Crescono ancora le famiglie che acquistano btp: in due giorni raccolti 11 miliardi di euro

L’acquisto di titoli di Stato da parte di famiglie italiane sembra ormai aver conosciuto un trend di crescita che da circa un anno non accenna a diminuire. Un trend che ha portato la quota di debito pubblico detenuta dalle famiglie a passare dal 6,5% del 2021 al 13,4% odierno. Una crescita riconosciuta pochi giorni fa dalla FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani – dal cui rapporto risultava più che raddoppiata la quota di bot e btp posseduta da piccoli risparmiatori e aziende italiane: il valore ammonta a circa 320 miliardi, sui 2378 miliardi di euro totali di emissioni statali. Una crescita favorita anche dai nuovi outlook che le agenzie di rating riservano per l’Italia e che si è fatta notevolmente sentire già ad inizio anno, quando si è registrato un vero e proprio boom di acquisti di titoli: i btp messi a disposizione dal Ministero dell’Economia erano di due tipi, uno a scadenza settennale e uno a scadenza trentennale, e per entrambi le richieste sono state elevatissime, superando le aspettative, accumulando in pochi giorni 155 miliardi di euro. Il dato più rilevante è stato la crescita del titolo trentennale, a dimostrazione del grande ottimismo delle famiglie non scoraggiate neppure da una scadenza così lunga.

Altra buona notizia arriva dalla terza emissione del Btp Valore, un titolo a durata sessennale e con un tasso crescente fino al 4% che in due giorni appena ha raccolto 11,05 miliardi di euro, facendo registrare circa 376 mila nuovi contratti con un investimento medio di circa 30 mila euro. In totale, negli ultimi dieci mesi, il valore di Btp acquistato dai piccoli risparmiatori italiani è cresciuto di 110 miliardi di euro, superando la fine degli acquisti della Banca Centrale Europea. Ora l’obiettivo è quello di far crescere ancora di più la quota di debito pubblico in mano alle famiglie, cosa che consentirebbe all’Italia di ottenere maggiore stabilità sul suo debito, diminuendosi difatti la quota in mano a speculatori stranieri. Nel anni Novanta, le famiglie italiane detenevano il 20% del debito pubblico e, in effetti, secondo la FABI ci sarebbero ancora margini di crescita: il capitale “immobilizzato” nei conti correnti delle famiglie equivarrebbe a 1572 miliardi di euro. Un capitale di fatto poco fruttifero, che potrebbe essere meglio speso nei nuovi btp, che prevedono, come detto, un tasso di interesse crescente fino al 4% e anche un premio per chi mantiene il titolo fino alla scadenza. Adesso, tutto si baserà su una corretta comunicazione dei possibili vantaggi, sulla stabilità dell’esecutivo e sulla fiducia riposta in esso. Sugli ultimi due, comunque, notizie del genere fanno ben sperare.

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