I generali e il ‘momentaneo’ ministro presidenziale, Jerjes Justiniano, ne hanno a lungo parlato venerdì sera. “Chiamiamo a raccolta assolutamente tutti i settori e i movimenti sociali allo scopo di raggiungere la pacificazione del paese in modo che tutti insieme ci si possa sedere intorno a un tavolo di dialogo … Ci appelliamo a tutti i settori compreso il settore est del dipartimento di Cochabamba’, ha detto proprio Jerjes Justiniano in una conferenza stampa tenuta al Palacio Quemado.
Durante l’impegnativa giornata, vari settori e movimenti sociali si sono mobilitati a La Paz, capitale dello stato, e a Cochabamba per rispettare il Wiphala, cioè la bandiera quadrata, rappresentativa dei popoli nativi che vivono nei territori andini e che facevano parte del Tahuantinsuyo, l’antico Impero Inca. Tuttavia, il settore della coca Chapare relativo al Movimento per il socialismo, ha avuto un pesante scontro con le forze dell’ordine. Gravi tafferugli che hanno lasciato diverse persone ferite proprio nel dipartimento centrale di Cochabamba. Justininiano ha affermato che la presidente ad interim dal 13 novembre scorso, Jeanine Áñez, dati questi fatti, è molto preoccupata ed è per questo che lo ha incaricato di andare a Cochabamba per stabilire un dialogo con l’industria della coca legata al presidente dimissionario Evo Morales.
Un confronto purtroppo non andato a buon fine quello nel dipartimento di Cochabamba. Ci sono stati infatti scontri che hanno determinato la morte di almeno otto persone, e il numero è ancora provvisorio, oltre a 22 persone ferite. Il presidente Áñez, a questo punto, si è vista obbligata a convocare un gabinetto di emergenza che affrontasse la situazione e trovasse le giuste contromisure per risolverla senza ulteriori spargimenti di sangue.
Alle forze armate e alla polizia nazionale è stato richiesto di informare costantemente le autorità sull’evolversi della situazione che per ora appare oltremodo critica e preoccupante, come ha spiegato sempre Jerjes Justiniano, il rappresentante della presidenza. L’avvocato Justiniano ha anche sottolineato che i rappresentanti dei contadini, degli indigeni, dei consigli scolastici, dei lavoratori, dei consigli di quartiere, dovrebbero partecipare al tavolo di dialogo, anche soltanto allo scopo di pacificare il paese perché – ha affermato – quello attuale è un governo di transizione che ha il mandato di convocare le nuove elezioni, ma anche di cercare la pace dei boliviani.
‘Stiamo cercando di evitare che scoppi una guerra civile, ecco perché chiediamo calma e sensibilità a tutti. Cerchiamo volontà al dialogo, per sederci a un tavolo dove questi movimenti sociali, questi popoli originar, possano dirci quali sono le loro preoccupazioni. In modo che poi noi si possa dimostrare che quello attuale non è un governo senza sole e senza luna ‘, ha insistito Jiustiniano, per poi concludere che le cose buone realizzate dal precedente governo non verranno rimosse ma anzi nel caso saranno ampliate, i progetti già approvati o in corso di approvazione non saranno bloccati e quelli in corso di realizzazione verranno tutti conclusi.