Il ricordo della tragedia delle foibe e dell’esodo, purtroppo, fa ancora molto discutere. Negazionisti e riduzionisti nostrani a parte c’è, infatti, chi non vuole che quanto accaduto sul confine orientale italiano venga adeguatamente commemorato. Il 10 febbraio, in occasione proprio del Giorno del Ricordo, a Strasburgo, è stata inaugurata una mostra dedicata appunto a quelle drammatiche pagine di storia. L’iniziativa, prima del genere nella storia dell’Unione Europea, è promossa dal deputato europeo di Fratelli d’Italia Stefano Cavedagna in collaborazione con l’intero gruppo parlamentare meloniano con il supporto delle associazioni Comitato 10 febbraio e ANVGD e rappresenta sicuramente un passo importante per la memoria storica italiana e non solo.
Eppure, come accennavamo all’inizio, c’è ancora chi non vuole che se ne parli. E’ di ieri, infatti, la notizia secondo cui nove eurodeputati socialisti di Croazia e Slovenia ha inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in cui tra l’altro si chiede di “annullare immediatamente la mostra e chiederne la rimozione”. Il motivo? Il contenuto della stessa sarebbe a loro dire controverso e irrispettoso della verità. Nella missiva in proposito si legge che nell’esposizione “c’è un completo disprezzo per i fatti e le informazioni fornite presentano una rappresentazione non veritiera ed estremamente dannosa della storia recente di Slovenia, Italia e Croazia durante un periodo in cui tutta l’Europa ha sopportato immense sofferenze principalmente a causa del regime fascista”. Quindi le conclusioni: “la verità storica, nonostante le dichiarazioni della mostra, è molto chiara: l’Istria, la costa croata, la Dalmazia e le isole dell’Adriatico sono state liberate con l’adesione di massa alle brigate partigiane e con la volontà del popolo” ed è “assolutamente scandaloso che una piccola minoranza di individui, spinti dal desiderio di dividere e diffondere chiaramente l’odio, abbia avuto l’opportunità di presentare manipolazioni nell’istituzione centrale dell’Unione europea, il Parlamento”.
Immediata e netta la risposta di Fratelli d’Italia ed ECR, giunta con le dichiarazioni del capodelegazione Carlo Fidanza, secondo cui “la richiesta di rimuovere la mostra è una pagina molto buia per il Parlamento europeo” e rappresenta “la triste conferma che c’è ancora chi non si rassegna a veder riconosciuti la verità storica ed un ricordo dignitoso per le vittime delle atrocità dei titini. Nel corso dell’inaugurazione (che vi abbiamo raccontato in diretta e che potete rivedere a questo link: In diretta dal Parlamento Europeo: Foibe, tragedia ed esodo – YouTube, ndr) tutti gli intervenuti hanno richiamato il valore della riconciliazione. Significativa – prosegue Fidanza – la partecipazione dei colleghi sloveni del PPE, il cui ultimo governo ha contribuito a svelare centinaia di foibe in territorio sloveno in cui il regime di Tito gettò, trucidandoli, migliaia di innocenti. Le foibe – dice ancora Fidanza – sono state una tragedia italiana ed europea e non sarà un manipolo di nostalgici filo-titini a condannarla di nuovo all’oblio”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del collega Nicola Procaccini: “Pensavamo che il dolore e le sofferenze di migliaia di italiani del confine orientale causate dalle violenze dei comunisti titini fossero una pagina di storia acquisita alla memoria comune. Fa male constatare, invece, che oggi tutto questo è messo in discussione”. Il tutto – conclude – “con il silenzio complice del PD”. Tale atteggiamento della sinistra nostrana, va sottolineato, contrasta sia con il minuto di silenzio voluto a Strasburgo nel 2021 dall’allora presidente dell’europarlamento David Sassoli, esponente del Partito Democratico, sia con le parole pronunciate in occasione del Giorno del Ricordo 2025 dal presidente Sergio Mattarella (che ha ricordato la “furia omicida dei comunisti jugoslavi”), come ricordato anche dai capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato Galeazzo Bignami e Lucio Malan. Che hanno definito quello degli eurodeputati socialisti “un atto grave e inammissibile” oltre che un “attacco alla verità storica”.
Molto duri, infine, i commenti sull’accaduto di Stefano Cavedagna (FdI), organizzatore dell’iniziativa, secondo cui la richiesta di chiudere la mostra “offende la sofferenza delle famiglie delle vittime e degli esuli” e del Comitato 10 febbraio, una delle associazioni che hanno collaborato all’evento. Agli eurodeputati che hanno scritto a Metsola il presidente Silvano Olmi ricorda “che i comunisti di Tito massacrarono migliaia di italiani, ma anche sloveni, croati, serbi e montenegrini. Invece di attaccare una mostra dei cui contenuti” molto probabilmente “hanno paura, perché non partecipano ad un sereno dibattito su quelle pagine di storia?”. Un invito questo che al momento non sembra verrà raccolto. Nel frattempo comunque, non essendo stata presa a quanto risulta una decisione sulla richiesta dei parlamentari socialisti, la rassegna rimarrà aperta fino a domani (venerdì 14), data di chiusura prevista.