Feste dell’Unità a senso unico, caos per la Liguria: il centrosinistra non è mai stato tanto nei guai

Non ci sono più le Feste dell’Unità di una volta, quando tra un Bella Ciao e una pastasciutta antifascista, veniva invitato un esponente della destra, un avversario politico, per discutere di attualità. Perché a quella grande, potente, comunicativa e anche un po’ acchiappavoti nomenclatura che ci si è auto-affibbiati, “democratici”, si voleva dare almeno pubblica attuazione con quel dialogo e quell’ascolto reciproco che è alla base della democrazia. Un segnale di crescita anche dopo la fase comunista, che in teoria il dialogo non sapeva neppure cosa fosse.

La guerra contro i “fascisti”

Invece adesso le Feste dell’Unità sembrano essere diventate degli sproloqui a senso unico. Nessun invito agli esponenti di destra. La divisione ormai è ideologica: “Il governo di Giorgia Meloni è fascista” dice un esponente del Pd pugliese, dunque “la festa rappresenterà una possibilità, anzi, l’impegno che tutti dobbiamo profondere per scongiurare il disegno eversivo di modificazione della Costituzione”. Ora la Meloni si starà sicuramente stracciando le vesti di dosso per non essere stata invitata alla Festa dell’Unità, ma il fatto è indicativo perché è sempre più evidente che forse, in fondo, i democratici, quelli che Oltreoceano pressano Zuckerberg per censurare contenuti sui social, quelli che in Europa ti etichettano prima ancora di invitarti a parlare, non sono poi così tanto democratici. Anche la stessa Elly Schlein, segretaria del Pd e dunque padrona di casa, ammette la mancanza di esponenti di destra alla sua festa, e la giustifica sostenendo che l’obiettivo non è il dialogo con l’esecutivo, ma voler creare un’alleanza tra partiti di sinistra. E almeno su questo è impossibile biasimarla: mai ci fu impresa più ardua che unire a un tavolo gente come Renzi e Calenda, Bonelli e Conte, Fratoianni e Bonino. Invitare esponenti di destra, “in passato lo abbiamo fatto”, ma ora tutte le energie devono essere impiegate non certo per creare un dialogo con la maggioranza e apportare il proprio contributo per migliorare la Nazione, ma per “trasformare – ha spiegato la segretaria – a livello nazionale l’opposizione in alternativa di governo. Abbiamo invitato esponenti di forze che vorremmo alleate, è già sufficientemente impegnativo tenere unita tutta la coalizione di centrosinistra…”. Ma non abbiamo idea di quale fosse la scusa per non presentarsi ad Atreju e declinare il gentile e democratico invito della kermesse di Fratelli d’Italia lo scorso dicembre.

L’impasse in Liguria

Alla Festa dell’Unità di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, Elly Schlein fa la sua prima comparsata dopo le ferie estive, annunciando un “autunno militante” dopo l’“estate militante” trascorse tra la possibile ira della magistratura su Arianna Meloni e le fake news di Repubblica. Il messaggio al campo largo per la sua unificazione: “Non dobbiamo perdere tempo in polemiche con le altre forze di opposizione”. Un messaggio chiaro per Giuseppe Conte e per Matteo Renzi, che continuano ad essere i problemi principali del centrosinistra. L’abbandono delle schiere centriste da parte del leader di Italia Viva non è visto di buon occhio dagli altri esponenti che rivendicano la paternità dell’inesistente campo largo. Specialmente sulla questione Liguria, dove il Pd, come al solito, si ritrova a fare da paciere tra partiti tra loro litigiosi, quando però anche al suo interno si ritrova diviso e a sua volta litigioso. Andrea Orlando, l’ex ministro dem, aspetta l’ufficialità della sua candidatura da mesi, ma Schlein glissa ancora: il problema è riunire una sinistra costantemente divisa. E la colpa sarebbe dei Cinque Stelle, a causa, a loro volta, delle divisioni interne tra grillini e contiani: l’ex premier vorrebbe dire di sì a Orlando, ma non può, preoccupato che ciò appaia una resa al Pd, cosa che non gli sarebbe d’aiuto in vista del congresso pentastellato, con Grillo che invece spinge per una candidatura autonoma. Insomma, là dove la sinistra sembrava aver tratto vantaggio dalle vicende giudiziarie, ora si ritrova in difficoltà e con una coalizione ancora tutta da costruita. È la solita storia.

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