La Cia ha dato una nuova versione dei fatti su come sono andate le cose nel 2020 (molto probabilmente a fine 2019) sullo scoppio della pandemia da Covid. In realtà, l’intelligence, che giovedì ha visto insediare il nuovo direttore, ha dato una lettura diversa ai dati che già erano stati esaminati dalla direzione uscente: “Sulla base delle segnalazioni disponibili – hanno fatto sapere – la Cia valuta con scarsa fiducia che un’origine della pandemia di Covid-19 correlata alla ricerca sia più probabile di un’origine naturale”. La Cia così si uniforma al parere di Fbi e Dipartimento dell’Energia: nessun mercato dalle scarse condizioni igienico sanitarie, nessun pranzo a base di pipistrello, ma a quanto pare una fuga da laboratorio. Si lavorava probabilmente alla ricerca di qualche vaccino e di qualche cura, forse contro l’Aids, in quel laboratorio di Wuhan in cui – è ormai risaputo – lavoravano squadre e ricercatori occidentali. “La Cia – hanno aggiunto gli statunitensi – continua a valutare come plausibili sia gli scenari di origine correlata alla ricerca che quelli di origine naturale della pandemia di Covid-19”.
Un cambio di rotta che arriva a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Una nuova visione che apre dunque nuovi scenari e nuove responsabilità. Quel ‘China virus’, come lo definì il tycoon che allo scoppio della pandemia era al suo primo mandato, forse non era così distante dalla realtà. E se allora Trump e chiunque faceva a lui riferimento veniva tacciato di complottismo, è ormai innegabile che ormai cinque anni fa (ma in realtà ancora oggi) abbiamo e stiamo soffrendo le conseguenze di scelte sbagliate, di notizie non diffuse, di troppi silenzi che ci sono costati vite umane. E non sarà un caso se in quella Cina comunista, i primi medici che hanno denunciato il virus abbiano fatto tutti una brutta fine. Quasi sempre letteralmente. Solo pochi giorni fa, d’altronde, avevamo parlato di come l’Oms, dalla quale Trump ha ritirato gli Usa, sia stata forse troppo morbida nel credere alle versioni di Pechino sulla nascita del Covid.
Oms, troppe reticenze. FdI: “Ora la Cia è complottista?”
La notizia ora ha fatto capolino anche nella politica nostrana, con la richiesta di chiarimenti lanciata dai membri di Fratelli d’Italia: “In un report della Cia redatto sotto l’Amministrazione Biden, da poco desecretato – ha detto il deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Filini -, viene messo nero su bianco che l’ipotesi più probabile sull’origine del Covid sarebbe la fuga da un laboratorio di Wuhan e non lo spillover da animale a uomo come sostenuto finora dall’Oms. Vacilla un altro totem della sinistra: adesso anche la Cia verrà accusata di complottismo? Lo scenario di un’origine artificiale del Covid sarebbe inquietante. Per questo chiediamo all’Oms di fare chiarezza e di ricercare, alla luce delle informazioni contenute nel report desecretato, eventuali responsabilità sulla diffusione del patogeno”. Dello stesso parere Francesco Ciancitto, vicepresidente della commissione Covid: “Ora anche la Cia, dopo altre autorità statunitensi, afferma che con ogni probabilità il Covid sarebbe uscito da un laboratorio e dunque non avrebbe origine naturale. A cinque anni dall’inizio della pandemia, anziché diradarsi le ombre su quanto avvenuto a Wuhan si addensano. Emergono errori e reticenze dell’Oms su cui è necessario fare un’attenta riflessione scevra da ideologie”.