Si infittisce il mistero riguardo quella lettera attribuita a Giovanni Russo, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ai tempi dei dossieraggi di cui è accusato l’ex finanziere Pasquale Striano. Il testo approda in Tv, spiattellata davanti ai telespettatori da Massimo Giletti, durante il suo programma “Lo stato delle cose” su Rai3. Il mistero si infittisce perché quella lettera, risalente al 2020, sembra proprio essere una chiara denuncia delle anomalie di cui Russo si era accorto: informazioni delicate trapelavano troppo facilmente e l’ex sostituto procuratore era convinto che fosse proprio Striano il possibile responsabile.
La richiesta dell’immediato allontanamento
Secondo quanto racconta Russo, il magistrato aveva assegnato all’allora cancelliera della Dna Emilia Gentile l’incarico di analizzare tale anomalie, incarico che secondo le disposizioni di Russo doveva essere assegnato al maresciallo Mucciaciaro. Ma Striano si impossessa dell’incarico, che svanisce nel nulla. Da qui, la lettera di Russo a De Raho, in cui si legge che Striano “riferiva di avere consegnato l’informativa finale al collega Antonio Laudati, stante la mia assenza, affinché fosse sottoposta al Procuratore nazionale”, aggiungendo di escludere che “il collega Laudati abbia avuto contezza del fatto che lo Striano ha irritualmente pescato la pratica tra quelle già assegnate allo scrivente”. Poi i toni si fanno ancora più aspri verso Striano: “Tale comportamento presenta plurimi profili di gravità, in quanto lo Striano ha avuto accesso a pratica non assegnatagli e ha potuto decidere in totale autonomia di sottrarla al normale ciclo di lavorazione”. Infine, la denuncia, chiarissima: la richiesta a De Raho di “immediato allontanamento dell’ufficiale in questione”, seguita dall’esigenza di “riaffermare le modalità sicure per la gestione degli approfondimenti investigativi”. A rischio migliaia di informazioni delicate e personali, “veicolate attraverso canali impropri a un numero di soggetti non noto”.
Chi avrà detto la verità?
Ci sono delle anomalie nella lettera, come lo stesso Giletti in studio non nasconde: il documento “non è protocollato”, come mostra uno zoom della telecamera, “non compare neanche la firma” di Russo. E De Raho dal canto suo nega di aver ricevuto la lettera pur non negando la sua esistenza (ormai sarebbe inutile). “Il procuratore Russo dice che ha incontrato Cafiero De Raho, si sono parlati a lungo”, sostiene Giletti, mentre De Raho in Procura ha negato, come spiegato ancora dal conduttore, di “aver parlato con Russo di questo argomento, del tenente Striano che faceva dossieraggi”. Ma la domanda del conduttore, cauto come giusto che sia nell’emanare sentenze (“non siamo un tribunale”, ripete a più riprese), è chiara: “Sono magistrati importanti: chi avrà detto la verità?”. Tuttavia, un fatto deve ancora essere valutato, al di là della discrepanza tra le versioni di Russo e De Raho. È presto detto: De Raho nega qualsiasi suo coinvolgimento, anche negligente, nei fatti di Striano, ma le informazioni smettono di trapelare proprio nel 2022, quando Giovanni Melillo succede al magistrato napoletano, il quale diventa parlamentare per il Movimento Cinque Stelle. Quando, nel dettaglio, viene chiuso l’ufficio “Sos” nel quale operava Striano stesso. Sarà stata una semplice coincidenza?