Si infittisce il caso sul dossier attribuito all’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Giovanni Russo, in cui sostanzialmente il magistrato avrebbe denunciato al suo capo, Federico Cafiero De Raho, i tanti sospetti che avevano portato l’ex numero due della Dna a pensare che ci fosse una fuoriuscita illecita di informazioni delicate e che il principale sospettato fosse l’ex finanziere Pasquale Striano. La questione, insomma, è molto delicata: bisogna capire se De Raho fosse effettivamente al corrente quantomeno di certi sospetti. Fatto che assume maggiore valenza adesso che la commissione Antimafia guidata da Chiara Colosimo sta indagando proprio su tale fuoriuscita di informazioni; commissione della quale lo stesso De Raho è membro e vicepresidente. Dal canto suo, l’ex pm e ora parlamentare per il Movimento Cinque Stelle si è sempre difeso, dichiarando di non aver mai ricevuto il documento redatto da Russo e riparandosi dietro al fatto che il testo presenta effettivamente delle anomalie, come la mancata sottoscrizione da parte del redattore, particolare niente affatto secondario. In ogni caso, anche in assenza di accuse particolari, il centrodestra ha sempre sostenuto la tesi secondo la quale in capo a De Raho sarebbe sorta almeno l’ipotesi di un conflitto di interessi che farebbe traballare il suo posto all’interno della commissione. Accuse sempre rispedite al mittente.
FdI: “De Raho non partecipi ai lavori”
Tuttavia, come detto adesso la situazione sembra complicarsi dopo l’audizione di ieri in commissione di Gennaro Maurizio Salese, luogotenente dei Carabinieri. “Il documento l’ho visto alla Procura di Perugia. Ne ero a conoscenza perché Russo me ne aveva parlato a voce a suo tempo. A me disse che ne aveva parlato con il procuratore”. Parole che riaccendono il dibattito, già intensissimo, e corroborano le tesi dell’ex sostituto procuratore Russo. Toglie ogni dubbio, Salese, quando gli viene chiesto espressamente se fosse al corrente di questo colloquio tra Russo e De Raho: la risposta è stata affermativa. Troppe incongruenze dunque tra le posizioni dei vari auditi. Il fatto più grave, probabilmente, è che qualcuno tra le importanti autorità e i magistrati ascoltati, sta mentendo. Secondo Fratelli d’Italia, De Raho non deve più essere presente ai lavori: “L’audizione di questa mattina in commissione Antimafia del maresciallo dei Carabinieri Salese – ha spiegato il capogruppo del partito di Giorgia Meloni in commissione bicamerale Antimafia Riccardo De Corato – ci conferma ancora una volta che sia quanto meno opportuno che l’ex procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho non partecipi più alle sedute della commissione bicamerale. Se dunque, come ho motivo di credere, come sosteniamo da tempo e come confermato oggi da Salese, De Raho era consapevole di quanto Striano e Laudati stavano architettando. Non si può tollerare più un tale, grave, conflitto di interessi”. Su questo, appare concorde tutto il centrodestra.
La smentita di De Raho
De Raho continua però a difendersi: “Ribadisco ancora una volta che non ho mai visto né ricevuto la lettera depositata agli atti dell’indagine, non firmata ma attribuita all’ex procuratore aggiunto alla Dna Giovanni Russo, nè di aver mai ricevuto dallo stesso Russo alcuna segnalazione orale su comportamenti illeciti, scorretti o inopportuni di Pasquale Striano, fermo restando – ha continuato in conferenza stampa il parlamentare contiano – che in ogni caso non è una informativa orale del Procuratore Aggiunto al Procuratore Nazionale l’azione da compiere per intervenire concretamente contro condotte scorrette di un ufficiale di polizia giudiziaria. A Russo – ha continuato – avevo formalmente assegnato la direzione, l’organizzazione e il coordinamento dei gruppi di ricerche, compreso quello sulle Sos, spettava dunque a lui predisporre l’atto sanzionatorio, non certo a me, come è avvenuto quando sono stati accertati altri comportamenti anomali o irregolari di appartenenti ai gruppi Ricerche e si è provveduto all’allontanamento e, in un caso, anche alla denuncia alla procura della Repubblica competente”.
Per De Raho nella lettera continuano a esserci troppe incongruenze: “Ricordo nuovamente che la lettera presenta diverse incongruenze che ho evidenziato anche alla procura di Perugia e che la rendono poco compatibile con il ruolo e la figura di Russo. La nota, senza firma e protocollo – ha asserito Cafiero De Raho – è scritta con un linguaggio solitamente utilizzato dalla polizia giudiziaria, con riferimenti contraddittori e soprattutto con il richiamo ad un provvedimento del maggio 2019, attribuito al destinatario della lettera, che non posso essere io, perché quel provvedimento lo emise Russo. Infine, ricordo che Russo in tre audizioni rese alla commissione parlamentare Antimafia non ha mai parlato della lettera e del presunto incontro con me. Presenterò querela nei confronti di chiunque continua a diffamarmi”, ha concluso.