Il fallimento delle organizzazioni internazionali: il mondo sta cambiando, l’Europa apra gli occhi

Non sempre, in caso di denuncia presentata, la Corte penale internazionale apre un provvedimento è avvia un’indagine. Questa volta però sembra intenzionata a farlo. E lo sottolineiamo perché un caso analogo, a quanto pare, si ebbe già anni fa, quando al governo non c’era il centrodestra, ma Giuseppe Conte, preceduto da Renzi e Gentiloni. Pare infatti che, raccontando la sua storia, il migrante sudanese che ha parlato delle torture subite in Libia aveva già denunciato l’Italia. Era il 2019 e, dai documenti rivelati negli scorsi giorni da Avvenire, si legge che “la denuncia forniva ampie prove del coinvolgimento di autorità europee ed italiane, compreso il primo ministro e i ministri italiani”. Tutti concussi con Almasri e con i suoi miliziani per fermare gli sbarchi? A parte il fatto che la Cpi, nel suo provvedimento, non parla mai di migranti, i primi accordi con la Libia furono firmati da governi di centrosinistra. Ma come detto, in quel caso nessuna indagine fu aperta.

Voglia e bisogno di cambiamento

Indagini dunque partite da un presupposto di fondo che, a quanto pare, non piace alla Cpi: l’Italia ha difeso il suo interesse e, soprattutto, la sua sicurezza nazionale. Ha scelto di prendere atto di un fatto chiarissimo: la sicurezza dei cittadini è di molto superiore a ciò che impone qualcun altro dall’alto. È la stessa storia di quanto accaduto con Israele e con il suo presidente, Benjamin Netanyahu: un mandato di arresto nei suoi confronti con l’accusa di “genocidio” e “crimini di guerra” per aver difeso i confini da chi sta tentando di mettere in atto una pulizia etnica, cancellando Israele, minando al suo diritto di esistere. Ragione per cui sono stati gli stessi Stati Uniti, maggiori finanziatori dell’Onu, a rivolgere sanzioni e altre limitazioni alla Cpi. E sono tanti i Paesi europei che hanno sottoscritto l’immediata dichiarazione congiunta per prendere le distanze dalla scelta del presidente americano Donald Trump. Segnando così un netto distacco tra un’America che forse, come al solito, sta anticipando i tempi e un’Europa ancora in difesa di un establishment che ha ovviamente fallito. L’Italia in questo ha scelto di differenziarsi.

Dal discorso di Giorgia Meloni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso novembre, emerse forte un appello al cambiamento. I Paesi occidentali, forse ancora troppo offuscati, forse ancora succubi di un certo sistema internazionale, non riescono a vedere che da certe azioni continuano a essere svantaggiati. Anche perché – parliamoci chiaro – se c’è qualcuno che non rispetta il diritto internazionale, questo non è certamente chi ha scelto di aderire pienamente a un modello marcatamente democratico. Gli ultimi casi ci dicono che sono altri quelli che violano le norme del quieto vivere tra Stati: c’è la Russia, che ha invaso i confini legittimi dell’Ucraina; c’è Hamas, che ha fatto una strage di ebrei nel cosiddetto diluvio al-Aqsa.

L’Europa deve allinearsi ai tempi

Ci troviamo di nuovo in una situazione di forte inasprimento internazionale. L’Europa, probabilmente in quanto anello debole del blocco occidentale e per questo più facilmente attaccabile, può essere considerata sotto assedio. Ai suoi confini la pressione è forte: a sud, con le destabilizzazioni dei Paesi nord-africani e sub-sahariani; a est, con l’avanzata (fallita) di Putin verso Kiev; in Medio Oriente, con la guerra in Palestina. Ma è in difficoltà anche al suo stesso interno, destabilizzata e messa alla prova a livello economico, sociale e di sicurezza da quelle guerre ibride mascherate dal volto di migranti irregolari, divenuti armi di una nuova guerra fredda a loro stessa insaputa. E in questa guerra fredda tra due blocchi, due visioni differenti del globo, l’Occidente, che è democratico, non può farsi indebolire da quelle organizzazioni internazionali a cui ha sempre aderito pienamente. C’è dunque urgenza di una svolta per la salvaguardia dei nostri interessi e dei nostri diritti. Quando gli altri Stati europei se ne accorgeranno, però, potrebbe già essere troppo tardi.

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