Esselunga, dalla parte dei bambini, fa impazzire sinistra e woke

Della serie “purché se ne parli”, l’ultimo spot dell’Esselunga non è passato inosservato. Andato per la prima volta in onda il 25 settembre nella fascia oraria del primo pomeriggio, una delle più ambite, lo spot è più lungo del convenzionale e racconta una particolare realtà che migliaia di famiglie vivono ogni giorno: è infatti incentrato sul divorzio e sulla condizione dei figli di separati. Basta questo per far immaginare la molteplicità di reazioni che lo spot ha suscitato: si tratta di temi troppo delicati per essere esaminati in maniera non convenzionale al mondo woke senza che quest’ultimo reagisca. E in effetti le indignazioni woke ci sono state, eccome.

Riassunto in breve: lo spot si apre con una mamma e sua figlia Emma in un supermercato che fanno la spesa. La bambina è obbediente, ma taciturna: sembra triste e si ferma davanti al reparto frutta chiedendo alla mamma di acquistare una pesca. Di ritorno a casa, anche in macchina Emma resta in silenzio di fronte alle sollecitazioni della mamma, e resta in silenzio anche quando osserva dal finestrino un bambino che gioca con entrambi i genitori. Una volta a casa, la pace sembra tornata e Emma si diverte insieme alla mamma quando si sente suonare il citofono: è il padre, che sta aspettando che la figlia scenda. Una volta giù, la piccola sale in macchina e, consegnando la pesca nelle mani del papà, dice: “Questa te la manda la mamma”. Emma, alla fine, accenna un sorriso. Come detto, lo spot racconta uno spaccato di vita quotidiana di migliaia di famiglie, spezzate da un divorzio che pesa soprattutto sul benessere psicologico dei figli, vittime silenziose del vedere i propri genitori divisi.

Molte le indignazioni che hanno seguito lo spot: alcuni l’hanno letto come uno smaccato elogio alla famiglia tradizionale, a una realtà ritenuta oramai circoscritta; alcuni hanno pensato a un attacco al diritto del divorzio e a un invito a continuare la relazione, nonostante la litigiosità della coppia. Altri ancora hanno visto lo spot come un’offesa al ruolo della donna, ripresa come colei che rimprovera la figlia, che la perde, che è in una posizione privilegiata rispetto al padre. Dello spot parla anche Selvaggia Lucarelli, che tramite i social dichiara che la pubblicità dell’Esselunga “non è contemporanea, illudendosi però di essere contemporanea. Così come i matrimoni non sono tutti felici, le separazioni non sono necessariamente campi di guerra, soprattutto in un momento storico in cui i matrimoni non sono più prigioni, in cui rifarsi una vita è normale”. L’invito che rivolge è quello di “affrancarsi anche dallo stereotipo delle separazioni infelici”.

Come spesso accade, i benpensanti girano sempre intorno al problema senza mai affrontarlo correttamente, vedendo se stessi e i “loro” diritti continuamente sotto attacco. Risulta infatti difficile pensare che uno spot del 2023 voglia attuare una sensibilizzazione contro il divorzio: sarebbe anacronistico, si troverebbe cinquant’anni in ritardo. La pubblicità semplicemente si focalizza sulla condizione della piccola Emma e dei figli in generale, che dal divorzio dei genitori si ritrovano gli unici a essere realmente penalizzati e che, come sempre, vengono considerati soltanto di striscio dai benpensanti woke. Ed è proprio in questo che si trova l’innovazione dello spot Esselunga: in un’epoca in cui i figli diventano giocattoli, capricci, denaturalizzati e sviliti nella loro psicologia, porre centralità sulla loro visione della realtà, sulle loro emozioni, diventa un gesto rivoluzionario. E le tante critiche ricevute da Esselunga lo confermano.

Nessuna critica, dunque, al divorzio: nessuno vuole esibire l’idea che un divorzio danneggia necessariamente un figlio. Talvolta, anzi, il divorzio può aiutare, ponendosi come unica soluzione dinnanzi al problema di una coppia litigiosa. Ma, ancora una volta, il pensiero woke legge tutto a modo suo e se ne infischia dei sentimenti dei bambini: Emma non chiede ai genitori di tornare insieme, non biasima né la mamma né il papà. Tutto ciò che Emma vuole è un gesto d’affetto tra i genitori, che possa riportarla, anche solo per un momento, alla serenità che meritava. E far credere al padre che la pesca fosse un regalo da parte della mamma, è un estremo e forzato messaggio che Emma rivolge ai genitori e, tramite lo spot, alle famiglie italiane separate: pensate anche ai bambini e alle loro emozioni. Emma, in fondo, chiedeva soltanto un po’ di normalità.

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