Negli ultimi giorni, la politica americana ha assistito a sviluppi significativi che hanno coinvolto figure di rilievo, pochi giorni fa Robert F. Kennedy Jr., ed oggi Tulsi Gabbard ed Mark Zuckerberg, gettando nuova luce su questioni di censura, libertà di espressione, e l’evoluzione politica all’interno del paese.
Tulsi Gabbard: un nuovo capitolo politico
Chi è Tulsi Gabbard? Gabbard è tenente colonnello della riserva dell’Esercito degli Stati Uniti (ha combattuto durante la guerra in Iraq), nel suo percorso politico è stata Rappresentante del Congresso degli Stati Uniti per 4 mandati per lo Stato delle Hawaii con il Partito Democratico, ha scalato la nomenclatura democratica arrivando ad essere vicepresidente del Comitato Nazionale democratico, ha recentemente lasciato il Partito Democratico, citando una serie di dissapori con la direzione e il messaggio del partito.
Questa mossa, avvenuta nel 2022, ha segnato un cambiamento significativo nella sua carriera politica, portandola a posizioni più vicine a quelle conservatrici. Gabbard ha criticato il Partito Democratico per aver adottato un linguaggio anti-polizia e anti-religione, descrivendolo come un “cabala elitista di belligeranti”. La sua transizione politica è stata accolta con entusiasmo da alcuni settori conservatori, vedendola come una potenziale alleata per cause e candidati della destra repubblicana.
Ieri ha ufficialmente espresso il suo appoggio per Donald Trump, ma non solo, sarà anche colei che aiuterà il Tycoon nella preparazione dei dibattiti con la Harris: nel 2020 la Gabbard, durante i dibattiti per le primarie democratiche, espose i record negativi della Harris come procuratore generale della California che portarono l’attuale Vicepresidente a lasciare da li a poco la corsa per la nomination.
Mark Zuckerberg e la confessione al Congresso
Mark Zuckerberg, CEO di Meta, in una lettera indirizzata al Congresso degli Stati Uniti ammette gli errori della piattaforma nell’assecondare le richieste di, si legge nella missiva, “alti funzionari della Casa Bianca” dell’amministrazione Biden-Harris per censurare contenuti legati al COVID-19 e degli avvertimenti del FBI circa la propaganda russa riguardo le notizie che coinvolgevano il figlio di Joe Biden, Hunter Biden. Queste pressioni ed avvertimenti, continua Zuckerberg, hanno portato in passato alla censura di notizie o a depotenziarne la visibilità su Facebook.
Zuckerberg ha espresso il suo rammarico per aver collaborato con il governo in questa censura, promettendo di non finanziare più il Partito Democratico e di resistere a future pressioni politiche. Questa ammissione ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione, la censura online, e il ruolo delle grandi aziende tech nel processo elettorale ed informativo.
Impatto e reazioni
Le dichiarazioni di Zuckerberg sono state interpretate come un mea culpa tardivo ma significativo, in molti vedono in queste rivelazioni un tentativo di ristabilire la fiducia pubblica in Meta, anche se tardivo. La decisione di Gabbard di lasciare il Partito Democratico, unita alla sua critica alla censura e al controllo governativo, ha ulteriormente alimentato la narrazione di una politica americana sempre più polarizzata e in cerca di una nuova identità.
Questi eventi rappresentano non solo una riflessione sulla libertà di espressione e il ruolo dei social media nella politica, ma anche un momento di introspezione per i partiti politici americani. La politica americana continua a evolversi, con figure come Gabbard e Zuckerberg che, in modi diversi, sfidano lo status quo e invitano a una riflessione più profonda.