A raccontare, nel migliore dei modi, l’antica usanza napoletana del caffè sospeso, ci sono le parole dello scrittore e filosofo partenopeo Luciano De Crescenzo, che con semplicità spiega che nella sua città “quando uno era allegro perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare un caffè ne pagava due. E lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava il caffè sospeso. Poi, di tanto in tanto, si affacciava un povero a chiedere se c’era un sospeso. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’umanità”. Lo stesso De Crescenzo, tra l’altro, ha intitolato al caffè sospeso uno dei suoi libri dal quale, oltre ad una serie di altre riflessioni e considerazioni sulla vita di tutti i giorni, emerge che “la saggezza spesso si nasconde nelle cose comuni, quotidiane. E gustose, come un caffè”.
La tradizione del caffè sospeso, che si collega al legame fortissimo di Napoli con il caffè (un legame che ha radici nella storia e nella cultura della città partenopea), si configura dunque non solo come un atto di generosità e solidarietà, ma anche e forse soprattutto come un gesto di condivisione e di gioia.
Quanto alla sua origine, secondo qualcuno l’usanza è nata nel periodo immediatamente successivo alla Seconda guerra mondiale (anche se secondo la giornalista Lorenza Castagneri, la stessa risale addirittura all’Ottocento), quando in tempi di difficoltà e ristrettezze, chi ne aveva la possibilità pagava non solo il caffè che avrebbe consumato, ma anche un altro per qualcuno che non poteva permetterselo. A dire invece dello scrittore Riccardo Pazzaglia – si legge su cheamordicaffè.it – già dall’inizio del Novecento, quando gruppi di amici napoletani si trovavano tutti insieme al bar, “al momento di pagare, nella confusione generale, di solito si pagava un caffè in più. Anziché chiedere i soldi indietro, si lasciava un caffè in sospeso per chi sarebbe arrivato dopo”.
In entrambi i casi resta il senso di partecipazione, coesione e solidarietà alla radice del gesto, che nei periodi di crisi e non solo torna a diffondersi in Italia e anche all’estero. Lo stesso, oltretutto, è stato preso ad esempio e ispirazione per iniziative analoghe in diversi ambiti e settori, in cui chi ne ha possibilità paga beni e servizi anche per quanti non sono economicamente in grado di provvedere. Un modo gentile e semplice di fare del bene, che coinvolge chi lo pratica e chi lo riceve. Avvolgente come l’aroma del miglior caffè di Napoli.