Toh, d’un tratto si scopre che non solo Tele-Meloni non è mai esistita, ma che ci sono piuttosto gli estremi per parlare di Tele-Schlein. Stando ai dati rilasciati dall’Agcom, infatti, viene fuori che la battaglia su cui il PD si è soffermato, quella sul pluralismo e sulla libertà d’informazione che sarebbero stati violati dai cattivoni totalitari del governo Meloni, è stata tutta una messa in scena, se non altro per pulirsi la coscienza di fronte al numero elevato di poltrone che in Rai il PD ricopre, nonché per celare i veri numeri sull’apparizione nei principali Tg da parte di Elly Schlein.
Partiamo dal Tg3, feudo – si sa – dei dem: qui a febbraio al PD è stato riservato il 15% del tempo, più di tutti, anche più di Fratelli d’Italia, con uno stacco di ben due punti percentuali, che aumenta nel confronto con gli atri partiti. E su questa scia, i dem ottengono il primato di tempo riservato anche nel Tg1, quello che più di tutti è stato considerato meloniano e il cui direttore Chiocci ha dovuto subire, per tale illazione, una campagna di attacchi: al PD va infatti il 14% del tempo, Fratelli d’Italia si ferma al 13%. In generale, tra Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews24, il PD è primo partito con il 10,7% di tempo dedicato, seguito da Fratelli d’Italia col 10,2%, il Movimento 5 Stelle col 9,4%.
Forse la paura era quella di essere ancora bollati come amici della Meloni. Sta di fatto che il PD ha ottenuto quello che voleva: la maggioranza del tempo nei tg. Alla faccia di quel pluralismo tanto rivendicato. Pluralismo che viene totalmente affossato se si considerano, poi, i dati sull’apparizione dei leader politici e istituzionali nei tg, cioè il tempo di parola concessa a ogni personaggio. Ovviamente, anche in questo caso, Elly Schlein è in testa con il 10,8% nel Tg1, meglio di Giorgia Meloni (che, però, è Presidente del Consiglio), di Giuseppe Conte e di Sergio Mattarella. Idem per il TG3.
I dati dell’Agcom, in realtà, non rivelano nulla di nuovo: già negli scorsi mesi avevamo parlato del fallimentare sit-in del PD di fronte agli studi Rai di viale Mazzini. Fallimentare non solo per la risposta mediatica (persino Conte si tirò indietro, accusando i dem di incoerenza) ma soprattutto perché anche allora i dati sul tempo dedicato a leader e partiti davano al primo posto PD e Schlein. E anche oggi, come allora, le proteste del PD sulla violata libertà d’informazione non trovano alcun fondamento.