica nel vero senso della parola, conquistata da un governo, quello di centrodestra guidato da Giorgia Meloni, che ha saputo far valere le proprie posizioni, pur rispettando le decisioni della giustizia americana (inopinabili in quanto sentenza definitiva). Il plauso più importante che poteva arrivare all’esecutivo è quello del legale che ha difeso Forti in questi anni: “L’interesse della premier Meloni è stato fondamentale – ha detto intervistato da Il Tempo –. Lei ha fatto incontri faccia a faccia con i politici e questo ha fatto la differenza. Con il governatore Ron DeSantis, con il presidente Joe Biden, si è spesa personalmente e ha comunicato in maniera forte e costante, mantenendo un livello diplomatico impeccabile”. E alla domanda se tutto ciò denota una rinata forza diplomatica italiana nei confronti delle autorità statunitensi, lui risponde sicuro: “Assolutamente”.

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