Deborah Vanini: il coraggio di una madre che ha scelto la vita

Un figlio è il senso della vita. Chi è mamma o papà ha cominciato a capirlo dal momento in cui ha saputo che lo sarebbe diventato, e lo ha realizzato compiutamente nell’esatto istante in cui lo ha visto venire al mondo. Ascoltare per la prima volta il suo cuore che batte, stupirsi per la bellezza dei suoi lineamenti guardando un’ecografia, fantasticare su ciò che farà da grande, sceglierne il nome, l’attesa impaziente del suo arrivo e poi… il primo vagito, lo scambio di sguardi e carezze tra mamma e papà, e quei primi, indimenticabili minuti passati a osservarlo.

Le sue manine così piccole, e lì fuori un mondo tanto grande e feroce. Lo proteggerò, a costo della mia vita. Pensi. Tra i tanti dubbi che ti assalgono, su questo principio non c’è discussione. Proteggere la vita che hai contribuito a creare è un istinto primordiale, tra le cui righe è probabilmente scritto il motivo per cui siamo stati creati e siamo qui, oggi, ognuno con il proprio scopo, ma anche con sue croci da portare.

Tutto questo mi ha attraversato l’anima stamattina, non appena ho letto su La Provincia di Como la storia di Deborah Vanini, giovane madre comasca scomparsa a soli 38 anni. Una testimonianza di coraggio, amore e forza straordinaria. Una vicenda dolorosa ma profondamente umana, che racconta di una mamma pronta a tutto per la vita della sua bambina.

Il 22 settembre scorso, Deborah aveva condiviso sui social un post che oggi risuona come un manifesto di amore incondizionato. Nel suo messaggio, raccontava il momento in cui la sua vita cambiò per sempre: «Il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, ho scoperto anche di avere un tumore al quarto stadio. Uno shock. Avevo una vita da sogno fino al giorno precedente. Dalla notizia più bella alla più brutta in 25 secondi netti. Dalla gioia più grande alla disperazione più assoluta.»

Nonostante il dolore e le difficoltà, Deborah non si è mai arresa. Ha affrontato esami, farmaci, dolori e paure con una determinazione che l’ha portata a scegliere la vita di sua figlia Megan, sacrificando la sua stessa possibilità di guarire. «Mesi e mesi di esami, giorni in ospedale, visite estenuanti e dolorose… Scelte. Scelte più grandi di noi, sulla vita che avevamo creato. Messi davanti alla più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli.»

Le sue parole trasmettono tutto il peso di una scelta straordinaria, ma anche la speranza e la forza che l’hanno sostenuta nei momenti più bui. Deborah ha trovato conforto nelle persone che le sono state accanto, dal personale del Niguarda agli amici, alla sua mamma e soprattutto al suo compagno, che ha definito «la vera roccia della mia vita».

Nonostante le difficoltà, Deborah ha descritto la nascita di Megan come un miracolo. «Il primo vero miracolo, nonostante tutto, comunque è avvenuto il 18 settembre 2024, alle 12:15. Si chiama Megan, nata a 35 settimane e pesa 1.900 kg.» La piccola Megan è diventata il simbolo della battaglia di Deborah, una luce in mezzo alla tempesta. Come ha scritto lei stessa: «Forse tu non lo sai ancora, ma mi hai letteralmente salvato la vita.»

Una scelta, quella di Deborah, che da sola spiega non soltanto il senso, ma anche il valore della vita dei nostri bambini. Senza i quali – in questi tempi in cui c’è che vorrebbe convincerci che 2+2 fa cinque è bene ricordarlo – l’umanità stessa non esisterebbe. 

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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