Il libro riduzionista di Acca Larentia al Premio Strega e le avventate tesi dell’autrice

Non poche polemiche ha suscitato l’inserimento del libro di Valentina Mira, Dalla stessa parte mi troverai, tra i dodici candidati a ricevere il Premio Strega. Un libro considerato riduzionista dei fatti di Acca Larentia, che minimizza le uccisioni dei militanti del Fronte della Gioventù brutalmente uccisi in un vile agguato mosso da ignoti ma con matrice assolutamente ideologica. Una mossa, quella di inserire il libro tra i finalisti del premio, che ha indignato, a quanto pare, soltanto la destra di governo. “Spiace vedere un’ombra inquietante allungarsi anche sul Premio Strega – ha commentato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – La solita ombra che tende a offuscare la strage di Acca Larenzia e vilipendere quei ragazzi innocenti uccisi negli anni più bui della Repubblica, solo perché militanti del Movimento Sociale Italiano”. Per Foti si tratta di un’“occasione persa”: “Anziché – ha detto – lanciare appelli per una pacificazione nazionale, che renda il giusto omaggio a tutte le vittime di quella stagione del terrore, da una rassegna importante quale il Premio Strega si preferisce offendere la memoria di giovani innocenti uccisi vilmente e con inaudita ferocia i cui assassini non sono mai stati assicurati alla Giustizia”.

Morti di serie B

Leggiamo un passo del libro incriminato. “Qui si riuniscono quelli del Fronte della gioventù che, lo dice il nome, sono i giovani che l’estrema destra alleva in batteria. Mentre escono dalla sezione, due di loro vengono ammazzati. Gli sparano. Sono anni in cui succede. Sono anni in cui loro sono i primi ad ammazzare. Carnefici; qualche volta, come ora, anche vittime. Del resto lo sai, se frequenti certi ambienti, che puoi morire”. È chiaro che il riduzionismo, in queste parole, è forte: gli anni di piombo, un periodo tragico per la Repubblica, viene raccontato come un “succede”, come se fosse normale che facendo politica si rischiasse di morire. Ovviamente, perché i morti in questo caso sono di destra. “Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, lasciati esanimi sul selciato con la sola ‘colpa’ di essere militanti del Movimento sociale italiano, così come Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo negli scontri che si scatenarono davanti la sezione, meritano il rispetto di tutti gli italiani”, ha detto Raffaele Speranzon, senatore di Fratelli d’Italia e vicecapogruppo vicario del partito. “Purtroppo – ha continuato –  invece, c’è qualcuno a sinistra, evidentemente foraggiato da un circo mediatico intriso di ideologia, che continua a considerare i ragazzi di destra dei morti di serie B”.

Mira si arrampica sugli specchi

Nonostante il grande clamore, l’autrice Valentina Mira ha avuto modo di rispondere alle accuse tramite le colonne di Repubblica. Prima raccontando di aver subito minacce, di essere stata “aggredita da gruppi Facebook legati a Casa Pound”. E su questo, la condanna alle minacce deve essere unanime. Ma poi ha cercato di sviare la questione, spiegando che il libro non tratterebbe di Acca Larentia, ma di Mario Scrocca [che morì in carcere accusato della strage, n.d.r.] la cui vicenda non volevo andasse perduta”. Una spiegazione che non regge, dal momento che alla copertina è allegata una fascia rossa con inciso “Acca Larentia, l’altra storia di un mistero italiano”. E non reggono neppure le sue tesi contro le accuse di revisionismo: il capitolo che tratta della strage è intitolato “Vittime e vittimismo”. Come detto, morti di serie B.

Un racconto senza consapevolezza

Le critiche a Valentina Mira si allargano anche al suo racconto della strage di Bologna. Si sente chiamato in causa Enzo Raisi, ex parlamentare di Alleanza Nazionale: “Vengono dette menzogne su di me. Non vengo citato però di parlamentare di destra, imprenditore, che parla della pista palestinese ce ne sta solo uno ossia io”. Raisi dice di non aver mai chiamato in causa Mauro Di Vittorio, come invece si raccontano nel libro, come autore della strage: “È grave – ha spiegato – che l’autrice non abbia avuto il coraggio di fare il mio nome e cognome, premesso che darò mandato ai miei avvocati per verificare se ci sono gli estremi per una querela”. Al di là della questione, resta il fatto che temi molto delicati come quelli degli anni di piombo o di Acca Larentia vengono trattati in modo tutt’altro che obiettivo. “È  un libro molto livoroso – ha detto Raisi – scritto da una ventenne che non sa neppure come, negli anni ’70-’80, si sia sofferto da una parte e dall’altra e come ha sofferto un’intera generazione”. Servirebbe, soltanto, un po’ più di consapevolezza, e un po’ più di rispetto verso i morti.

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