I cittadini non ne possono più delle toghe rosse: “Avete perso ogni credibilità”

La fiducia degli italiani nella magistratura è drasticamente calata. Molto meno della metà dei cittadini crede nei giudici e si capisce subito che tale può essere una situazione pericolosa e potenzialmente esplosiva. Specialmente nei confronti della maggioranza dei magistrati che fa il proprio lavoro e non si lascia sopraffare dalle questioni ideologiche. Ma dappertutto, anche in questo contesto, esiste una parte minoritaria ma straordinariamente rumorosa, una di quelle correnti che finiscono in basso nelle elezioni interne all’Anm ma i cui membri riescono a fare baccano più di tutti. Un po’ come quando nelle università le liste degli estremisti di sinistra che finiscono su tutti i giornali per come inveiscono contro forze dell’ordine e Istituzioni, arrivano quasi sempre sotto il 5% alle elezioni negli atenei. E quel sondaggio, pubblicato da Repubblica alcune settimane fa, dovrebbe far spaventare chi crede nella separazione dei poteri e chi crede, fondamentalmente, che la magistratura sia un perno fondamentale delle moderne democrazie. Il 54% degli italiani pensa che  “una parte della magistratura è politicizzata e utilizza inchieste e processi per raggiungere gli obiettivi politici”. Un dato che nel 2024 è stato registrato in aumento rispetto al 2023.

La paura di perdere lo status quo

Perché, per quanto la si voglia nascondere, gli italiani riescono a vedere la verità che si cela dietro gli annunci formali: la bagarre tra giudici e governo non nasce come mera volontà di sopraffazione di un potere sull’altro, altrimenti certi atteggiamenti si sarebbero avuti anche quando, al governo, sedevano persone di diverso colore politico. Gli screzi, dunque, nascono quando a Palazzo Chigi arriva qualcuno che vorrebbe modificare quello status quo, cambiare le carte in tavola, proporre un nuovo modello più equo, che distrugge quelle divisioni su cui per troppo tempo qualcun altro si è rafforzato a danno, come sempre, dei cittadini. Basta fare un po’ mente locale: Silvio Berlusconi prima, Giorgia Meloni poi, gli unici due premier degli ultimi trent’anni a portare avanti una riforma, la separazione delle carriere, che irrita e non poco i magistrati. Così come il sorteggio per la decisione dei membri del Csm e la creazione di un nuovo organo che lo esautora di alcune prerogative, come le decisioni disciplinari sui singoli magistrati, che troppo spesso tenevano conto più della corrente d’appartenenza del soggetto rispetto al suo effettivo operato. Un progetto anti-casta? Sì, lo è, e ovviamente, e forse inevitabilmente, raccoglie l’ira di quella casta.

I cittadini rispondono e danno il benservito all’Anm

Gli italiani, come detto, l’hanno capito e riescono a scrutare, dietro gli ultimi atti contro il governo, dei tentativi di farlo cadere, veri e propri sgambetti al fine di non veder mai realizzato quel disegno che però continua imperterrito il suo iter di approvazione in Parlamento. L’Anm cerca di rispondere, atteggiandosi quasi come se fosse un partito politico, con post social, comunicati, apparizioni in Tv. Ma sono sempre i cittadini a darle il benservito. Sui social gli italiani hanno risposto a tono a un post su X dell’Anm in cui l’associazione si diceva “preoccupata e sorpresa per i violenti attacchi rivolti in queste ore alla magistratura e al procuratore Lo Voi”: “Nelle scorse ore – hanno scritto i giudici – la presidente del Consiglio ha attaccato duramente la magistratura. Parole e toni che ci preoccupano”. Ecco alcune risposte: “Siete una associazione privata che per interessi personali e corporativi compie azioni al limite dell’eversione in aperto contrasto con il governo. Avete perso qualsiasi credibilità”; “a me preoccupa il vostro comportamento: smettetela di fare politica, non è il vostro compito”; “voi siete una parte della magistratura, la parte oscura”; “tra le parole del premier e le azioni della magistratura, i cittadini sono preoccupati delle seconde”.

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1 commento

  1. Caro Andrea, lo ripeterò sempre fino alla noia e oltre.
    Le toghe rosse sono solo il frutto marcio di un sistema marcio.
    Se permetti a chicchessia di non rispondere a nessuno di quello che fa, è inevitabile che tanti magistrati si arruolino a favore del migliore offerente per realizzare vantaggi personali o per pura faziosità.
    Bisogna avere il coraggio di mettere i magistrati sotto il controllo di un giurì indipendente. Indipendente dal Governo, certo, ma soprattutto indipendente dai magistrati. Altrimenti la magistratura diventa una “scheggia impazzita” estranea al sistema democratico e a favore della fazione di volta in volta meglio introdotta, alla faccia del popolo sovrano.
    I magistrati esercitano la giustizia in nome dl popolo. E allora il popolo deve poter controllare.
    Qua siamo come Trilussa. La giustizia in nome del popolo. E il popolo? Si gratta.

    Con affetto

    Alessandro

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