Deficit democratico, il vero problema dell’Europa è quando non ascolta i cittadini

In Europa c’è un problema di democrazia. E non solo riguardo la questione del deficit democratico delle Istituzioni europee, secondo il quale sarebbe troppo minuto il peso delle elezioni nella scelta dei vertici comunitari. Il problema vero si pone quando le votazioni ci sono, impongono per forza di cose una lettura univoca dei suoi risultati, ma puntualmente questi non vengono rispettati. Quando, cioè, si trova il modo per non ascoltare il messaggio lanciato dai cittadini.

Inciucio europeo

Partiamo proprio dall’Europa, intesa come Unione europea. Nella grande maggioranza dei casi, si è votato per il rinnovo del Parlamento europeo lo scorso 9 giugno. In Italia si è spalmata l’apertura delle urne anche su sabato 8 giugno. Alcuni tra i 27 Stati membri hanno optato pure per il voto venerdì 7 giugno. Questo, però, non è rilevante: piuttosto, c’è da considerare l’importantissima crescita dei partiti di destra in tutto il continente. Talvolta sottoforma di riconferma (ad esempio in Italia, dove il centrodestra ha visto crescere i suoi consensi di 3 punti percentuali rispetto alle politiche del 2022), talaltra effettivamente con un vero e proprio boom del partito di riferimento: in Francia il caso più eclatante, dove il feudo liberal del presidente uscente Emmanuel Macron è stato totalmente spazzato via, come un castello di sabbia dopo una folata di vento, dal Rassemblement National di Marine Le Pen, con un 33% che ha fatto preoccupare, e non poco, il successore di Re Sole. Tanto che il leader di Ensemble ha richiesto lo scioglimento anticipato delle Camere per provare il tutto per tutto e salvare il salvabile. Ecco, di fronte a questa situazione he si è ripetuta più o meno fedelmente nel resto degli Stati membri, come è stato possibile che, alla fine, la maggioranza Ursula, quella formata da socialisti di S and D, dai popolari del Ppe e dai liberal di Renew Europe, sia stata riconfermata alla guida della Commissione europea? È presto detto: tramite un inciucio. Proprio quelli a cui siamo abituati qui in Italia: Ursula von der Leyen ha scelto di aprirsi ai Verdi e alla loro cinquantina di consensi per mantenere in vita una coalizione che altrimenti, a causa dei franchi tiratori, non avrebbe avuto i numeri per farlo. E chissenefrega se i Verdi sono i veri sconfitti delle elezioni, quelli che hanno perso il maggior numero di seggi in Parlamento: senza sapere neppure come, si sono ritrovati a guida dell’Europa. In pratica, contro il consenso dei cittadini: se non è un pericolo per la democrazia questo…

Le virtuose: Francia e Spagna

Portando avanti la rassegna, è successa la medesima cosa anche in Francia. Ricollegandoci a quanto raccontato poc’anzi, c’è subito da chiarire che l’Assemblea generale è in balia di una legge elettorale, per così dire, non proprio efficace, e non proprio fedele al risultato effettivo. Lungi da noi criticare una legge democraticamente scelta dai parlamentari francesi, ma come è stato possibile che il Rassemblement National, alle politiche, sia riuscito a prendere 3 milioni di voti in più rispetto alle due coalizioni che lo precedono nella classifica finale? Anche questo, è presto detto: l’accordo meramente elettorale tra Mélenchon e Macron ha fatto sì che, nel secondo turno di ballottaggio, i voti delle due coalizioni finissero per favorire il più forte dei due nei singoli collegi. E ora, infatti, la Francia si trova in balia degli eventi, non sa ancora chi sarà il prossimo presidente e il prossimo primo ministro, e chissà quanto ancora i cittadini francesi non vedranno il proprio governatore. Battere le destre pure a costo dell’ingovernabilità. Ingovernabilità anche spagnola: a Madrid, la maggioranza del socialista Pedro Sanchez è appesa a un filo. Un filo chiamato indipendentisti catalani: pur di arrivare al potere, Sanchez è sceso a patti con il Junts per Catalunya, un partito di destra che, spesso e volentieri, gli mette qualche sgambetto. Il compromesso si basa sulla legge dell’amnistia, che libera i politici catalani dai reati commessi nel tentativo di ottenere l’indipendenza della Catalogna. La politica che blocca la magistratura per interessi. Questo, però, deve essere sfuggito alla Commissione europea mentre emanava delle raccomandazioni a Roma per il mantenimento dello Stato di diritto. Il primo vero pericolo per la democrazia, in realtà, si ha quando le esigenze e i messaggi dei cittadini non vengono ascoltati.

Redazione
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La Redazione de La Voce del Patriota

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