Covid, il passo falso di Conte che ammette la sua impreparazione

Giuseppe Conte, l’indimenticabile premier durante la pandemia, che appariva un giorno sì e l’altro pure sui Tg nazionali per indicarci le nuove folli disposizioni inventate pochi minuti prima dal suo governo, ora sembra essersi messo una mano sulla coscienza e in extremis, quando tutto sembrava deciso e le opposizioni avevano preferito che fossero i presidenti di Camera e Senato a nominare d’ufficio i loro rappresentanti, ha costretto due parlamentari a dimettersi e a lasciare spazio a lui e al fedelissimo Alfonso Colucci, anche lui pugliese e avvocato, all’interno della Commissione d’inchiesta sul Covid, che ieri si è riunita per la prima volta. Annunciando la sua decisione, sembra descriversi come avrebbe fatto Ettore, principe di Troia, poco prima di ritrovarsi a tu per tu con Achille il Pelide: “Eccomi qui: stamattina, alla prima riunione della Commissione, mi sono presentato personalmente. Puntuale, a testa alta. Io non scappo di certo”, ha scritto sui suoi profili social il leader del Movimento Cinque Stelle. “Allo stesso modo – ha aggiunto – in passato sono andato di fronte al Tribunale a spiegare le scelte fatte in emergenza e le accuse sono state tutte archiviate. A scappare sono altri”. Insomma, un coraggioso eroe pronto ad affrontare il proprio destino.

L’ammissione

Conte ritiene la Commissione una farsa perché nell’interesse della maggioranza ci sarebbe l’intenzione di tralasciare le responsabilità delle Regioni amministrate dalla destra, quando in realtà è ai grillini che piacerebbe vedere affondare con loro altri governatori, come ad esempio col leghista lombardo Attilio Fontana, malgrado sia stato proprio lui, come poi si è scoperto, a lanciare i primi allarmi su una situazione ospedaliera tutt’altro che florida agli inizi del 2020. Allarmi rimasti inizialmente inascoltati e reputati paranoici. Dopo la figuraccia di aver fatto ostruzionismo alla formazione della Commissione, fatto che può essere valutato soltanto come una tacita ammissione di colpa, nel suo tentativo di ripulirsi una faccia e di costruire intorno a sé l’immagine del politico responsabile e vittima dei soprusi della maggioranza, Conte, l’avvocato di Volturara Appula, ha commesso un errore, come ha fatto notare questa mattina La Verità: per lui, infatti, i grillini sarebbero pronti a “dare un contributo nell’interesse generale, affinché cose del genere non accadano più e per non ritrovarci ancora una volta impreparati”. È o non è questa un’ulteriore ammissione di colpa?

Una questione di serietà

Fino a ieri, infatti, il lavoro di Conte durante la pandemia era reputato encomiabile, perfetto nella sua perfezione. L’Italia della pandemia era diventata l’esempio da seguire per ogni altro Stato in difficoltà, si parlava addirittura di un fantomatico “modello Italia”. Dov’è finita tutta quella perfezione? La verità è che il “modello Italia” non è mai esistito e quegli anni sono stati gestiti soltanto con improvvisazione e scelte fuori dal normale. Conte potrebbe riconoscere i suoi errori, alcuni dei quali scusabili in quei momenti ma non certo col senno di poi, quantomeno per rispetto delle vittime di una cattiva gestione della sanità. Chi di voi non ha un parente perso nelle grinfie degli ospedali al collasso senza aver avuto la possibilità di rivederli per un’ultima volta? “Ci sono state grandi sofferenze, sia durante la pandemia, sia dopo, sia tutt’ora – ha spiegato al Tempo Marco Lisei, senatore di Fratelli d’Italia eletto ieri presidente della Commissione –. Certamente i primi a cui dare risposta sono i familiari delle vittime, ma pensiamo anche a chi lamenta danni da vaccino oppure a chi patisce le conseguenze delle restrizioni, come gli adolescenti o chi ha perso il lavoro o chi ha dovuto chiudere un’azienda. A questi si sommano le risposte che chiede la politica alla gestione delle risorse pubbliche”. È una questione di serietà, che solo chi sa guardare negli occhi i cittadini può permettersi.

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1 commento

  1. Voglio proprio vedere come si comporterà l’onorevole Giuseppe Conte, che con i suoi editti settimanali ci allietò quelle giornate fatte di coercizioni. Chissà se si ricorderà il famoso protocollo “tachipirina e vigile attesa” che tante morti ha provocato. Vorrei che siano sentiti anche gli onorevoli Roberto Speranza e Andrea Crisanti, ovvero i due maggiori responsabili del disastro totale di quegli anni. Buon lavoro alla commissione.

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