Scherzosi che sono questi signori che ci governano. I pezzi grossi vanno in giro tutto il giorno a dire che l’esecutivo arriverà tranquillo a fine legislatura navigando, sempre secondo loro, su un mare liscio come l’olio, salve naturalmente quelle risse che mandano in visibilio gli italiani annoiati e i giornalisti che altrimenti non saprebbero che scrivere. E, proprio per accontentare i media, anche i cosiddetti peones, cioè quei deputati o senatori arrivati in Parlamento per fortuna, carità cristiana o poderoso calcio sul lato B, e che nessuno conosce o conoscerà mai, ogni tanto si danno da fare.
Così, dopo la feroce tenzone che ha visti divisi i “gemelli diversi” Di Maio e Salvini, e che aveva come motivo del contendere termovalorizzatori sì o termovalorizzatori no, ecco i peones dar prova di sé mandando sotto il Governo sul voto ovviamente segreto di un emendamento al ddl anticorruzione. In particolare, sembra proprio che deputati leghisti abbiano votato contro il M5s sull’emendamento 1272 che ridefinisce in modo restrittivo il reato di peculato.
Così, ecco che quando meno te lo aspetti, sul grande tabellone di Montecitorio, sotto la cupola di vetro intarsiato, leggi: Presenti e Votanti… 523, Maggioranza …262 , Favorevoli… 284, Contrari …239. Approvato.
Che, ovviamente, non era quello che voleva il governo. A conti fatti, escono fuori ben 36 franchi tiratori. Infatti, si evince dal tabulato della votazione segreta che i partecipanti al voto nelle file della maggioranza erano 275 (184 grillini e 91 leghisti), ma a votare contro la proposta di modifica che aveva il parere contrario di commissione e governo, sono stati solo 239 deputati, perciò 36 esponenti della maggioranza non hanno votato secondo le indicazioni del governo permettendo così all’approvazione della norma. Naturalmente, hanno pesato anche le assenze: 9 nella Lega (Basini, Bitonci, Cecchetti, Centemero, Fugatti, Legnaioli, Segnana, Tonelli e Zanotelli) e 9 nel Movimento5stelle (Alaimo, Bologna, Dall’Osso, Ficara, Penna, Perconti, Termini, Varrica, Zolezzi). Diversi i deputati in missione, ovvero gli assenti giustificati: 25 nella Lega e 27 nel M5s. L’esame del testo riprenderà mercoledì alle 11, come segnalato sul sito stesso della Camera.
Si potrebbe dunque essere un po’ tolleranti con questi poveri peones che hanno pochissime possibilità per far notare la loro presenza, ancor più ora che alle telecamere è vietato inquadrare i deputati o i senatori che non stiano in quel momento parlando durante le varie dirette TV. E quindi si potrebbe chiudere un occhio su questo che non sembra nemmeno un particolare sgarbo al governo quanto più probabilmente frutto di errori, menefreghismo o incomprensioni, al limite di “pastette”, ma invece no. La prende male Salvini che ha faticato tanto per ammazzare qualsiasi opposizione interna e lasciare nel partito solo chi lo ama, lo apprezza e lo osanna, e che quindi non può nemmeno immaginare per un secondo che qualcuno tra le sue truppe si permetta di votare o esprimersi contro le sue decisioni. Non è permesso nemmeno a Giorgetti, suo braccio destro che ogni tanto si sbaglia, dice qualcosa di non concordato e poi deve girare giorni flagellandosi per ritrattare, figuriamoci se può essere permesso da qualche signor nessuno arrivato in Parlamento grazie ai buoni auspici della nonna, del cugino, del fratello del tal pezzo grosso eccetera eccetera. Così, il capogruppo del Carroccio, Riccardo Molinari, corre in video per affermare perentorio: “Non siamo stati noi”, sperando il capo non chieda la sua testa.
Di contro, gran cagnara dei grillini, che non vedevano l’ora per tornare a essere i giustizialisti italiani per eccellenza. Esterna il capogruppo grillino alla Camera, D’Uva: “Quello che è accaduto in Aula è un fatto gravissimo. Così non si va avanti. Noi non salviamo i furbetti dalla galera. Chi ha votato sì a un emendamento che va a favore dei delinquenti si sta assumendo una responsabilità enorme agli occhi dei cittadini”. Mah… figurati che spesso i cittadini non sanno nemmeno il nome del Presidente del Consiglio, se glielo chiedi. Comunque, non ha torto, l’emendamento passato comprime le norme del peculato.
Salvini, alla fine, è strato costretto a tornare a parlare, per dire che comunque – noi già non ne avevamo dubbio alcuno – è la sicura tenuta del governo, e anche per contrastare almeno in parte le parole durissime arrivate da Osvaldo Napoli, di Forza Italia.” “La bocciatura a voto segreto di un emendamento al ddl Bonafede è la prova materiale che la maggioranza si sta sfarinando. Al termine di giornate di contrasti su ogni tema, dalla giustizia ai termovalorizzatori al ddl sicurezza, e nel giorno in cui lo spread tocca il picco di 330 punti, la maggioranza sconfitta alla Camera su un voto segreto al ddl Bonafede restituisce la fotografia impietosa di un governo che è oltre il limite dello sbando: e’ semplicemente finito”.