Enrico Ruggeri canta i Piccoli Martiri di Gorla

Il 20 ottobre scorso Enrico Ruggeri ha postato sui suoi social una fotografia che lo ritrae, nel giorno dell’anniversario della strage, di fronte al monumento dedicato ai piccoli martiri di Gorla. Nel post a commento dell’immagine, il cantautore ricorda che sotto alle bombe alleate quello stesso giorno nel 1944, sotto le macerie dell’istituto elementare Francesco Crispi, “morirono 184 bambini, 14 insegnanti e altre sei persone”. E aggiunge: “Mia madre insegnava in quella scuola il lunedì, il martedì e il mercoledì: il 20 ottobre era un venerdì. Oggi ho voluto rendere omaggio a quelle vittime e, indirettamente, al passato della mia famiglia”. Poi annuncia di aver scritto una canzone su quella terribile tragedia.

Il brano, da lui presentato in anteprima il 7 gennaio durante la sua trasmissione Gli occhi del musicista, su Rai 2 (questo il link per vedere la puntata: Gli occhi del musicista 2024/25 – Padri e Figli – 07/01/2025 – Video – RaiPlay), si intitola “La bambina di Gorla” e fa parte del nuovo album dell’artista, “La caverna di Platone”, in uscita il 17 gennaio.

Nell’introdurre la ballata, Ruggeri ha nuovamente ricordato il legame del drammatico episodio con la sua storia personale, spiegando che se la mamma, insegnante nella scuola distrutta, quel giorno avesse lavorato, lui non sarebbe qui. Il cantautore, la cui parole sono state accompagnate da filmati d’epoca sulla strage, ha aggiunto poi che la canzone è dedicata “a quei genitori che sono corsi verso la scuola sapendo che non avrebbero trovato i loro figli”. Genitori di cui, ha detto, “ho voluto cantare i sentimenti e gli incubi”.

Nel testo, estremamente toccante e sottolineato da un accompagnamento musicale dolce come quello di una ninnananna, Ruggeri fa parlare una ipotetica piccola sopravvissuta: “Ero solo una bambina, che era fuori dalla scuola e in mezzo a tante voci mi son ritrovata sola. I compagni mai più visti se non dentro a certi sogni, nei pensieri e nei disegni, coi colori che ora non ritrovo più. Ma la notte tutto mi ritorna in mente, quelle corse in senso opposto a quel correre di gente. Non ho visto Dio tra gli angeli ed il fumo. Dopo un attimo non c’era più nessuno”. E poi ancora: “Ero solo una bambina che era fuori dalla scuola, ma di tutto ciò che è stato non ho fatto mai parola. I compagni seppelliti nel racconto della storia, ne rimane la memoria un giorno all’anno, nel brusio della città. Ma la notte io li penso ancora vivi, son rimasti dei bambini negli archivi della mente”.

Ancora una volta dunque, come a proposito di Sergio Ramelli (la cui storia è stata ripercorsa da Ruggeri nel 2015 durante una puntata della trasmissione radio “Il falco e il gabbiano”), il cantautore milanese porta all’attenzione del pubblico, con grande sensibilità ed umanità, una pagina della storia d’Italia troppo a lungo trascurata. Nel caso del giovane del Fronte della Gioventù massacrato a sprangate da militanti di Autonomia Operaia in omaggio servile all’ideologia di sinistra, nel caso di Gorla nel nome della retorica della liberazione, che imponeva di mettere da parte quanto poteva turbare e macchiare un racconto che doveva rimanere soltanto positivo ed eroico. Ora, anche grazie a Enrico Ruggeri, il velo di silenzio si sta squarciando. E, finalmente e giustamente, il ricordo di certe storie viene riconsegnato alla memoria di tutti.

Foto: Enrico Ruggeri via Facebook

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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