Dante a Kyiv. “Visioni della Divina Commedia” in Ucraina. Nonostante Putin

C’era una volta Dante. A Kyiv. Il 25 marzo, data nella quale gli studiosi hanno convenuto l’inizio del viaggio dantesco nell’aldilà, è il “Dantedì”, giornata nazionale dedicata alla conoscenza del “sommo poeta”, in Italia e nel mondo. E pensare che anche in Ucraina, il 15 febbraio scorso, era stata inaugurata la mostra “Visioni della Divina Commedia”.
L’evento era stato organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Kyiv, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia, l’Ambasciata di Ucraina in Italia e i Ministeri degli Affari Esteri e delle Politiche Sociali del Paese che oggi vede il suo territorio violato e martoriato. Aperta fino al 1° di marzo, l’esposizione era stata allestita presso il “Modern Art Research Institute of Ukranian Academy Arts”, e realizzata dall’associazione “Vitaukr” e dal movimento “Uniti per Unire”. Trecentotrenta opere di artisti italiani e ucraini erano state raccolte per formare una edizione illustrata del capolavoro di Dante, con il commento critico di Giorgio Grasso.
Ma in quell’angolo dell’Oriente europeo, il 25 marzo ora non c’è. La morte, la devastazione, il terrore hanno fatto capolino e la lettura di Dante sembra dimenticata.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. Qualche analogia con l’Ucraina? No.
La celebre invettiva dantesca non calza e non può essere rivolta a questa patria antica e fieramente contemporanea. Farà al caso della Russia, semmai, matrigna più che madre, sorella minore per nascita e sorellastra maggiore per geografia, storia e mitologia politica, oggi serva dell’ex capo del Kgb; o forse dell’Europa di Bruxelles e Strasburgo, un’Europa fragile, incapace di se stessa, inconsapevole della sua storia universale, tutt’altro che fiera della sua “società aperta” e della sua libertà capaci di attraversare, scoprire e governare il mondo In barba alle fantasie geopolitiche che la vogliono divisa e alla morale “politicamente corretta” che la vuole eternamente colpevole. Ma no, proprio no, non certo è serva l’Ucraina. Sarà pure in gran tempesta, e come non potrebbe esserlo dopo una aggressione militare così feroce, ma l’antica “Rus di Kiev” è libera ed è forse la sola comunità a guardare con convinzione all’Europa e all’Occidente, ben consapevole che l’Asia è un continente politico e antropologico lontano, troppo lontano.
Ed è con questo sguardo che l’Ucraina ha voluto incontrare Dante e, con il suo genio, l’Italia e l’Europa. “C’è sempre tanta richiesta di conoscere la storia dell’Italia”, ha dichiarato al magazine Vita il professor Orest Vasylko, direttore del Centro italiano “Leonardo da Vinci” dell’Università Nazionale “Politecnico di Leopoli”. Anche il suo ateneo ha partecipato alla presentazione della mostra di Kyiv. “Tra due mesi l’ospiterà anche la nostra università”, ha aggiunto orgoglioso. Sulla pagina web istituzionale è ancora presente la locandina (https://lpnu.ua/news/lvivska-politekhnika-rozvyvaie-spivpratsiu-z-italiiskymy-partneramy-u-sferi-kultury). “Il momento finale prevediamo che sarà a Roma.”
Ma i fatti hanno sconvolto le previsioni. E i tanti progetti in cantiere sono sospesi e chissà se e quando saranno realizzati. Tra questi, la creazione di un centro cinematografico con la “Sydonia Production” di Luca Trovellesi e un programma di attività culturali e artistiche sostenuto dall’associazione “Tota Pulchra”, presieduta dal Prefetto Coaudiutore del Capitolo Vaticano mons. Jean-Marie Gervais.
A Leopoli, nella parte più occidentale dell’Ucraina, la popolazione ha una vocazione europea storica. Non ci sono i tormenti dei territori orientali, segnati dal conflitto tra russofoni con l’ossessione del nemico immaginario e ucraini che non hanno paura di vedere la cultura russa in Europa. La sua Università crede nelle relazioni internazionali, nell’apertura, nel dialogo tra culture. Fondato nella prima del Settecento, ha quasi quarantamila studenti distribuiti tra quattordici istituti e un centinaio di dipartimenti, e investe in scambi e programmi di cooperazione internazionale. “Siamo un paese di pace che ama instaurare collaborazioni. Ne abbiamo di bellissime con l’Italia”, dicevano solo qualche mese fa, a Leopoli come a Kyiv.
“La nostra è sicuramente una mentalità europea e la nostra gioventù è molto avanzata perché si confronta, per esempio, con i programmi come l’Erasmus in Polonia. Per noi ucraini è molto importante spiegare al popolo europeo che ci sentiamo Europei dentro.”
Le viscere della storia si chiamano Europa in Ucraina. E nonostante Putin anche l’identità russa prima o poi dovrà risolvere le sue secolari contraddizioni, aprendosi alla “pace universale” che proprio in Dante fu l’ideale politico per eccellenza.

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6 Commenti

  1. Dunque creiamo un costante strumento di scambi culturali con un centinaio di posti per studenti ucraini nelle nostre università, spesati di vitto, soggiorno e libri perchè si possa trovare sempre qualcuno in Ucraina, capace di parlare italiano.

  2. Smetta Zelensky and co. Di volere UE. Allargata, pericolo ben maggiore che quello odierno: Ucraina neutrale in Costituzione e riconoscimento Crimea russa e repubblike separatiste russofone x evitare il peggio x noi tutti. Dura da digerire ma è così, parola di un non violento vegetariano.

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