Si è conclusa la prima giornata di discussione alla Camera della Legge di Bilancio in una seduta fiume, terminata solo in tarda serata e che avrà seguito domani, con il via libera definitivo atteso nel pomeriggio. La discussione ha visto l’apertura dei relatori della Commissione bilancio, che ieri si è riunita per la valutazione della Manovra alla presenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A dispetto delle accuse delle opposizioni, è stata presentata in Aula dalla maggioranza in un clima di serenità una manovra che, malgrado l’elevato debito pubblico provocato dalle politiche prodighe dei precedenti governi, su cui gravano anche importanti contingenze internazionali e l’aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE che ha ridotto il campo d’azione per i Paesi indebitati come l’Italia, è in linea con le previsioni della NaDef ed è riuscita ad aiutare specialmente le fasce medio basse. Parla infatti di “manovra fatta con responsabilità e serietà” Carmen Letizia Giorgianni, deputata per Fratelli d’Italia e relatrice della Commissione Bilancio, che ha sottolineato come la nuova finanziaria sia figlia di una visione chiara e precisa nell’aiuto delle fasce più deboli.
A dimostrazione di ciò, oltre l’irrobustimento degli stipendi più bassi e l’ampliamento fino a 8.500 euro della no tax area, si staglia la conferma per il secondo anno consecutivo del taglio del cuneo fiscale e contributivo del 6% per i redditi fino a 35.000 euro e del 7% per i redditi fino a 25.000 euro, con l’accorpamento dei primi due scaglioni delle aliquote Irpef. Secondo Giorgianni, il malumore delle opposizioni deriva proprio da provvedimenti come questi, diretti all’aiuto delle fasce più deboli la cui difesa è sempre stata un auto-dichiarato compito della sinistra, nella realtà, mai portato a termine. In particolare, le lamentele sul taglio del cuneo fiscale stonano con i festeggiamenti delle attuali opposizioni che, da componenti dei governi precedenti, gioivano per un taglio di 2 punti percentuali non strutturale e non riconfermato. In pratica, se la sinistra taglia il 2% di tasse una tantum è un grande risultato, se la destra riconferma per la seconda volta un taglio del cuneo fiscale fino al 7% va criticata.
È emersa in Aula una manovra che vuole aiutare la natalità contro i tristi dati dell’Istat che prevedono, seguendo l’attuale trend, un calo drastico della popolazione fino ai 45 milioni di abitanti attesi nel 2080: a dimostrarlo l’azzeramento dei contributi previdenziali per le mamme con due figli, l’aumento degli assegni unici, nuove misure sui congedi parentali, bonus elettrici, affinché essere madre non sia un ostacolo per la carriera professionale. “Ecco – dice De Bertoli, deputato per Fratelli d’Italia – le risposte di un governo che sa essere sociale, senza regalare i soldi per stare a casa”: tra le note positive di questa manovra, in effetti, vi è l’aver evitato di “sperperare le risorse per clientele elettorali”, per facile consenso, come Reddito di Cittadinanza e Superbonus che, seppur hanno provocato un debito di circa 140 miliardi di euro destinato ad aumentare e a farsi sentire per i prossimi anni, continuano a essere difesi dalle opposizioni e in particolare dal Movimento 5 Stelle, che cerca di reinserirli, invano, all’interno della Manovra.
Le buone politiche del governo si fanno sentire sui dati economici, con una crescita del Pil che secondo l’Istat è al 0,7% e superiore al prodotto medio europeo e con le stime della BCE secondo le quali le banche italiane sono tra le più solide del Vecchio Continente. E oltre il taglio del cuneo fiscale e contributivo di cui beneficeranno circa 14 milioni di italiani, sono previsti importanti investimenti in sanità, circa 3 miliardi destinati allo sblocco delle liste d’attesa, circa 5 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, 1 miliardo per l’acquisto di nuove auto prodotte in Italia e sostenibili per i nuclei a basso reddito. Misure serie, che si contrappongono ai tanti emendamenti richiesti dalle opposizioni e respinti, come quello sul salario minimo o, peggio ancora, sulla legalizzazione della cannabis.
Nonostante il pressing delle opposizioni, la maggioranza appare coesa e sicura anche su altri temi trattati in Aula, come il Mes, secondo il leghista Ottaviano “una vicenda tutta italiana” che Oltralpe non ha avuto la stessa rilevanza mediatica, e come il nuovo Patto di Stabilità, in una nota di Palazzo Chigi definito “migliorativo rispetto alle condizioni del passato”. Al netto delle catastrofi profetizzate dalle opposizioni, insomma, l’Italia continua a crescere: l’occupazione è in aumento e il fisco inizia a non essere più oppressivo, nell’obiettivo “fisco amico” da raggiungere. Buone speranze per il 2024.