Seconda metà di gennaio ricca di impegni internazionali per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che lunedì sarà a Washington (ore 12.00, Capitol Building) alla Cerimonia di insediamento del presidente eletto, Donald Trump. Venerdì 24 gennaio in agenda l’incontro a Palazzo Chigi (alle 15:15) con il Commissario europeo per il Mediterraneo, Dubravka Šuica. La premier sarà poi domenica 26 gennaio a Riad e Gedda, in visita ufficiale in Arabia Saudita, e lunedì 27 a Manama, in Bahrein, sempre in visita ufficiale. Martedì 28 gennaio Meloni parteciperà al Quirinale (ore 11.00) alla celebrazione del “Giorno della Memoria” mentre il 31 gennaio sarà a Belgrado per il vertice intergovernativo italo-serbo. Infine lunedì 3 febbraio la premier parteciperà al Consiglio europeo informale previsto a Donceel, in Belgio (Château de Limont, ore 11.00).
L’agenda settimanale della premier come l’Italia del governo Meloni gode di una strategia politica internazionale che le ha permesso di ottenere i risultati sperati.
Ma andiamo con ordine. L’accordo siglato dal presidente Giorgia Meloni con Emirati Arabi e Albania ha valore strategico nel rafforzamento del concetto di Italia globale. È un accordo estremamente importante che rafforza l’Italia sul piano globale a livello politico e a livello economico: ha quindi una doppia valenza.
Dal punto di vista politico pone l’Italia ad essere nuovamente un interlocutore centrale facendo da ponte tra il Medio Oriente, l’Europa e anche l’Africa e quindi la pone in un ruolo di assoluta protagonista all’interno del contesto mediterraneo.
Idem dal punto di vista economico e commerciale: lo confermano i numeri, perché è un accordo che ci permetterà non dico far fronte interamente ai problemi energetici del nostro Paese, ma sicuramente offre una direzione concreta all’approvvigionamento energetico, che in questo momento non è un problema solo italiano ma chiaramente europeo. Lo ha spiegato chiaramente la stessa premier nel suo intervento ad Abu Dhabi che la quantità di energia consumata è sempre di più nei Paesi industrializzati. E quindi questa tipologia di accordo ha una doppia valenza molto rilevante. L’Italia diventerà il principale hub energetico di riferimento del Mediterraneo perché in primis c’è un posizionamento geografico che la facilita, ma non è sufficiente perché occorre anche muoversi nella giusta maniera sotto il profilo politico.
Il governo italiano lo sta facendo e sta portando a casa significativi risultati. A margine dell’incontro di Abu Dhabi il premier ha citato nuovamente lo strumento del Piano Mattei, che permette all’Italia di essere ponte nei confronti dell’Africa. Ha citato anche l’accordo siglato recentemente con la Tunisia che ci permette di riuscire ad avere il famoso cavo di circa 200 chilometri che di fatto porterà ulteriore potenza dal punto di vista energetico in Italia.
Per cui dagli Emirati Arabi al fronte africano ecco che si snoda la strategia del governo che si spinge fino al fronte orientale, dando ulteriore posizionamento da protagonista all’Italia nel contesto globale.
L’Italia e il Golfo, perché il link tra nord e sud dell’Europa può essere vitale. Anche perché
appare evidente che il Golfo è destinato ad avere un ruolo sempre più importante. Noi siamo cresciuti negli ultimi 15/20 anni nella convinzione che il Golfo significasse benessere dal punto di vista economico, dettato da una quantità di idrocarburi importanti che ha permesso a città come Dubai di ottenere una crescita economica impressionante, anche legata al turismo.
In realtà la parte degli idrocarburi è una parte minoritaria, nel senso che il Golfo sta crescendo molto non soltanto economicamente investendo su idrocarburi, ma anche su settori strategici come logistica, transizione energetica, intelligenza artificiale. Abbiamo assistito negli scorsi giorni ad un accordo storico per quanto riguarda la cessazione delle ostilità in Medioriente, dove un Paese come il Qatar sicuramente ha avuto un ruolo fondamentale. E in tale contesto anche altri soggetti come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein sono destinati ad avere un ruolo sempre più importante, geopolitico e strategico.