«Escludo che il ministro tedesco possa risentirsi per una mia battuta: è un negazionista». Intervista esclusiva alla moglie del governatore dello Stato di New York

Di loro si sono occupati i media di mezzo mondo, che sembrano andare matti per una delle coppie senz’altro più iconiche del momento: Will e Hannah Conway. Lui è il neo-governatore dello Stato di New York, astro nascente democratico nonché fervente sostenitore di Joe Biden, e sua moglie è uno dei volti noti della Cnn.

Da quando, nel novembre scorso, suo marito ha vinto le elezioni, Hannah è finita al centro di polemiche a causa di alcune opinioni espresse durante la sua trasmissione, in particolare l’ultima con un ministro tedesco che durante un viaggio a New York ha pubblicato un post con cui ha lasciato intendere di credere poco al cambiamento climatico.

Visto che in Italia la notizia è passata sottotraccia, abbiamo chiesto e ottenuto un’intervista esclusiva con Hannah Conway.

Hannah, com’è stato svegliarsi leggendo titoli come «i colpi di sole della first lady», «la Barbie di Will Conway», «la compagna che sbaglia», «Hannah e le sue storielle»?

«Onestamente trovo che la stampa di destra abbia gettato la maschera: attaccare una giornalista solo perché moglie del governatore è un atteggiamento becero figlio di un maschilismo che ancora professa un modello di società di stampo patriarcale».

Petrov si è lamentato degli appelli alla sostenibilità a New York e lei, conducendo «Diario del Giorno» sulla Cnn, gli ha risposto che può starsene a casa sua nella Foresta nera.

«Escludo che un ministro tedesco si possa risentire della battuta di una giornalista».

Lei non è solo una giornalista, è la moglie del governatore e la madre di sua figlia.
«Questo cosa significa, che se una donna sposa un politico perde il diritto di esprimere le proprie opinioni o di esercitare liberamente la professione di giornalista? Domande come le sue evidenziano che anche in Italia avete molta strada da fare sul gender gap».

Può confermare che, alle sue fonti allo Stato di New York, non risultano lamentele della diplomazia tedesca?

«Ancora? È evidente che anche lei e la sua testata siate prevenuti nei confronti di noi donne. Ma andiamo pure avanti».

C’è chi ha scritto che suo marito dovrebbe darle una strigliata.

«Una strigliata? Siete per caso talebani? Se dico qualcos’altro che non vi piace cosa direte? Che mio marito dovrà mettermi a tacere con il burqa?».

Insomma, non si è pentita.

«Nient’affatto, ci mancherebbe altro che mi penta perché ho espresso le mie opinioni. Siamo nel 2023, non nel Medioevo!».

Ieri il direttore del New York Times l’ha difesa, scrivendo di «linciaggio mediatico» e che «tra un’americana che difende New York e un tedesco che ci denigra, i repubblicani scelgono il tedesco».

«Il ministro tedesco ha lasciato intendere che secondo lui il cambiamento climatico non esiste, non potevo tacere davanti a una simile falsità».

Che intendeva dire dicendo «sono venti o trent’anni che i tedeschi cercano di spiegarci come vivere»?

«Mi riferivo a quando Angela Merkel convocò l’Ambasciatore Americano nel 2013 in aperta polemica con Barak Obama».

Quindi alla teoria del complotto sulle intercettazioni della NSA?

«Tutti sappiamo come è andata: non è assolutamente vero che la National Security Agency, Obama e l’intelligence americana intercettassero tutti, compresi i governi “amici”».

Dopo la battuta a Petrov, lei è stata etichettata come fanatica del cambiamento climatico.

«Ho fatto decine di puntate sull’argomento, invitando anche i negazionisti più esasperati… Nessuno può dire sono una fanatica del cambiamento climatico».

E che sia colpa dell’uomo?

«Questo mi pare evidente: motivo per cui dobbiamo accelerare con la transizione ecologica e cambiare abitudini anche a tavola privilegiando le carni sintetiche e spostandoci il meno possibile e nel caso solo con mezzi elettrici».

Fanatica, dicono, anche perché in onda ha contestato un senatore repubblicano che mostrava i giornali degli anni ’60 che parlavano di caldo anomalo.

«E quindi? Ho fatto semplicemente il mio mestiere, chi nega l’esistenza del cambiamento climatico attenta alla sicurezza di tutti e al futuro dell’intero pianeta. Ci rimangono pochi anni, dopodiché sarà il disastro».

Will Conway che le ha detto di queste polemiche?

«Che si batterà in tutte le sedi e con tutti gli strumenti di cui dispone affinché tra qualche anno in America una giornalista non venga più messa alla berlina per le sue opinioni solo perché è la moglie di un politico. Si tratta di una sfida culturale che ha come obiettivo il superamento di questi pregiudizi sessisti tipici delle destre: per cavalcarli, i media schierati come il vostro utilizzano queste “notizie” per spostare l’attenzione dagli ottimi risultati che sta ottenendo mio marito».

L’altro «caso» è che ci si è interrogati se il suo passaggio dal ciuffo vaporoso al ciuffo con la lacca non sia la nuova linea di una sinistra che vuole presentarsi ancora più formale ed educata.

«Per questo ho già dato mandato ai miei legali di fare causa per body shaming a chiunque pubblichi queste illazioni discriminandomi anche per il mio aspetto fisico».

Per concludere?

«Mi sembra che in Italia oltre che con le donne abbiate grandi problemi anche con il clima, un altro motivo per cui dovreste “ringraziare” la vostra presidentessa Meloni».


NB: dopo aver letto l’intervista di Candida Morvillo ad Andrea Giambruno uscita sul Corriere di ieri, ci siamo divertiti a utilizzare le stesse domande per scrivere un’intervista di fantasia ad una giornalista moglie di un politico democratico nonché fervente sostenitrice del cambiamento climatico (si tratta di due personaggi presi in prestito dalla quarta serie di House of Cards). Così, per vedere l’effetto che fa. Giudicate voi.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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