“Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano”. Il commento, ironico, di Giorgia Meloni, che pure ha scatenato polemiche, come del resto ogni altra parola che la leader pronuncia, ci parla di una realtà che al solo raccontarla, poco ci si crede. Ma intanto, giorno dopo giorno, continuano a sbucare fuori, come un coniglio dal cilindro di un mago, nuove informazioni, scoop, articoli di giornale che riportano un nuovo caso di spionaggio. Quello su cui indaga la procura di Bari, svelato per primo dal Domani (non certo un giornale conservatore), è forse il più plateale: un impiegato di Intesa Sanpaolo che accede a migliaia di conti correnti di personaggi pubblici ma anche di normali cittadini. È indicativo che tra i primi compaiano soprattutto nomi legati al centrodestra e al governo. In primis Giorgia Meloni che, ieri sera nell’intervista rilasciata al Tg5, non è apparsa certo stupita dell’ennesimo caso di dossieraggio.
Gli interessi
Il paragone che la premier ha fatto è con il ladro e il ricettatore, con il primo che ruba i gioielli e il secondo che li rivende: “Io penso – ha detto la premier – che stia accadendo la stessa cosa col mercato delle informazioni: penso che ci siano dei dipendenti pubblici e privati che prendono illegalmente delle informazioni e le vendono sul mercato”. La vera domanda è sapere a chi le vendono, ci indagherà la magistratura dalla quale Meoni spera di conoscere qualche informazione in più. Si capirà se l’impiegato della banca rispondeva per sé o faceva parte di un sistema più grande di compravendita di informazioni private. Certo, a pensar male si fa peccato, ma non ci vuole una laurea ad Oxford per comprendere che “presumibilmente ci sono dietro interessi”. Anche perché, al centro del caso, ci sono soprattutto nomi legati alla maggioranza: da Giorgia Meloni a sua sorella Arianna, dall’ex compagno della premier Andrea Giambruno al presidente del Senato Ignazio La Russa, dal ministro della Difesa Guido Crosetto al ministro del Turismo Daniela Santanché, fino al governatore del Veneto Luca Zaia.
“Non sono ricattabile”
La privacy è stata violata e informazioni delicate saranno trapelate. Difficile pensare che si stesse cercando qualcosa in particolare, ma in qualche modo l’intento era quello di trovare quell’informazione a cui appigliarsi che avrebbe infangato l’immagine dell’interessato. In questo, Giorgia Meloni ci ha visto una buona notizia: “La mia vita – ha sostenuto la premier – è stata proprio passata allo scanner e non si è trovato niente. E forse questa è anche la ragione per la quale io sono così dossierata: perché in questa Nazione ci sono probabilmente i gruppi di pressione. I gruppi di pressione non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare, che non si può ricattare e allora magari tentano di toglierselo da torno con altri strumenti”. La sentenza finale: “Temo che non ci riusciranno”.
Ma Giorgia Meloni resta a guida della Nazione
Fattuale. Non è vittimismo, come sostenuto da un indecente Giuseppe Conte, che su Facebook, pur dinanzi all’evidenza dei fatti, scrive alla premier “il complotto, te lo sei fatto da sola”. Da mesi Giorgia Meloni è il bersaglio preferito di spionaggi, di fake news, di insinuazioni inventante e niente, il primo Presidente del Consiglio donna della storia italiana è ancora lì, a Palazzo Chigi, a governare la Nazione, con un attaccamento poche volte visto primo: chi, del resto, sarebbe resistito così tanto e così al lungo a pressioni del genere? Chi riuscirebbe a sopportare il peso di essere paparazzato, pedinato, spionato al fine non di semplice gossip, normale per una persona pubblica, ma per tentare di sgambettare e infangare al primo, minimo, anche inesistente errore? Ma la realtà è un’altra: all’ennesimo dossieraggio, non hanno trovato nulla di compromettente e, piaccia o non piaccia a chi pilota questi congegni, Giorgia Meloni resta il Presidente del Consiglio di questa Nazione, il primo, dopo troppi anni, a godere finalmente del pieno consenso dei cittadini.