Giustizia, cresce la sfiducia dei cittadini: serve la riforma del centrodestra

Sono interessanti i segnali che ruotano intorno alla riforma della giustizia, che giorno dopo giorno si pone sempre più come necessaria. Complice una percezione sulla magistratura da parte dei comuni cittadini che peggiora sempre di più. E i sondaggi lo confermano.

Gli ultimi aggiornamenti sulle riforme

Andiamo per gradi. Ieri Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, ha spiegato ad Affaritaliani.it che il lavoro della maggioranza prosegue su tutte le riforme: “Puntiamo a portare a casa il premierato entro la fine di questa legislatura. Nessuno ha mai detto che avremmo fatto la riforma in sei mesi, ma sicuramente non c’è alcun dubbio che il premierato verrà approvato definitivamente dal Parlamento entro il termine di questa legislatura”. Aggiungendo poi che “alla Camera abbiamo deciso di dare la precedenza alla riforma della giustizia per metterci in pari visto che il premierato è già stato approvato dal Senato. Una volta finita la prima lettura della riforma costituzionale della giustizia a Montecitorio si passerà all’esame del premierato alla Camera e la giustizia verrà da noi in Senato. Così in questo modo le due riforma costituzionali potranno camminare parallelamente e le due Camere se le scambiano”. In ogni caso, dato che con molta probabilità non ci saranno i due terzi dei voti favorevoli del Parlamento, quorum richiesto per le modifiche costituzionali, si passerà poi al referendum, che Balboni prevede per il 2026: “Siamo convintissimi che prevarranno ampiamente i favorevoli alla riforma. C’è un chiaro sentimento nell’opinione pubblica, al di là di quello che dicono a sinistra, sull’elezione diretta del premier come avviene con il sindaco e il governatore della regione. Siamo convinti che al referendum vincerà nettamente il sì al premierato”.

Il 54% dei cittadini ritiene i giudici politicizzati

Ma, come detto, l’opinione pubblica ha anche sviluppato il suo parere sulla riforma della giustizia. O meglio, sulla magistratura, sulla sua politicizzazione: ieri Repubblica, non certo un giornale che amerebbe definirsi di centrodestra, ha pubblicato il sondaggio sulla percezione dei cittadini in merito ai giudici. Ebbene, viene fuori quello che già si sapeva, quello che è facile riscontrare anche soltanto chiacchierando al bar: la maggioranza degli italiani non ha più fiducia nella magistratura. E il malcontento è andato a crescere nel corso di questo ultimo anno: nel 2023, la fetta di popolazione che non aveva fiducia nei giudici era il 52%; nel 2024, è salita del 54%. A dimostrazione che la vicenda dei centri in Albania e dei decreti dei giudici a sfavore del trattenimento dei migranti, è solo la punta dell’iceberg, che ha certamente aggravato una situazione che però di per sé era già piuttosto complicata.

Sorteggio e nuovo Csm contro le correnti

Il motivo di questa sfiducia è chiaro: i cittadini ritengono che i giudici siano politicizzati. L’ingerenza della politica, anzi di certa politica sulla magistratura è troppo forte per la maggioranza dei cittadini, i quali non si sentono più tutelati. E si capisce subito che se gli italiani sentono lontano un potere fondamentale dello Stato, quello che dovrebbe essere terzo e imparziale, le conseguenze potrebbero essere complesse per l’ordine pubblico. Serve dunque una svolta, guardando però in faccia alla realtà: non è impazzita la maggioranza degli italiani da un momento all’altro, ma se la percezione è questa vuol dire davvero che c’è qualcosa che non va. Senza giri di parole: l’influenza di certa politica sulla magistratura c’è stata e c’è ancora. E probabilmente uno dei modi migliori che liberare la giustizia dal giogo delle ideologie è prevedere il sorteggio, e non più la nomina, dei membri del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura. Una misura contenuta nella riforma del centrodestra, affiancata da un’altra importante previsione: l’istituzione di un secondo organo di autogoverno, l’Alta Corte Disciplinare, che avrà il compito di giudicare il comportamento dei giudici stessi. Tutti modi, insomma, per rompere il sistema correntizio della magistratura che sta minando alla sua terzietà.

Interessante, infine, è notare la quota di elettori di ciascun partito che percepisce l’eccessiva politicizzazione dei magistrati: per Fratelli d’Italia si arriva al 77%. Per il centrodestra e il fu Terzo Polo, si sfiora il 60%. Quasi il 50% del Movimento Cinque Stelle. Soltanto il 21% per il Pd.

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