Un volo dell’Ethiopian Airlines in rotta verso Nairobi si è schiantato al decollo. La compagnia aerea ha confermato che purtroppo non ci sono sopravvissuti. Il pilota aveva segnalato difficoltà pochi momenti dopo il decollo, e chiesto il permesso di tornare indietro.
L’aereo in questione è un Boeing 737-800MAX (reg. ET-AVJ) della compagnia etiopica e si è schiantato domenica, poco dopo essere decollato da Addis Abeba. La compagnia aerea ha dichiarato che a bordo al momento della sciagura erano presenti 149 passeggeri e otto membri dell’equipaggio e confermato che non ci sono superstiti. L’aereo precipitato è dello stesso tipo del jet indonesiano della compagnia Lion Air che si è schiantato lo scorso ottobre, 13 minuti dopo il decollo da Jakarta, uccidendo tutte le 189 persone a bordo.
Il volo ET 302/10 è caduto nei pressi della città di Bishoftu, ( nota anche come Debre Zeit), a circa 50 chilometri (31 miglia) a sud della capitale Addis Abeba, sei minuti dopo il decollo avvenuto alle 8:38 ora locale, sempre secondo le dichiarazioni della compagnia aerea. Immediatamente sono state fatte partire le operazioni di ricerca e salvataggio, tutt’ora in corso, e perciò non si può essere ancora sicuri al 100% sul numero dei passeggeri e di conseguenza delle vittime.
Dalla lista passeggeri, comunque, risulta che tra le persone imbarcate c’erano 32 kenioti e 17 etiopi. A bordo anche passeggeri provenienti da Gran Bretagna, Francia, Italia, Paesi Bassi, Slovacchia, India, Egitto e Cina , di cui sono state fornite le generalità. Morto anche l’ex segretario generale della Ferdercalcio del Kenya,(KFF), Hussein Swaleh, che ultime notizie danno a bordo dell’aereo di rientro dall’Egitto. Una fonte alla Football Kenya Federation ha confermato che Swaleh stava tornando dalla partita di Caf Champions League per la parte egiziana Ismailia e TP Mazembe della Repubblica Democratica del Congo, giocata venerdì al Cairo.
A bordo del volo precipitato, c’erano anche otto italiani: Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia e Sovrintendente del Mare della Regione; tre volontari di una onlus di Bergamo, Carlo Spini, la moglie Gabriella Vigiani e il tesoriere Matteo Ravasio; Virginia Chimenti, funzionaria dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti.
Sebastiano Tusa, conosciutissimo per le sue indubbie competenze, era diretto in Kenya per un progetto dell’Unesco. Era già stato lì lo scorso Natale con la moglie Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. In famiglia si può affermare che tutti siano o stiano stati legati da un particolare amore per l’arte e la sua conservazione. Anche il padre di Sebastiano, Vincenzo, morto nel 2009, era a sua volta un valente archeologo, soprintendente alle Antichità della Sicilia occidentale dagli anni ‘60 fino a metà degli anni ’80, e considerato il maggior esperto del sito archeologico di Selinunte, che aveva contribuito a creare. Sebastiano Tusa, nel 2018 aveva sostituito Sgarbi all’assessorato ai Beni Culturali, ed era inoltre docente di Paleontologia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, oltre ad aver curato diversi scavi e ritrovamenti sia a Pantelleria che a Mozia. Era anche molto conosciuto in Albania, nazione in cui si era occupato di siti archeologici per conto del governo locale.
Sconvolta dalla notizia, la moglie di Tusa, conosciutissima a Palermo come “signora dell’arte” ha detto di aver avuto quasi un presentimento prima della partenza del marito e che una volta tanto anche lui avrebbe preferito non andare, “ ma era troppo attaccato al lavoro e al suo dovere per non partire”, ha detto la signora, aggiungendo: “mio marito aveva di recente superato una brutta malattia ai polmoni che gli era costata due interventi chirurgici, ed era felicissimo di poter tornare a lavorare a tempo pieno. La casa si era riempita dei suoi sorrisi che ora non ci saranno più…”
Una dichiarazione dell’ufficio del primo ministro etiope ha espresso le “più sentite condoglianze” alle famiglie delle vittime.