Dopo l’arrivo del candidato repubblicano Donald Trump, alla conferenza tenutasi proprio oggi nella città americana di Milwaukee, gli spettatori ne hanno elogiato la comparsa ed il trionfo come fosse un vero e proprio eroe. L’orecchio destro è ancora bendato a causa del proiettile ricevuto dopo lo sparo dell’aggressore, ma la sua presenza sorridente e sicura nei confronti del futuro fa ben sperare per tutti coloro che adesso hanno scelto per un cambiamento politico radicale in America, dopo gli anni bui del Governo Biden.
Trump avrebbe alzato di nuovo il pungo in alto in segno di vittoria, per dimostrare a tutti i partecipanti che la libertà vince sempre sulla violenza e sull’odio politico, perché azioni di questo genere non faranno altro che confermare la caratura di tutti coloro che sostengono il pensiero unico e magari hanno anche il coraggio di definirsi democratici.
Il coro “USA!USA!” intonato da lui e dai i suoi sostenitori presenti in sala, dimostra che la resa non sia un’opzione contemplabile: al fuoco della vigliaccheria, il Tycoon preferisce il confronto e il dibattito serio su tutte quelle tematiche fondamentali in ambito nazionale ed estero. Da oggi in poi, anche in considerazione dell’ultimo attentato nei confronti del Candidato blu, la campagna elettorale dei democratici americani sarà tutta in salita.
Dal palco, Donald Trump ha dichiarato che i democratici vorrebbero imbrogliare e che lo faranno: un appello che ha lo scopo di mettere in guardia tutti coloro che lo sostengono dai possibili stratagemmi che la sinistra potrebbe adottare per vincere ad ogni costo. Insomma, anche le convinzioni dei Repubblicani sembrano convergere verso l’idea che i Reds non siano effettivamente dei grandi campioni d’onestà in termini politici.
Dopo gli ultimi eventi non si può certo dire che la scelta popolare tenda univocamente verso l’area progressista, specialmente perché in molti si sarebbero aspettati una condanna verso simili gesti ed una prontissima solidarietà nei confronti dell’ex Presidente americano. Inutile dire che nessuna delle due ipotesi abbia preso vita fino a questo momento. L’unica preoccupazione di Biden concerne la temperatura politica del rancore, peraltro un sentimento quasi completamente generico e privo di profondità.
A questo punto, se ai Democratici non interessa minimamente solidarizzare con i propri rivali, potrebbero almeno dimostrare di volersi impegnare negli ultimi mesi per evitare di lasciare ai posteri una situazione politica dilaniata dagli errori e dalle sconfitte nazionali e diplomatiche d’ogni genere.
Tuttavia, sembra che questa eventualità sia quasi impossibile, gli ultimi hanno avuto anni per confermarsi come il “cuore pulsante” della libertà americana, eppure alla fine del mandato non hanno lasciato che un’impronta sbiadita sulle pagine di storia dal punto di vista politico. Invece, sul piano ironico, sono riusciti a rimediare alcune macchiette niente male per gli imitatori cabarettisti: della serie, ci fanno piangere ma anche sorridere vista la loro disarmante impreparazione. Quanto a Biden, il personale contributo al deterioramento del suo partito con un ricco varietà di figure barbine, non farà svanire esclusivamente la credibilità dei democratici, ma insidierà anche le nuove maggioranze all’interno degli apparati istituzionali.
Nell’ultimo convegno, Donald Trump ha presentato il suo Vice per il futuro mandato alla Casa Bianca, il suo nome è J. D. Vance: attualmente il 39enne ricoprirebbe la carica di Senatore, ma a breve potrebbe rivestire il secondo ruolo più importante per gli USA.
Biden si è anche detto preparato per affrontare un nuovo dibattito televisivo con Donald Trump: Sleepy Joe sembra non riuscire ad evitare proprio di fare figure becere davanti alle telecamere, forse deve aver dimenticato com’è andata l’ultima volta.
La differenza tra i due schieramenti si nota moltissimo e non manca molto prima che questa si realizzi in via definitiva: tecnicamente il Repubblicani non hanno bisogno di qualcuno che gestisca la comunicazione elettorale per loro, se ne occupano benissimo i democratici svilendosi autonomamente con scelte plebiscitarie all’insegna del pessimo tempismo.