Il vino è uno dei tesori più preziosi del nostro territorio, tanto che l’Italia è primo produttore, secondo consumatore e terzo esportatore di vini in tutto il mondo, come ricordato dal premier Meloni durante il Vinitaly, evento incentrato, per l’appunto, sul nostro vino.
Appare dunque normale che quando questo specifico settore viene attaccato, in maniera più o meno diretta, si deve agire per difendere e tutelare una delle maggiori fonti di ricchezza per il nostro Paese.
In questo caso è una recente proposta dell’Unione Europea che rischia di danneggiare gravemente l’attività vinicola italiana. Infatti, è stata pubblicata una proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, contenente disposizioni in materia di riduzione, riuso, riciclo ed etichettatura. Disposizioni che non sono prive di numerose criticità.
La proposta prevede l’obbligo del riuso a partire dal 1° gennaio 2030, il che comporta l’obbligo di immettere sul mercato almeno una metà di bottiglie riutilizzabili, con l’ulteriore obbligo per i produttori di raccogliere, lavare, sanificare e riconsegnare le bottiglie agli utilizzatori. Un compito non di certo semplice ed economico, soprattutto se si pensa a tutte quelle aziende che hanno rapporti con territori lontani ed extranazionali.
Oltre a ciò, tutti gli imballaggi dovranno essere ridotti al minimo per ciò che concerne peso e volume.
In primo luogo, tale obbligo non tiene conto dei numerosi passi in avanti fatti dalla tecnologia, che già ora hanno permesso di mantenere inalterato l’imballaggio del prodotto vinicolo, ma con un minor impatto sull’ambiente. Ma con tale decisione, soprattutto, non viene tenuto in considerazione che, nello specifico per quanto riguarda il vino, è lo stesso “contorno” a dettarne la particolarità.
Cura dei dettagli, progettazione della presentazione del prodotto e attenzione alle forme della confezione sono tutte peculiarità che rendono i prodotti vinicoli italiani ciò che sono, e che invece con questa proposta verrebbero meno, omologando tutti i prodotti presenti sul mercato. Perché, occorre ribadirlo, oltre alla qualità innegabile dei nostri vini anche l’involucro contribuisce a renderli così pregiati e particolari.
Inoltre, le proposte europee mirano sì ad una riduzione dell’emergenza ambientale e climatica, ma non tengono conto delle pesanti conseguenze sulla società. È di certo necessario ridurre i rifiuti, ma occorre comunque tenere conto che per farlo serve adottare una strategia graduale che non intacchi le economie degli Stati membri.
Ma anche stavolta l’Europa sembra non tenere conto delle specificità territoriali dei suoi stati, che attraverso questi tipi di obblighi rischiano di essere fortemente danneggiati in quei settori che sono fondamentali all’interno del loro sistema economico e produttivo.
Fratelli d’Italia sostiene fortemente la difesa dell’ambiente e intende utilizzare ogni strumento utile per contrastare l’emergenza climatica. Ma tutto ciò non può essere affrontato in maniera insostenibile per i cittadini e le imprese, che invece devono essere tutelati e supportati in un processo di crescita. L’unicità e la qualità dei nostri prodotti sono irripetibili e invidiati in tutti il mondo. Il vino è una delle massime espressioni dell’italianità, della sua cultura, della sua storia e della sua tradizione. È proprio per questo che Fratelli d’Italia continuerà ad impegnarsi per difendere il nostro Paese e la sua ricchezza alimentare e vinicola dai violenti attacchi esterni che sembrano non voler cessare.
Concordo pienamente con l’ottimo e necessario articolo di Cecilia.
Credo che la difesa della nostra cultura e della nostra economia, che non è per nulla in contrasto con gli obiettivi di miglioramento dell’ambiente, sia da portare avanti punto per punto con forza e fermezza.
Ma credo che questa “guerra” (tra virgolette perchè purtroppo ci sono anche altre guerre peggiori…) per la difesa della nostra cultura sia anche una battaglia per un ideale di libertà contro una mentalità autoritaria e dirigistica.
Nel governo dell’UE c’è una forte componente ideologica utopistica, che crede di poter migliorare il mondo a partire da assunti dogmatici imposti dall’alto, e che si intende imporre in via “tecnico-amministrativa” e in ogni modo sopra e contro il sentire delle persone.
In una parola una corrente politica autoritaria anti democratica, come storicamente sono tutti gli ideologi utopisti.
Ricordiamoci che le maggiori tragedie nella storia umana sono state perpetrate per raggiungere visioni utopistiche.
Gli esempi sono tanti.
Riciclare il vetro: in Italia già lo facciamo efficacemente, perchè mi si deve obbligare a farlo nel modo che piace a questi alti papaveri dell’UE? Mi viene in mente anche la crociata contro i forni a legna! E’ una cosa apparentemente piccola, ma indicativa di una mentalità ben presente nel governo della UE. O ancora il tema dell’inquinamento da parte degli autoveicoli: perchè mai lo si deve combattere imponendo soluzioni tecniche (l’auto elettrica) che magari tra dieci anni saranno superate, e già ora è dubbio siano davvero meno inquinanti dei carburanti fossili?
E così via.
Il dubbio – più che un dubbio! – è che dietro queste imposizioni stile “letto di Procuste” ci sia in realtà una vera e propria lotta economica di parte.
Ma l’aspetto ideologico autoritario “ambientalista” non è da sottovalutare, è lo schermo per nascondere gli interessi materiali di parte. Se cadesse questo “schermo”, in tanti vedrebbero il “re nudo”.
Con affetto
A.