Domande record da Egitto e Bangladesh: proprio i Paesi “favoriti” dalle toghe rosse

Da Parigi, ieri, è arrivata la conferma che l’operato del Governo Meloni contro l’immigrazione clandestina non può fermarsi. E che tale strategia, dopo due anni di governo ben strutturata, non può sottostare alle decisioni chiaramente arbitrarie prese da parte di alcuni giudici. L’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha rivelato che l’Italia “ha conosciuto un aumento di circa il 70% delle richieste d’asilo nel 2023 rispetto al 2022, diventando così la quarta destinazione tra i Paesi europei appartenenti all’Ocse e la settima tra i paesi dell’Ocse”. Il 2023 è stato l’anno dei record: “Con 130.000 nuove richieste – si prosegue nel documento – l’Italia ha superato il suo record precedente del 2017 (126 000)”. E c’è da dire che, com’è risaputo ma come la sinistra cerca di nascondere, l’Italia è tra i Paesi più accoglienti: “Sulle 46.000 decisioni prese nel 2023, 48% sono state positive”.

Ai primi posti Bangladesh ed Egitto

Il punto della questione che andiamo ad analizzare, come fatto notare da La Verità questa mattina, è che occupano le prime posizioni tra le nazionalità più numerose, quelle del Bangladesh e dell’Egitto. I due Paesi (si aggiunga pure la Tunisia) che, pur essendo stati inseriti nella lista dei Paesi sicuri stilata dal Governo, sono stati dichiarati viceversa insicuri dai giudici, precludendo la possibilità di rimpatrio accelerato per chi proviene da quelle terre. Con il conseguente rallentamento dell’accordo in Albania, verso cui possono dirigersi soltanto i migranti maschi irregolari e provenienti dai Paesi sicuri. Così facendo, i giudici hanno deciso che i cittadini bengalesi ed egiziani non possono essere portati in Albania e da lì celermente rimpatriati. Il motivo non è subito chiaro: in quei Paesi non c’è un totale rispetto verso alcune minoranze, per gli omosessuali in Bangladesh e per i dissidenti politici in Egitto. Eppure il migrante, pur non dichiarandosi appartenente a tali categorie, non può essere rimpatriato. Ora è tutto più chiaro, no?

Per pura coincidenza, a quanto pare, le toghe tinte di rosso hanno inteso “favorire” l’ingresso in Italia proprio delle nazionalità più prolifiche in quanto a richieste di asilo. Si tratta a tutti gli effetti di farli entrare in Italia: per loro, infatti, non può essere utilizzata la procedura accelerata, ma i giudici dovranno decidere secondo il rito ordinario. In questo modo il trattenimento richiesto dai questori decade e il migrante, che pure non è omosessuale o dissidente politico, dunque non corre nessun pericolo nel tornare in Patria, può liberamente muoversi in Italia in attesa della sentenza definitiva. E aspettandola può far perdere le sue tracce, lavorare in nero, magari unirsi alle mafie oppure a organizzazioni terroristiche e girare l’Europa come meglio crede. Molto spesso non è così, ma abbiamo sentito troppo spesso notizie di migranti irregolari che commettono reati o crimini.

L’impasse dovrà durare ancora per un po’. I giudici italiani hanno chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione europea se quale, tra legislazione comunitaria e italiana, dovrà essere seguita in caso di discrepanze, la sua risposta non arriverà a breve. Il Governo nel frattempo ha risposto alzando il rango della lista dei Paesi sicuri, da decreto interministeriale a decreto legge, più difficile da evitare, facendo innervosire i giudici politicizzati. La nave Libra ha ripreso a prelevare dal Mediterraneo i clandestini trasportandoli poi in Albania, nei due centri di Shengijn e Gjader. L’Europa, entro il 2026, si doterà di una lista propria di Paesi sicuri, che eluderà il requisito della territorialità, ossia quello per cui un Paese è sicuro solo se è tale in tutto il suo territorio. Così, per esempio, il migrante bengalese ed eterosessuale dovrà essere rimpatriato.

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