La buttano in caciara nel merito e nei toni. Le descrivono come un attacco alla democrazia e alla Costituzione. Ma sono tutt’altro, un modo per modernizzare la Costituzione attraverso una sua modifica, attraverso un meccanismo che la stessa Costituzione prevede, che i Padri Costituenti ebbero l’arguzia di inserire in modo tale da rendere il Testo sempre al passo con i tempi. E questo vuole fare il premierato, superare l’ormai vetusto procedimento di formazione dell’esecutivo che si basa sul raggiungimento di ampie, talvolta amplissime maggioranze, coalizioni formate da troppi partiti il più delle volte ideologicamente distanti tra loro. E simile è l’obiettivo dell’autonomia differenziata: dare completamente avvio (con più di venti anni di ritardo) a quella riforma del Titolo V che, tra le altre cose, volle il centrosinistra, inserendo il rispetto dei Lep per ogni Regione ma premiando le Regioni più virtuose, così da richiamare le varie amministrazioni alla serietà indirizzandole verso la virtuosità.
La sinistra ha paura
Due novità che fanno paura. I sinistri si staranno chiedendo, preoccupati: come sarebbe a dire che non possiamo andare al governo anche senza vincere le elezioni? E in che senso non riceveremo più un euro dal governo centrale se non per merito, e non più per gentile concessione “divina”? Novità che fanno impazzire i dem e tutta la combriccola di sinistra. PD, M5S e tutti gli altri partiti che vedono crollare inesorabilmente il sistema che li ha mantenuti “in vita” anche nei momenti più bui, quando i numeri per fare un governo erano risicati, sotto i colpi di una maggioranza determinata a fare piazza pulita del marcio. Presentano migliaia di emendamenti, cercano in tutti i modi di rallentare l’approvazione della riforma, con discorsi lunghi, tediosi, quasi mai nel merito. A volte si tratta di semplici allarmi verso il ritorno alla dittatura: diciamo che sanno come reinventarsi… . Le solite cantilene pur di non vedere approvata una legge che potrebbe far svoltare la nostra Nazione in positivo, di metterla a pari passo con le democrazie moderne, più agili rispetto alla nostra nel prendere decisioni.
Bagarre in Aula
D’altronde, la segretaria del PD Elly Schlein aveva avvertito tutti, quando annunciò il suo evento di fine campagna elettorale in piazza Testaccio il 2 giugno, festa della Repubblica, data non casuale ma con un significato simbolico (nel classico atteggiamento tutto sinistro di strumentalizzare le ricorrenze nazionali): l’obiettivo era difendere la Costituzione. Difenderla a tutti i costi. Con le parole e con i fatti. E con i corpi. “Fare un muro con i corpi” contro premierato e autonomia differenziata: questo fu il monito lanciato dall’italo-svizzera ai senatori dem. Un modo per suonare la carica, del quale già in molti avevano immaginato l’esplosiva pericolosità. Quasi una legittimazione della violenza. Una lettura un po’ esagerata, dirà qualcuno. Ma intanto, come i facinorosi e gli antagonisti continuano ad aggredire in massa i poliziotti nelle università ogniqualvolta ne hanno l’occasione, allo stesso modo la sinistra parlamentare fa bagarre “fisica” alla Camera. Tutto ha avuto inizio quando il grillino Donno ha sventolato la bandiera tricolore davanti al ministro Calderoli, la cui firma appare sulla riforma dell’autonomia differenziata. Da lì il parapiglia, con gli assistenti parlamentari che, come sempre hanno fatto, hanno cercato di fermare la protesta e privare il pentastellato del drappo tricolore. Le accuse da una parte e dall’altra. Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle, ne approfitta subito per mandarla ulteriormente in caciara, accusando la maggioranza di aver “aggredito” Donno. Le indagini sono in corso e i responsabili saranno puniti. Ma tutto è iniziato da un atteggiamento verso un Ministro della Repubblica di cui non avevamo proprio bisogno. Un modo per dare visibilità, farsi pubblicità. Un modo per non parlare nel merito di due riforme, premierato e autonomia differenziata, che possono migliorare la Nazione.