Il 24 di settembre, il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il decreto che cambia le norme sull’immigrazione e sulla sicurezza nella nostra nazione.
Il decreto in questione era praticamente tutto nel programma del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) quando la coalizione si presentò alle elezioni, fa quindi oggi un po’ strano vederlo varato da un governo composto da Movimento 5stelle e Lega. Ma siccome tutto sommato questo vuol dire che i 5stelle hanno accettato molto di quanto il centrodestra auspicava venisse realizzato, non si può che non essere moderatamente soddisfatti. Moderatamente perché non tutto di quanto prevedeva il programma in questione si realizzerà – alcuni punti essenziali sono rimasti fuori – ma, come si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera, e non è detto che quanto è iniziato con questo decreto non possa poi essere presto completato magari da un governo completamente di centrodestra, come sarebbe auspicabile.
Tornando al decreto, troviamo i tre titoli principali che lo compongono: la riforma del diritto d’asilo e di cittadinanza, un capitolo tutto dedicato alla sicurezza pubblica, alla prevenzione e al contrasto della criminalità organizzata, e specifiche sull’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle varie mafie che agiscono nella nostra nazione, autoctone o straniere che siano.
Iniziamo oggi analizzando il primo capito quello dedicato all’immigrazione, e troviamo subito l’abolizione della protezione umanitaria, uno dei cavalli di battaglia di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. A leggere “abolizione della protezione umanitaria” si potrebbe pensare che abolirla sia quasi una cattiveria, se non fosse che questa forma di protezione introdotta nel 1998 dalla legge Turco Napolitano esiste solo in Italia. Infatti, la protezione umanitaria che non nasce né da obblighi internazionali né di carattere costituzionale, è una libera scelta del nostro legislatore. Prevede che la questura possa rilasciare un permesso di soggiorno tutte le volte in cui le commissioni territoriali pur non ravvisando gli estremi per la protezione internazionale, rilevino «gravi motivi di carattere umanitario» a carico del richiedente asilo. A ben vedere, però, esistono già altre forme di protezione per i migranti, e cioè il diritto d’asilo, che riguarda esclusivamente i rifugiati politici, e la protezione sussidiaria, che ha come fonte di diritto dell’Unione europea e riguarda le persone che fuggono da situazioni di grave pericolo. Va evidenziato che negli ultimi anni dei migranti arrivati sul nostro territorio, solo l’8% ha ottenuto il diritto d’asilo e il 9% la protezione sussidiaria. Un altro 25% ha ottenuto la protezione umanitaria – che si è dimostrata così solo una norma per allargare le maglie della protezione sussidiaria – mentre il restate 58% è risultato immigrato irregolare a tutti gli effetti.
Pur eliminando la protezione umanitaria, il nuovo decreto prevede che venga introdotto un permesso di soggiorno in alcuni casi speciali, tipo per le vittime di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, per chi necessita di cure mediche perché in uno stato di salute compromesso, per chi proviene da un paese che si trova in una situazione di “contingente ed eccezionale calamità”. È previsto anche un permesso di soggiorno per chi si sarà contraddistinto per “atti di particolare valore civile”.
Il nuovo decreto aumenta da 90 a 180 giorni il periodo in cui i migranti possano essere trattenuti nei Centri di permanenze in attesa di rimpatrio (Cpr). E’ anche previsto che i richiedenti asilo possano essere trattenuti negli hotspot per un periodo massimo di 30 gg, dove dovrà essere accertata la loro identità e la cittadinanza. Inoltre, i migranti ritenuti irregolari potranno essere trattenuti negli uffici di frontiera con l’autorizzazione del giudice di pace su richiesta del questore, qualora non ci sia disponibilità di posti nei Cpr. E’ previsto lo stanziamento di più fondi per i rimpatri: 500mila euro nel 2018; un milione e mezzo di euro nel 2019; un milione e mezzo nel 2020.
I reati come violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, furto, furto in appartamento, minaccia o violenza a pubblico ufficiale, nel nuovo decreto estendono la lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione sussidiaria. Perderà protezione internazionale e sussidiaria anche quel migrante che abbia presentato domanda e che nello stesso periodo abbia in corso un procedimento penale per i reati che in caso di condanna in terzo grado di giudizio comporterebbero la perdita dei benefici richiesti. Perdita che avverrà anche nel caso in cui il migrante, se rifugiato, dovesse tornare anche temporaneamente nel suo paese d’origine.
Il Sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (Sprar, sistema di accoglienza ordinario che è gestito dai comuni italiani), sarà limitato solo a chi è già titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati. Inoltre, i richiedenti asilo non potranno iscriversi all’anagrafe e non potranno quindi accedere alla residenza. Un’altra novità prevede che la domanda per l’acquisizione della cittadinanza, possa essere respinta anche se presentata da chi ha sposato italiani. In più, è prolungato fino a 48 mesi il termine per la concessione della cittadinanza sia per residenza sia per matrimonio. Sarà inoltre possibile negare o revocare la cittadinanza a chi sia macchiato di reati di terrorismo, il tutto entro tre anni dalla condanna definitiva.
Adesso, per completare il tutto, sarebbe auspicabile che si realizzasse quello che Fratelli d’Italia ha richiesto a gran voce: una soluzione reale all’invasione che subiamo grazie a un blocco navale a largo delle coste libiche, per impedire ai barconi di partire, e la costituzione di zone sicure in nord Africa, anche attraverso una missione militare se fosse assolutamente necessario, dove vagliare le richieste asilo e di protezione sussidiaria, per arrivare subito dopo a una distribuzione equa degli aventi diritto in tutti e 27 gli stati membri della UE. Speriamo sia questo un prossimo passo del governo. O speriamo che un nuovo governo di centrodestra arrivi presto e risolva la questione.