Il Messico farà da hotspot per l’accoglienza in U.S.A.

Trump è riuscito a fare in Messico quello che Giorgi Meloni predica da anni in Italia: gli hot spot di accoglienza in territorio straniero. In pratica, un richiedente asilo negli Stati Uniti che arrivi al confine dovrà attendere in Messico mentre le sue richieste vengono vagliate dagli uffici americani. E’ questa la base del nuovo accordo appena discusso tra l’amministrazione Trump e quella del nuovo presidente messicano, Andrea Manuel Lopez Obrador. L’accordo, che però non è ancora stato firmato anche se si prevede la ratifica a breve, sarà conosciuto come “Remain in Messico”.
I futuri richiedenti asilo, presenteranno la loro domanda al confine USA-Messico, in un punto di ingresso ufficiale, e poi torneranno ad aspettare nello stato centro americano mentre le autorità statunitensi valutano la loro pratica. Tutto questo per i richiedenti asilo dovrebbe porre fine alla vecchia politica statunitense di “cattura e rilascio” in base alla quale i migranti e i richiedenti asilo catturati nell’atto di attraversare illegalmente il confine, vengono detenuti, registrati e quindi liberati.
“Per ora, abbiamo aderito a questa richiesta americana”, ha detto Olga Sanchez Cordero, ministro degli Interni messicano appena nominato, che entrerà in carica il 1 ° dicembre quando Andrés Manuel Lopez Obrador presterà giuramento, aggiungendo anche che si tratta di una soluzione a breve termine, perché la soluzione a medio e lungo termine dovrebbe essere quella di portare le persone a non avere la necessità di migrare. “Il Messico”, ha continuato la Cordero, “ha le braccia aperte a tutti, ma un gruppo di migranti dopo l’altro che finiscono per accamparsi da noi in attesa di eventuali documenti, finirebbero per diventare un problema anche per noi”.
Sabato sera, Donald Trump ha scritto un twitt dove ha dichiarato di approvare il piano: “[…] tutto rimarrà in Messico, se per qualsiasi ragione diventasse necessario chiuderemo la frontiera meridionale. Non c’è modo che gli Stati Uniti, dopo decenni di abusi, possano sopportare ancora situazioni costose e pericolose. I migranti al confine meridionale non saranno ammessi negli Stati Uniti fino a quando le loro richieste non saranno approvate individualmente in tribunale. Permetteremo la permanenza solo a coloro che entrano legalmente nel nostro Paese”.
L’accettazione da parte del Messico del piano “Remain…” è una sorta di ramoscello d’ulivo presentato dal Presidente Obrador , un veterano attivista di sinistra, al suo potente vicino settentrionale. Inoltre, sia le autorità americane che quelle messicane sperano che tutto ciò funga da deterrente per i migranti, e li convinca a non lasciare le loro case. Il nuovo governo messicano, in particolare, vuole evitare che si ripetano scene come quelle del mese scorso sul confine meridionale del Paese, quando una carovana di migranti è arrivata da Guatemala e si è fermata a Tapachula. La stessa carovana di migranti che ora si sta radunando a Tijuana, sul confine tra Stati Uniti e Messico, causando non pochi problemi sia alle autorità locali che ai cittadini.
Così, grazie anche alla buona disposizione d’animo degli incaricati americani che durante le trattative sono riusciti a far dimenticare i toni aspri e prepotenti che il Presidente Trump usa troppo spesso, l’accordo è andato a buon fine. I profili dell’accordo sono stati stabiliti, ha riferito il Washington Post, in una serie di incontri avvenuti la scorsa settimana a Houston, tra Marcelo Ebrard, ministro degli esteri messicano del nuovo governo e Mike Pompeo, l’attuale segretario di Stato americano.
Nonostante l’accordo sembri accontentare sia americani che messicani, restano fuori gli attivisti dei diritti civili e umani, che invece non lo vedono per niente di buon occhio. La proposta di far restare in Messico, vicino al confine, i richiedenti asilo politico sembra non prendere in considerazione la pericolosità delle città messicane di confine, considerate tra le più violente al mondo, e quanto potrebbe rivelarsi complicato per i migranti dover sostare anche a lungo in certi posti, senza lavoro o diritti civili. “Non abbiamo ancora letto la stesura precisa dell’accordo, ma qualsiasi politica che lasciasse i migranti bloccati in Messico, metterebbe inevitabilmente le persone in pericolo”, ha affermato Lee Gelernt, avvocato presso l’American Civil Liberties Union (ACLU), che ha poi aggiunto: “L’amministrazione Trump dovrebbe concentrarsi sul fornire un processo di asilo equo e legale negli Stati Uniti piuttosto che inventare sempre modi nuovi per tenere lontana la povera gente che cerca solo una vita migliore”.
Naturalmente punti di vista molto lontani soprattutto dalle politiche di Trump che se è riuscito a farsi eleggere Presidente degli Stati Uniti è stato anche grazie alle sue promesse riguardo un netto ridimensionamento delle politiche sui migranti, ormai visti come un problema anche da buona parte dei cittadini statunitensi.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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