A circa 24 ore di distanza dall’ultima infelice uscita, il parlamentare di Avs e leader dei Verdi Angelo Bonelli è tornato a far parlare di sé. Il “re degli esposti”, come ormai ama essere definito, ha ripreso una di quelle tematiche su cui lui e il suo partito puntano maggiormente, il cambiamento climatico e la transizione ideologic…ehm, ecologica.
La tesi
Il suo sproloquio non era partito poi tanto male, risultando anzi per certi versi anche condivisibile, seppur opinabile: “I dati appena pubblicati dal servizio europeo Copernicus sono sconvolgenti: l’estate appena conclusa è stata la più calda mai registrata nell’emisfero nord dal 1851, e il 2024 si prepara a essere l’anno più caldo della storia. Abbiamo già superato la soglia critica di 1,5 gradi di aumento medio della temperatura rispetto al periodo preindustriale, e questo per ben 13 degli ultimi 14 mesi. Il riscaldamento globale è in accelerazione, e non è più un’ipotesi, ma una realtà che colpisce ogni angolo del pianeta, Italia compresa, che si è trasformata in un hub climatico, con alluvioni devastanti e una siccità che ha messo in ginocchio l’agricoltura”. Non parte malissimo: è la classica tesi, dati alla mano, che gli ambientalisti usano e che viene ripresa anche da chi, poi, ne fa strumento di lotta politica. Un tale ragionamento, che potrebbe essere condivisibile, poi finisce sempre per essere il primo passo per una degenerazione: gli eco-vandali utilizzano queste tesi per girare l’Italia e l’Europa armati di polpa di pomodoro e di bombolette spray, il più delle volte indelebili, a imbrattare monumenti e opere d’arte. E come loro, anche Bonelli esagera: del cambiamento climatico il Verde dà inspiegabilmente la colpa a Giorgia Meloni.
Un problema globale
“Di fronte a questa crisi senza precedenti – ha infatti dichiarato il leader di Avs – il silenzio e l’inazione del governo Meloni sono inaccettabili. Continuare a ignorare l’evidenza scientifica e a rinviare azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra significa condannare il nostro Paese a una catastrofe ambientale e umanitaria. Non è solo una questione ambientale, ma di sicurezza nazionale e chiedo con urgenza alla presidente Meloni e al suo governo di dichiarare immediatamente lo stato di crisi climatica e di mettere in campo le politiche necessarie per affrontare questa emergenza, a partire da una vera transizione energetica”. L’uomo che portò in Parlamento i sassi del letto del fiume Adige incolpando la Meloni del suo prosciugamento (a governo in carica solo da pochi giorni), questa volta si è proprio superato. Per quanto, infatti, la Meloni abbia lavorato, anche tramite il Pnrr, a prevenire i disastri ambientali legati al cambiamento climatico e abbia aumentato l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, specie dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, è certo che la premier italiana non ha una bacchetta magica tra le mani e non può risolvere, così, dal nulla, un problema che è di interesse e rilevanza globale. Ci sono grandi potenze mondiali che impattano sull’ambiente molto più di quanto l’Italia non faccia: la Cina, ad esempio, pesa dieci volte il nostro inquinamento. Ma Bonelli sceglie di prendersela con noi. Vuoi vedere che se Stati Uniti, Cina, India, Russia e altre potenze, non riescono ad accordarsi per mitigare le emissioni e l’inquinamento, la colpa è della Meloni? Forse, l’effetto maggiore di questo intenso 2024 si è avuto proprio sulle dichiarazioni di Bonelli: il caldo porta via lucidità, e si vede.
Questo personaggio, che chiaramente ambisce ad un grande ruolo al cinema o in teatro, vive chiaramente in un altro mondo e fa anche un po’ tenerezza, ma ora basta con queste stupidaggini: finché non verranno coinvolti i colossi mondiali che se ne fregano, vedi Cina, non si arriverà mai a dama, anche se sui cambiamenti climatici il discorso da improntare è molto più articolato: purtroppo oggi si fa solo catastrofismo!