Si chiama Leonardo Donno la nuova figura di spicco del Movimento Cinque Stelle. Un nuovo pupillo, promette bene, in linea con le storiche direttive del partito, quando ancora era ai tempi del Vaffa-day. Potrebbe essere, in effetti, un buon successore del comico Grillo.
Il fatto è già noto, anche grazie ai video che sono circolati in rete con i quali anche Fratelli d’Italia ha di fatto preso in giro il deputato grillino, che in Aula non solo ha iniziato a sbraitare e ad agitarsi in malo modo, non certo consono all’Aula di cui fa parte. Donno ha anche commesso un gesto francamente brutto: un lancio rabbioso di banconote verso i banchi del governo. “Con voi – ha detto il pentastellato – sono tornati i privilegi della politica e la casta. Milioni di italiani sono indignati, disgustati. Ci tenete proprio a prendere i soldi a queste persone? Non ne avete abbastanza? Volete più soldi per i vostri privilegi? Prendetevi anche questi e compratevi delle belle maschere per nascondervi dalla vergogna”. Forse per iscritto rende poco, ma immaginate: una voce sforzata e rauca verso l’urlo, il microfono che non ha retto i decibel e ha iniziato ad amplificare male il suono, Donno paonazzo che si agitava con le braccia, la giaccia tutta scomposta e poi il lancio carico di rabbia verso il governo. A momenti colpiva la sua compagna di banco.
Le banconote sono fogli di carta, trovano la resistenza dell’aria e fanno poca strada. Anzi, alcune gli ritornano contro. È forse un segno del destino: gli antichi avrebbero parlato di Fato, gli indiani di Karma. Ma da quale pulpito adesso i contiani imputano al governo una svolta a favore della casta? Ipocrisia pura: avevano inventato il ruolo del garante solo per permettere al fondatore Giuseppe Grillo di restare nel partito e di percepire 300mila euro all’anno per fare nulla, salvo poi silurarlo quando la sua presenza era diventata troppo ingombrante. Il Movimento Cinque Stelle è il partito che ha inventato misure quali il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus, che hanno dilaniato il demanio pubblico. Il primo doveva aiutare i più deboli a sostenersi durante la ricerca di un nuovo lavoro, una misura temporanea insomma, ma poi è diventato una sorta di sistema clientelare legalizzato: la folta massa di percettori avrebbe garantito il bacino elettorale di chi provvedeva a sostenerli. E infatti, eliminato il Reddito, finito i consensi per il Movimento (anche se un certo calo – dal 33 al 9,99% – è imputabile a tanti altri fattori e fallimenti). Il Superbonus invece avrebbe dovuto aiutare un settore in difficoltà durante la pandemia come quello immobiliare, ma ha finito per ristrutturare pochissime case (il 4%), soprattutto seconde case, villette e persino castelli: se i fruitori erano proprietari di immobili, era impossibile che sarebbe stata una misura vicina ai più deboli. Centinaia di miliardi andati in fumo così. Non è dunque questo il governo che sperpera soldi, caro Donno.
Il parlamentare del M5S era diventato già famoso per una sfuriata simile avvenuta durante l’anno: si parlava di autonomia differenziata e Donno tentò di avvolgere con un tricolore il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli. Scoppiò il putiferio e ci andarono di mezzo anche alcuno deputati della Lega sceso per difendere il ministro. La nuova scenata di Donno, però, ha chiarito che pure in quel caso non fu una vittima, come avrebbero voluto farci credere.