È accaduto fin troppo per il PD. Un servizio sulla commemorazione di eroi italiani, il colloquio tra un ministro e un astronauta, indicazioni su nuove misure per le fasce più anziane della popolazione in parte votate dall’intero Parlamento unanime: stavolta si è veramente superato il limite, “è mera propaganda”. Ovviamente chi scrive è ironico, ma quelle appena esposte sono realmente le motivazioni che hanno portato il Partito Democratico, sotto l’imponente guida di Elly Schlein, a organizzare per il prossimo 7 febbraio un sit-in di fronte agli studi Rai. In una parola: surreale. Nei giorni scorsi, dalla sede del Nazareno sono giunte critiche di ogni tipo per il governo, accusato specialmente di aver contribuito alla sostituzione della Rai con “Tele-Meloni”, favorendo così una presunta distruzione della libertà d’informazione.
Il PD si aspettava chissà cosa dall’annuncio del sit-in: magari sperava, così facendo, di riunire sotto di sé le altre forze di opposizione, dalle quali non solo richiedeva solidarietà almeno in questa battaglia contro il governo, ma probabilmente pretendeva il riconoscimento di forza motrice di un ipotetico campo-largo. Un’occasione, insomma, per aprire una nuova strada, cercare di invertire i sondaggi e sperare in qualcosa di diverso per le europee. Ma il sogno dem è iniziato a crollare quasi prima ancora di nascere, a poche ore dall’annuncio del sit-in. A farsi sentire per primo nientemeno che il leader pentastellato Giuseppe Conte, che in un post Facebook ha espresso la sua contrarietà alla manifestazione dem: “No, caro Pd – scrive – il 7 febbraio noi non ci saremo. Ai partiti non serve un sit-in, basta impegnarsi seriamente nelle commissioni parlamentari per una riforma”. Insomma, tra il PD che combatte per la libertà d’informazione dopo aver monopolizzato per anni la cultura in tutte le sue forme e Conte che, dopo aver pubblicato per mesi video e foto fake sui suoi profili social, dà lezioni su come fare politica lealmente, il mondo pare aver perso le poche certezze su cui poteva fare affidamento. In pratica, manca solo un allineamento dei pianeti e le abbiamo viste tutte.
Il Pd, dopo le accuse di Conte, ha dapprima scelto la strada del silenzio, ma poi ha riacceso la polemica tramite i capigruppo in Parlamento Francesco Boccia e Chiara Braga: “Spiace leggere anche oggi alcune dichiarazioni di Conte. Siamo sinceramente sorpresi che il PD sia diventato l’oggetto delle sue polemiche strumentali. Per il PD l’avversario da battere resta il governo Meloni”. L’aria che si respira a sinistra, insomma, è tutt’altro che quella di condivisione: il campo-largo non sembra arrivare, non c’è mai stato se non quando gli scranni del potere garantivano tutti. Elly Schlein viene attaccata anche da Carlo Calenda: “Se vuoi protestare, devi anche proporre”. E sul sit-in dice: “Li facevo a 14-15 anni…”. Il PD però non resterà solo: un altro sit-in è stato annunciato dai giornalisti del sindacato Unirai. Ma le ragioni sono diametralmente opposte: “Basta ingerenze da parte di quei politici che, onnipresenti in tg e programmi, pretendono di mettere mano a scalette e sommari mortificando il lavoro quotidiano di molti colleghi”. Le batoste arrivano dagli stessi giornalisti che si vogliono difendere: come già detto, surreale.
Insomma, mentre con la conferenza Italia-Africa il governo Meloni riportava la nostra Nazione del dibattito internazionale e mondiale, nel frattempo a sinistra si litigava e si gareggiava per chi meglio lancia accuse pretestuose al centrodestra. Gli italiani capiranno la differenza.