A Roma c’è un luogo bellissimo, proprio al centro, con vista sul Colosseo, che si chiama Colle Oppio. E’ un grande giardino all’interno del quale ci sono le rovine della Domus Aurea, che fu la villa urbana costruita dall’imperatore Nerone dopo l’incendio che devastò Roma nel 64 a.C. Sebbene già da dopo la morte di Nerone la villa, che in realtà non fu mai terminata, abbia subito moltissime traversie, dal 1980 è stata inserita nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Ciononostante, il giardino che la circonda si trova spessissimo in stato di incuria e degrado. A peggiorare la situazione, proprio accanto alla Domus Aurea c’è una sede della Caritas che assiste per lo più extracomunitari. Va da sé che con il tempo questo popolo di sbandati, spesso senza casa, abbia eletto il giardino di Colle Oppio a dimora. Non è raro, soprattutto in primavera e in estate, vedere decine di persone dormire all’addiaccio, su giacigli di fortuna organizzati con cartoni o vecchi materassi o lavarsi alle fontanelle del parco, magari completamente nudi davanti alle poche persone che ancora frequentano quei luoghi per una passeggiata.
Ebbene, proprio ai margini del giardino, in un angolo, c’è un blocco di tufo in cui chissà quando fu scavata una grotta. La grotta, nel dopoguerra venne utilizzata come sede del MSI, e poi via via di Alleanza Nazionale e, infine, di Fratelli d’Italia. La grotta, inizialmente priva di tutto, nel corso dei decenni è stata ristrutturata dai ragazzi delle organizzazioni giovanili dei vari partiti che vi si sono succeduti, Fronte della Gioventù prima e Azione giovani dopo. I ragazzi hanno dato alla grotta una scala di legno solida, un pavimento, hanno cercato di rasare le mura sebbene siano ancora di tufo, hanno portato e pagato l’elettricità, e hanno aperto una piccola finestra in un lato, a livello del terreno, solo per cercare di contrastare l’umidità. Non è che il risultato sia stato eclatante, ma meglio di niente per farne una sede politica, per incontri, stesura di documenti e manifesti, organizzazione di manifestazioni e conferenze, nonché qualche festa goliardica che non ha mai infastidito nessuno, a parte certa dubbia umanità che di notte frequenta il parco. Anni fa, poi, quando ad AN è subentrato Fratelli d’Italia, il partito della Meloni ha iniziato a pagare un canone al Comune di Roma, in attesa che la posizione di affittuario venisse sanata. Così però non è stato, nel bel mezzo delle trattative, Virginia Raggi ha pensato bene di mandare i vigili urbani all’alba per mettere i lucchetti al locale. E così la storica sede della destra romana, dopo 70 anni e dopo aver resistito ad amministrazioni anche di estrema sinistra, è stata travolta dalla “furia” iconoclasta della grillina discepola di Previti.
Una furia, bisogna dire, che la Raggi non è stata capace di applicare ai numerosissimi centri sociali presenti in città, nessuno dei quali paga una lira di canone ma spesso si avvalgono anche dell’energia elettrica comunale, ovviamente senza pagare nemmeno quella. Così, se il momento non fosse stato triste e toccante, vedere ieri Virginia Raggi accorrere ai via dei Lucani 22, dove una ragazzina di 16 anni è stata barbaramente trucidata e violentata da più individui che frequentano un palazzo degradato dove tutti sanno che si spaccia droga, ci si prostituisce, si scambia merce rubata senza che nessuno se ne occupi, avrebbe fatto ridere.
La domanda è: possibile che Virginia Raggi tra i tanti stabili romani occupati, devastati, covi di umanità perduta, abbia pensato bene di mettere i sigilli a Colle Oppio, sede di partito, luogo ristrutturato da varie generazioni di ragazzi armati solo di tanta buona volontà, da cui tra l’altro il comune percepiva un canone, ed era in atto una contrattazione per aumentarlo? Senza considerare che, tra i tanti stabili occupati, Colle Oppio è sicuramente il meno interessante, visto che al massimo potrebbe essere affittato come magazino, visto che non possiede nemmeno un bagno, è servito da un’angusta scaletta e non si adatta nemmeno ad ufficio.
Misteri dell’amministrazione grillina, che dopo aver promesso mari e monti in campagna elettorale, ha abbandonato la città a se stessa, arrivando a non rinnovare gli appalti per la manutenzione del verde pubblico, per la pulizia di feritoie e dei colatoi ostruiti da spazzatura e foglie, e per la disinfestazione da zanzare, blatte e topi. Ed ecco così rami ed alberi che cadono sulla testa degli incolpevoli passanti a ogni folata di vento, e strada allagarsi a ogni temporale, e l’arrivo in città per la prima volta nella storia della Capitale, della Chikungunya , una malattia esotica trasmessa dalle zanzare tigre. E questa è solo la punta dell’iceberg… E meno male che avrebbe dovuto essere l’amministrazione del cambiamento!